Aziendalizzazione e Drg. Qualcosa non funziona
di Emanuele Lisanti
17 AGO -
Gentile Direttore,
sto seguendo le vicende in riferimento al rinnovo dei contratti, in particolare il blocco del turnover e il mancato adeguamento della parte finanziaria. Il processo di aziendalizzazione che sta riguardando il settore sanitario da un ventennio spinge sostanzialmente le strutture all’appropriatezza ovvero all’attenzione a trattare il paziente giusto al momento opportuno e nel setting più adatto, come suggerito da tutti i manuali di economia sanitaria. In questo unico termine sono racchiusi obiettivi di efficacia, efficienza, economicità, sicurezza quindi indicatori e target che spingono il singolo professionista alla misurazione con se stesso, con altre strutture simili, con la “
best in class”.
L’essenza del processo di aziendalizzazione sta proprio in questo, a mio modesto parere: misurare, confrontarsi e migliorare rispetto ad uno standard comunemente accettato per andare tutti nello stesso senso.
Il singolo paziente e il relativo percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale diventa, giustamente e come sempre è stato, il riferimento dell’equipe terapeutica, allora il relativo rimborso dovrà includere anche il servizio prestato. Purtroppo, non è direttamente legato: la tariffa Drg dovrebbe includere direttamente la parte relativa all’assistenza medica, infermieristica e di altri professionisti e variare in base al numero dei casi trattati: questa logica si sposa con l’ottica aziendalistica. Il risultato deve essere reso misurabile, con tutte le sue difficoltà, confrontato con uno standard, migliorabile.
La gestione per casi deve partire proprio da questo: legare il caso trattato e quindi il suo rimborso all’attività direttamente erogata e non ad una cifra annuale stabilita a prescindere. La valorizzazione dell’attività infermieristica passa dapprima da questo cruciale passaggio: quanto valore ha l’assistenza all’interno del percorso di cura?
Emanuele Lisanti
Infermiere, economista sanitario – Roma
17 agosto 2013
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