L’osteopatia non è la fisioterapia. Servirebbe più collaborazione
di Danilo Dell’Armi
29 MAR -
Gentile Direttore,
faccio seguito ad una serie di inesattezze e di attacchi, che la categoria degli Osteopati subisce da alcuni mesi, senza valide motivazioni.
Premesso che la mia solidarietà nei confronti dei nostri amici fisioterapisti resta totale in merito a possibili abusi legati alla professione da loro praticata, devo dissociarmi da alcune e continue rielaborazioni di alcuni fatti, che alterano l’attuale realtà normativa.
Nello specifico, da oltre 60 giorni si susseguono in rete riproposizioni continue della ormai nota interrogazione parlamentare (che ritenevo già superata e abbondantemente affrontata con argomentazioni particolarmente valide). Ad ogni modo si rivela necessari una revisione dei fatti, data l’insistenza con la quale taluni professionisti della riabilitazione tentano di riproporla.
In data 18 marzo 2014 il Ministro della Salute, On. Beatrice Lorenzin, risponde ad un’interrogazione parlamentare della senatrice Binetti in merito alle figure ‘professionali’ dell’Osteopata e del chiropratico, ancora non normate dalla attuale legislazione italiana.
Chiarissima e ormai nota la risposta del Ministro, nello specifico relazionata con la figura dell’Osteopata, che tutti noi ricordiamo esplicitamente grazie alla definizione: “l’Osteopatia è attività sanitaria e come tale può essere esercitata solo da professionisti sanitari regolarmente abilitati tramite il superamento dell’esame di Stato.”
Secondo tale dichiarazione il Ministero sembrerebbe aver posto, da oltre un anno, fine all’annosa questione riguardo la definizione e la normalizzazione della pratica Osteopatica, consegnandola nelle mani delle professioni sanitarie già esistenti all’interno del territorio nazionale, relegando nel girone degli abusivi tutti coloro sprovvisti di laurea sanitaria.
Consultando l’apposita area messa a disposizione dal Ministero della Salute all’interno del proprio sito web istituzionale, è possibile notare l’esistenza di ben 27 professioni sanitarie, accorpate per relativa area di appartenenza, abilitanti alle varie e specifiche professioni attraverso esame di stato. Si escludono da tale conteggio quelle appartenenti alle altre aree sanitarie riconducibili alla legge 43/2006 art.1 comma 2.
Con quale altra figura il fisioterapista avrebbe il piacere di condividere la pratica dell’Osteopatia nel rispetto del parere ministeriale? Con i laureati in dietistica oppure con tecnici di laboratorio biomedico? In alternativa un bravo igienista dentale sarebbe a tal punto istruito da poter dare del filo da torcere ad un tecnico audioprotesista o ancora più ad un sapiente fisioterapista? Oppure in alternativa (come riferito nel precedente
articolo dal collega Osteopata Giusva Gregori) con tutti i papà e tutte le mamme che, nel tentativo di lenire le sofferenze della propria prole, mettono in atto azioni configurabili come ‘attività sanitaria’? Se così fosse, che il Ministro dell’interno si sollevi richiedendo la creazione di nuovi istituti di correzione penale, a causa del futuro afflusso di detenuti per ‘eccesso di affetto fisioterapico’.
Tale mio tentativo di voler provare a determinare la condivisione pacifica della pratica Osteopatica tra le varie professioni sanitarie oggi esistenti perde assolutamente di valore nel momento in cui, legge alla mano, ci si è già prontamente attivati in molteplici occasioni, per chiarire che il parere del Ministro è privo di valore a causa della mancanza di leggi o decreti che stabiliscano in maniera netta la definizione della professione di Osteopata.
L’Osteopatia non può raffigurarsi pertanto come ‘pratica abusiva’ in quanto non ancora normata dallo Stato Italiano.
Permane l’auspicio comune che taluni soggetti pongano freno ai propri istinti evitando il susseguirsi di grossolane e inutili ripetizioni, al fine di evitare l’alimentarsi di assurde confusioni, che nulla hanno a che fare con la definizione e le specifiche di una professione, quella di Osteopata, caratterizzata da profonde differenze rispetto alla pratica fisioterapica, per le quali ci si è già spesi più e più volte.
Sarebbe maggiormente condivisibile una reciproca collaborazione, necessaria ad una pacifica convivenza tra tutte le parti in causa, anziché tentare di ostacolare quell’opera di riconoscimento già presente nella mente di oltre 2.000.000 di cittadini che hanno scelto l’Osteopatia come via di ripristino per la propria salute e per il proprio benessere.
Rappresenta questa, cari amici fisioterapisti, l’unica vostra strategia di offesa nei confronti della nostra categoria? Ho troppo rispetto e troppa stima di voi da poter solo per un attimo considerare tali strampalate azioni come le uniche a vostra disposizione per impedire e fermare quell’opera di normalizzazione della professione di Osteopata, già in atto e difficile da arrestare.
Danilo Dell’Armi
Osteopata D.O.
29 marzo 2016
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