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La medicina generale deve cambiare

di Bartolomeo Delzotti

20 FEB - Gentile direttore,
questa campagna elettorale sembra trascurare un settore strategico e prioritario rispetto a tutte le tematiche e cioè la Sanità Pubblica. Sino a poco prima che nella nostra testa cominciassero a frullare i nomi dei candidati o meglio i nomi dei soliti noti e di coloro che negli ultimi venti anni si sono succeduti alla guida dei vari governi è stata messa in discussione la sostenibilità del Servizio Sanitari Pubblico e si è parlato di una necessaria integrazione del Pubblico attraverso forme di partecipazione privata. Un sipario di oscuro presagio è calato sul futuro dell’assistenza sanitaria pubblica e sulla sua presunta insostenibilità.

Nella realtà le misure che rendono sempre più insopportabili i costi sanitari da parte della fascia più debole della popolazione continuano a sovrapporsi sino a determinare una pericolosa autogestione sanitaria da parte del paziente che decide quali e quante prestazioni effettuare in base alle proprie condizioni economiche con l’effetto di ridimensionare le proprie cure ed in certi casi di rinunciare alle stesse. Tutto questo mentre vengono tagliati posti letto, chiudono ospedali, operatori sanitari licenziati e i medici trovano sempre più difficoltà ad operare secondo il ruolo clinico di diagnosi e cura.

La politica sin qui perseguita sta portando ad un progressivo declino del sistema attraverso scelte capaci di creare nuova e crescente conflittualità all’interno delle categorie che vi operano e soprattutto privilegiando il ruolo contabile del medico a scapito di quello clinico. La gestione delle risorse sembra essere diventato l’obiettivo primario della professione medica. Questa logica ha portato alla trasformazione del ruolo clinico a quello ragionieristico di controllore di spesa. Sperimentato a lungo e con crescente ”successo” sul territorio grazie alla complicità sindacale ed alla pochezza individuale,la stessa logica è stata trasferita al medico ospedaliero. Quanto agli Ordini, la sensazione è quella che operino a mo’ di ”succursali” sindacali.

Occorre a mio modesto avviso partire da un concetto che può sembrare utopico, ma che nel mondo aziendale è già operativo da molti anni e cioè occorre separare la gestione del ruolo clinico da quello manageriale gestionale alla stessa stregua di quanto avviene appunto nel mondo produttivo, attraverso figure all’uopo destinate. Una sorta di Medicina Gestionale dovrebbe affiancarsi alla Medicina Clinica così come avvenuto in Ingegneria , ove accanto alle figure più o meno tradizionali, si è fatta spazio l’Ingegneria Gestionale. Credo possa essere una strada per recuperare qualità e dignità nella professione medica e recuperare autorevolezza ad uso e consumo di tutti.

Ma soprattutto occorrono scelte politiche forti che mettano al primo posto anche in termini di risorse la Sanità e la Scuola. La lotta alla corruzione e il ritorno alla legalità soprattutto nella sanità che tanti interessi muove non potrà che essere il viatico migliore per riconquistare fiducia e speranza e ridare il posto che merita al nostro servizio sanitario, sino a poco fa ritenuto uno dei sistemi sanitari migliori al mondo. Rimettere al centro la persona, curare il malato e non la malattia (come si sta facendo ora): queste le parole d’ordine da tradurre in fatti.
 
Da qui il nostro progetto per una nuova associaizone medica per la medicina generale con queste linee programmatiche:
 
1) Gestione della sanità non più regionale ma statale.
2) Dipendenza.
3) Abolizione Ordine dei medici e sostituzione con Albo Professionale.
4) Incompatibilità tra cariche sindacali e cariche ENPAM
5) Linee guida internazionali come riferimento per cure appropriate alla persona.


Bartolomeo Delzotti
Verdello (BG)
https://www.facebook.com/#!/groups/unimeg/
 

20 febbraio 2013
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