Centri per le donne vittime di violenza senza fondi
di Maria Ludovica Genna
12 LUG -
Gentile direttore,
per la convenzione di Istanbul, Convenzione del Consiglio d'Europa per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica del 2011 in vigore in Italia dal 1° agosto 2014, art 3 con l’espressione “violenza nei confronti delle donne” si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata.
Nel 2012
Rashida Manjoo Special Rapporteur delle Nazioni Unite per il contrasto sulla violenza alle donne, affermò che in Italia la violenza sulle donne è un problema grave la cui risoluzione rappresenta un obbligo internazionale.
Dai dati Istat 2015 si apprende che sono 6 milioni 788 mila le donne che hanno subito in Italia violenza ,il 31% di età compresa tra 16 e 60 anni di età ma nonostante tali numeri i centri anti violenza in Italia stanno chiudendo a macchia d’olio per mancanza di fondi.
A Napoli chiude casa Florinda, casa per donne maltrattate presente in un bene sottratto alla camorra, e desta scalpore mediatico l’ estremo tentativo di opposizione a questa situazione della Consigliera Valeria Valente che si dichiara pronta a devolvere il proprio compenso di neo-eletta al Comune per evitare una fine rovinosa dell’assistenza per le vittime di violenza di genere in una città che si è resa suo malgrado protagonista di violenza efferate ,come quella della donna incinta ,ustionata dall’ex fidanzato per gelosia.
Dai dati presenti ieri su un autorevole quotidiano la situazione appare diventata drammatica in tutto il territorio nazionale visto che anche a Roma è in procinto di chiudere il centro Colasanti e Lopez che ha dato assistenza negli anni a circa 8000 donne maltrattate e visto le ristrettezze di analoghi centri presenti in altre realtà regionali.
La legge 119/2013 ha cercato di contrastare la violenza sostenendo tra l’altro le case anti violenza e i centri rifugio così come il Job act ha introdotto il congedo per le donne vittime di violenza ma allora perché i centri anti violenza stanno morendo?
Bastano gli appelli mediatici come quello della Presidente Boldrini o varrebbe la pena affrontare con più incisività il problema visto che è non episodico ma strutturale nella nostra realtà nazionale?
Maria Ludovica Genna
Medico chirurgo
12 luglio 2016
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lettere al direttore
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001
Sede legale e operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari
Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013
Riproduzione riservata.
Policy privacy