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Oss. Il nostro futuro è fermo al documento Ministero-Regioni del 2012. Perché non si sblocca?

di Pietro Grieco

31 MAR - Gentile Direttore,
in occasione del convegno OSS di Potenza del 25 marzo 2016, dal Sottosegretario Vito De Filippo arrivano parole rassicuranti sulla ripresa del Tavolo Tecnico per gli OSS e sull'attuazione del documento del 4 luglio 2012, con un invito rivolto a tutte le parti firmatarie dell'ultimo tavolo tecnico, che ricordiamo: oltre al Migep, i dirigenti del Ministero e del Coordinamento della Commissione Salute delle Regioni, le segreterie nazionali di Cgil-Fp, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials, Fsi – Usae, Nursing Up, la Federazione Nazionale Collegi Ipasvi, Federazione Nazionale Collegi Ostetriche.

La riapertura del Tavolo Tecnico permetterebbe di poter finalmente risolvere le criticità e le contraddizioni che da anni hanno letteralmente travolto la figura professionale dell'operatore socio-sanitario, la sua formazione, la regolamentazione, la collocazione,  nonché il suo utilizzo, che sono stati oggetto di un impoverimento professionale, in controtendenza rispetto al contenuto e alle capacità professionali di questo profilo, alla quale sono stati sottratti i mezzi necessari per esprimere il proprio potenziale, portandolo ad essere uno spettatore anonimo e non una figura realmente integrata nella salvaguardia della dignità e della salute, in favore della collettività.

Gli oltre 200mila operatori socio sanitario sono inquadrati ingiustamente nel ruolo tecnico,  con un crescente aumento della disoccupazione, in un regime di sfruttamento, ricatti e abuso di esercizio, a causa del loro impiego improprio nel sopperire anche alle carenze infermieristiche; mancano strumenti e mezzi che diano indicazioni, su una formazione e fabbisogno reali.

Attualmente infatti si tende alla formazione disomogenea, non orientata a una qualità professionale, ma a un commercio speculativo dove, gli enti non sono in grado di offrire al corsista competenze tecniche e capacità intellettive, con una ripercussione inevitabile sulla qualità e sulla tutela della salute del cittadino.

Vanno rivisti tutti gli attuali corsi per la formazione degli OSS, compresi quelli della formazione complementare, che avvengono nella totale assenza d’intervento delle regioni. Un’assenza che lascia spazio alle numerose irregolarità fino ad oggi ampiamente riscontrate e segnalate da molti corsisti e cittadini, e che favorisce speculazioni da parte di enti formativi che mirano esclusivamente a facili guadagni a spese di cittadini che attraverso i corsi sperano di trovare lavoro. Tale  politica non favorisce sicuramente alcun miglioramento dell’assistenza sanitaria. Peraltro non si comprende più chi debba effettuare la formazione e chi è autorizzato ad effettuarla; mancano regole trasparenti e coerenti.

Le differenti modalità di formazione regionali non uniformi a livello nazionale (corsi da 1000 a 1400 ore o addirittura  da 100 a 240 o 300 ore) si sono presto rivelate critiche. Attestati falsi o non spendibili ottenuti con la complicità di un sistema che non vuole vedere e non vuole sentire.

L'intervento prioritario e risolutivo da adottare all'interno del Tavolo Tecnico, è senz'altro quello di standardizzare e uniformare la formazione su tutto il territorio nazionale, che non deve essere più a libero mercato, ma attuata attraverso istituti sanitari regionali, sotto la diretta sorveglianza del SSN.

Nel Patto per la Salute 2014/2016, l’integrazione sociosanitaria costituisce uno degli assi portanti ed infatti, all’articolo 6 del medesimo Patto, è stata riaffermata con forte convinzione la scelta strategica dell’integrazione sociosanitaria indispensabile per costruire un vero sistema avanzato di tutela della salute. Ed è in questo contesto che va inquadrato il percorso della figura professionale dell’operatore socio sanitario (OSS) dall'attuale ruolo tecnico a quello istituendo delle professioni e dei profili sociosanitari (area sociosanitaria).    

