Perché la medicina è sempre più "opinabile"?
di Bartolomeo Delzotti
Fermo restando che le normative e la legislazione sanitaria di questo Paese appaiono ridondanti e spesso in contraddizione tra di loro non è chiaro perché esistano delle "zone franche" dove i medici possono operare secondo una opinabilità spesso ai confini della legalità o francamente illegale
17 AGO -
Gentile Direttore,
che la medicina non sia una scienza esatta è noto da tempo, ma che l'opinabilità divenisse cosi predominante era difficile ad immaginarsi. L'opinabilità non risparmia alcun settore dell'arte medica e spazia dagli accertamenti diagnostici alla terapia. Spesso in chi pratica ancora questa arte sorge un dubbio di non poco conto e cioè se il progressivo e costante incremento di questa opinabilità sia frutto di un ampliamento di studi clinici non sempre convergenti o non sia piuttosto il risultato di una tutela di interessi che nulla hanno a che fare con l'esercizio professionale in senso clinico.
Quando il dubbio si trasforma in certezza, un brivido percorre la schiena di colui che considera ancora arte e professione ciò che molti hanno voluto trasformare in mestiere.
L'interesse del fornitore d'opera allorquando si allontana dal dettato clinico, viene curiosamente a coincidere con quello del fruitore d'opera. Il fenomeno assume una vasta dimensione soprattutto nel contesto privato. Il prestatore ha infatti bisogno di dimostrare l'indispensabilità della visita, di “ fidelizzare” il cliente, ed una serie a volte impressionante di esami di laboratorio e di diagnostica strumentale assumono così funzione di viatico per successivi controlli. In questo modo inoltre il fornitore d'opera applica quella medicina difensiva che lo mette al riparo da brutte future sorprese e lo farà considerare sempre e comunque un bravo medico.
Il fruitore d'opera e cioè il cliente deve dimostrare a se stesso che la visita è stata necessaria, che non ha speso soldi inutili ed ha assoluto bisogno che tale prestazione si concluda con qualcosa di reale, di palpabile e quindi di ricette che mettano nero su bianco esami e terapie da eseguire, diverse o almeno apparentemente diverse da quelle sino ad allora praticate.
Il settore pubblico vive lo stesso fenomeno anche se motivazioni ed interessi si spostano dal piano individuale a quello di Gruppi o Enti che nella Sanità hanno cercato e trovato motivo di profitto. Dal singolo medico di medicina generale che volentieri cede alle pressioni dei propri assistiti, essendo retribuito secondo il numero dei pazienti iscritti, allo specialista della struttura privata convenzionata che, essendo retribuita a seconda del numero delle prestazioni effettuate, tende a “gonfiare” le stesse allo scopo di incrementare il guadagno, è tutto un fiorire di esami, di prestazioni diagnostiche di assai dubbia utilità e soprattutto è un continuo fiorire e rifiorire di farmaci prescritti al di fuori delle indicazioni terapeutiche. La prescrizione di questi farmaci viene definita off-label e la loro prescrizione al di fuori delle patologie per le quali sono autorizzate e che sono riportate nella scheda tecnica è sottoposta ad una precisa normativa, sistematicamente elusa, che prevede tra l'altro l'acquisizione del consenso informato scritto da parte del paziente.
Fermo restando che le normative e la legislazione sanitaria di questo Paese appaiono ridondanti, non sempre appropriate e che sarebbe opportuna una forte e chiara semplificazione che elimini le norme sovrabbondanti spesso in contraddizione tra di loro non è chiaro perché esistano delle zone franche nell'ambito delle quali i medici possono operare secondo una opinabilità spesso ai confini della legalità o francamente illegale. La prescrizione diretta degli accertamenti diagnostici ed il rilascio dei certificati di malattia da parte di molti medici specialisti è pratica assai rara, nonostante sia previsto persino il licenziamento per il medico dipendente che sistematicamente non rilasci tale certificazione. I pazienti ne trarrebbero sicuro vantaggio, ma evidentemente sino a che ci sarà il medico scrivano che ha paura di perdere i suoi assistiti, preferiscono recarsi in studio, lamentandosi per l'attesa, per farsi prescrivere esami e/o certificati piuttosto che far valere i propri diritti con chi di dovere.
In molti sono abituati ad alzare la voce, ma lo fanno solo con i deboli e il medico di medicina generale appartiene a torto o a ragione all'anello debole della catena all'ombra di una opinabile possibile revoca. Una medicina opinabile, dunque, che ben si adatta alle condizioni opinabili di un paese opinabile.
Bartolomeo Delzotti
Medico di Medicina Generale, Verdellino (BG)
17 agosto 2013
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