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Blocco del contratto e tagli lineari. Due facce della stessa medaglia

di Francesco Falli

13 AGO - Gentile Direttore,
la notizia del blocco retribuzioni per  il settore della Pubblica Amministrazione fino al 2014 incluso, rientra nel clima di crisi contemporaneo ma, allo stesso tempo, completamente incoerente con il ritornello che da decenni si suona intorno alle modifiche di sistema della Pubblica Amministrazione. Cerco di spiegarmi meglio: da tanto tempo, perfino in prossimità della chiusura per fallimento della c.d.  ‘Prima Repubblica’, ai dipendenti della Pubblica Amministrazione tutti era stato spiegato che finalmente sarebbe giunto il molto atteso (da molti soggetti in causa, e da alcuni temuto) criterio della Meritocrazia.
 
Basta, col concedere (briciole) d’aumento a tutti, indistintamente, solo perché inseriti nei ranghi dello Stato: da oggi (ma da oggi ‘’quando’’?) roboanti annunci indicavano che avrebbero guadagnato qualcosa di più solo i Meritevoli.
Perfetto. Vennero introdotte, con molte ombre e scarse luci, le strepitose schede di valutazione del personale (peraltro già in uso nel Secondo Dopoguerra  e superate dai contratti della Seconda metà del Novecento, che riconoscevano una solidarietà ed uguaglianza fra i dipendenti assolute e acritiche) che però riuscirono solo in parte a individuare chi era o no meritevole dell’aumento. Il mio intervento vorrebbe spingere a qualche valutazione, con proposte, e farlo in particolare sul settore della Sanità.
 
Intanto, così come mostrava tanti limiti il vecchio sistema di aumenti semiautomatici a pioggia  per chiunque inserito nei ranghi della cosa pubblica (strumento che espone ogni dipendente a  definizioni di privilegiato, fannullone, eccetera, che sarebbe opportuno attribuire non alla categoria, ma ai singoli, qualora compresi nei requisiti necessari al titolo) altrettanto mostra gli stessi, identici enormi limiti bloccare a tutti, indistintamente, il contratto: è il prodotto della stessa cultura, ed il figlio di una analoga, malata, demagogia che si voleva superata!
 
Attenzione, non sono qui a dire di ’’salvare’’ il contratto per alcuni: ancora una volta il rischio è quello di aprire il fianco ad  antipatici distinguo; ma quantomeno di riconoscere gli effetti di funzioni particolari con vere indennità.
 
Torniamo alla gestione della Salute Pubblica: Istruzione e cura dei cittadini, questi i pilastri sui quali poggia uno Stato civile e moderno.
I continui tagli nei due settori stanno producendo effetti concretamente negativi, che raggiungeranno il futuro, come frecce velenose.
 
Come è stato ben evidenziato da Andrea Bottega, responsabile nazionale del Nursind, le retribuzioni relative ad indennità di funzione del personale sanitario,quali la pronta disponibilità o il turno notturno e festivo, sono le stesse (tramutate in euro) del contratto del 1989!
Al tempo, la indennità di pronta disponibilità sulle 12 ore era di 40.000 lire lorde, oggi è di euro 20,66!
Dopo ben 24 anni, dopo un quarto di secolo, chi resta ‘’reperibile’’ tutta la notte o la giornata di Ferragosto riceve la stessa indennità. E attenzione, proprio a seguito della spending review oggi intere organizzazioni sanitarie poggiano proprio sulla pronta disponibilità per mantenersi attive e operative sulle 24 ore.
E che dire della risibile indennità festiva per chi trascorre il Natale in corsia, o una domenica d’estate, ad assistere i malati?

Io penso che si deve essere realisti: non si vuole più assumere, come un tempo avveniva (ed era un errore) con grande facilità nella Pubblica Amministrazione ?
Bene. Allora si diano motivazioni (di carriera ma anche economiche) a chi esercita in questi settori le attività davvero più critiche, quelle non rinviabili, quelle non trasferibili nemmeno al privato (come è quasi l’intero pacchetto dell’emergenza, per esempio).
Se non si trova il modo (e il modo sensibile al dipendente è anche di ritorno economico perché pecunia non olet) di trattenere nelle attività più complesse  i professionisti sanitari, che coincidono molto spesso con i più esperti e più dedicati a certi ruoli di forte impegno (alcuni esempi: 118, sale operatorie, emodinamiche, prelievi d’organo e trapianti, assistenze sulle 24 ore nei vari settori,degenze incluse con turni festivi) l’effetto è che, dopo anni di fatiche usuranti (mai veramente riconosciute) la fuga da questi settori è conseguenza umana e scontata, e poiché non si può assumere facilmente va a rischio l’intero impianto.
 
Tra i dati da ricordare, l’età media del personale sanitario in servizio nella Pubblica Amministrazione italiana, che è in crescita per rallentato ricambio ed è la più alta dei Paesi Ocse (dati ARAN): un altro evidente effetto della crisi, e non è possibile pensare che chi ha  55 anni resti attratto dal turno 24 ore!
Potrà continuare a farlo, forse, se si riconoscerà un reale ritorno economico, serio, che compensi almeno sul versante retributivo il suo impegno, le sere fuori casa, il Natale in turno.
 
Altrimenti è quasi obbligatorio che  il professionista cerchi un’altra collocazione che, dopo molti anni di attività, è facilmente assegnata non tanto dall’organizzazione di struttura, ma dalle valutazioni del Medico  Competente (pressoché scontate, visti gli effetti sulla colonna di certe azioni ripetute nei decenni).
 
Per questi motivi credo che, a fronte del blocco, generico, del contratto sia necessario arrivare, finalmente, dopo due generazioni di professionisti, a riconoscere particolari prebende a chi, fra questi, svolge una attività particolare.
 
Francesco Falli
Infermiere specialista
Presidente Collegio Infermieri IPASVI la Spezia

13 agosto 2013
© Riproduzione riservata

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