La costituzione di questa area, rappresenta una premessa fondamentale per affrontare le questioni relative a ruolo, funzioni, consistenza numerica, fabbisogni e formazione attuali di questa figura professionale concordando di intervenire in sinergia congiuntamente a livello nazionale, regionale e territoriale per:
- rilevare i numeri reali degli OSS, ad oggi formati e impegnati, nei settori sanitario e socio sanitario (pubblico, privato e terzo settore) e programmare, di conseguenza, gli eventuali nuovi fabbisogni;
- approfondire e analizzare i diversi modelli organizzativi, che prevedono l’impiego degli OSS, per evidenziarne eventuali criticità e differenze tra le regioni e i territori, promuovendo la diffusione delle sperimentazioni più avanzate;
- uniformare e migliorare l’attività formativa destinata agli OSS, che dovrà essere svolta a cura e sotto la responsabilità dei Servizi Sanitari Regionali in collaborazione con i Servizi Sociali degli Enti Locali, monitorando il livello di competenza acquisita;
- completare senza ritardi la riqualificazione degli altri operatori esistenti (OTA, OSA, ASA, ADEST, ecc.);
- promuovere un corretto impiego degli OSS, in coerenza con l’Accordo Stato Regioni del 2001istitutivo del profilo;
- promuovere l’aggiornamento permanente anche dell’operatore sociosanitario.
 
I componenti del Tavolo Tecnico del 2012, avevano poi convenuto sulla necessità che sull’eventuale evoluzione di questo profilo in un altro con più avanzate competenze si esprimesse la parte politica; questione quanto mai attuale, per l'archiviazione e il superamento della controversa e contraddittoria formazione complementare e in presenza di una innovazione dell’organizzazione del lavoro sanitario e sociosanitario avviata dal Patto per la Salute 2014/2016, nel quale questo nuovo profilo nascente potrebbe trovare la sua giusta collocazione all'interno dell'area sociosanitaria.
 
Tale documento se condiviso nella sostanza e quindi fatto proprio dalle Regioni, potrebbe configurarsi quale una positiva intesa tra le parti interessate per contribuire ad avviare a soluzione i complessi problemi dell’inserimento di questo operatore nei servizi sanitari, sociosanitari e sociali e della sua programmazione del fabbisogno e della competenza formativa.

L’ultima, e certamente non secondaria questione da affrontare, è la collocazione attuale dell’OSS nel ruolo tecnico invece che nel ruolo sanitario. Per questo si ritiene che nella collocazione funzionale del profilo dell’OSS debba prevalere quanto è contenuto nel profilo che lo rende un operatore che partecipa alla tutela della salute individuale e collettiva e non un operatore tecnico nell’accezione comune; inoltre è bene ricordare che questo profilo come specifica il suo nome (“sociosanitario” e non tecnico) è il primo ed attualmente unico profilo della mai attuata completamente area sociosanitaria, prevista dalla dlgs 502/99 e smi, che avrebbe dovuto comprendere profili sanitari, sociali e sociosanitari, archiviando definitivamente i 4 ruoli del 761.

Confidiamo anche nella contrattazione collettiva nazionale in sanità, affinché la parte pubblica e le parti sindacali, possano sanare l’incongruo inquadramento nel ruolo tecnico, con il passaggio definitivo nel legittimo ruolo sanitario.  

Ci auguriamo quindi che l'appello del Sottosegretario De Filippo, venga recepito da tutte le parti firmatarie del tavolo tecnico del 2012, nella maniera che si possa riaprire il Tavolo Tecnico e diventi spendibile, con i necessari adattamenti ed integrazioni quanto concordato nel 4 luglio 2012, su ruolo, funzioni, formazione e programmazione del fabbisogno dell’operatore sociosanitario.

Pietro Grieco
OSS


31 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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