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Cure territoriali, più spazio alle professioni sanitarie per cronici e anziani

di Franco Ascolese

19 SET - Gentile Direttore,
l’attuale dibattito tra ministero della Salute e ministero dell’Economia sui fondi della Sanità da inserire nel Piano strutturale di bilancio, asse portante della manovra per il 2025, non ci deve far perdere di vista un elemento centrale nella funzionalità del servizio sanitario nazionale da qui ai prossimi anni.

E’ quasi unanime il parere di esperti e di addetti ai lavori che la Sanità richiederebbe maggiori stanziamenti a fronte di un panorama di crisi strutturale internazionale su cui incidono fortemente i preoccupanti scenari geopolitici internazionali, che meriterebbero una riflessione approfondita. In questo contesto parlare di 2 miliardi in più da mettere nel piatto della Sanità o addirittura di 4 miliardi in più, come molti auspicherebbero, serve soprattutto per adeguare i reclutamenti di personale non solo nelle aree critiche delle prime linee (pronto soccorso e chirurgie ad esempio) ma anche per ripopolare i livelli territoriali dell’assistenza.

Su questo fronte rilevante il ruolo delle professioni sanitarie, non solo medici e infermieri ma anche la platea delle 18 professioni sanitarie Tsrm Pstrp dell’area tecnica, della riabilitazione e prevenzione. Una breve digressione: la torta del fondo sanitario nazionale è arrivata a 134 miliardi e sono previsti quasi 5 miliardi per quest'anno, ma circa 40 miliardi ulteriori, secondo i dati Ocse, sono di spesa privata di cui solo il 15-17% intermediata da assicurazioni e casse professionali. Ebbene questo quadro configura in Italia, nei fatti, un sistema misto che deve farci riflettere, perché anche mettere nel piatto altri 10 miliardi attinti magari alla spesa pubblica improduttiva, non risolverebbe il problema e le alternative sono quelle di generare debito.

E qui torniamo alla professioni sanitarie. Il nodo centrale a mio avviso non è solo delle risorse che mancano, ma anche dove appostare le risorse che riusciremo a recuperare e in quale modello di assistenza. Oggi un paziente cronico o anziano, e sono sempre più numerosi in una popolazione che invecchia e fa pochi figli, assistito a domicilio o sul territorio dopo un trauma, un infarto acuto, deve pagare se può di tasca propria una serie di interventi e prestazioni domiciliari e territoriali di riabilitazione.

Se poi approfondiamo il fatto che gli ingenti investimenti del Pnrr non prevedono un euro per le assunzioni e che le Case e Ospedali di Comunità e le Cot impiegheranno solo medici e infermieri già nei ruoli del Ssn (il ministro Schillaci ha appena detto che i medici di famiglia dovranno prestare la propria opera in queste articolazioni in fieri della sanità pubblica territoriale, ma poco cambia) comprendiamo bene che il vuoto riguarda proprio le cure della cronicità e l’assenza, tra le altre, delle figure che afferiscono alle 18 professioni sanitarie per definizione dedicate all’assistenza domiciliare e territoriale, deputate al miglioramento della qualità delle vita di cronici e anziani.
Professioni però sistematicamente trascurate nei piani di salute pubblica.

Il Dm 77 non è stato concordato con le regioni e gli addetti ai lavoro, e nemmeno ratificato in Conferenza Stato Regioni, e dovrebbe contemperare il fatto che le 18 professioni sanitarie non sono affatto rappresentate e nemmeno nominate.

Un altro esempio è il decreto sulle liste di attesa che nelle detrazioni fiscali previste per chi lavorerà su questo fronte contempera solo i Tecnici sanitari di radiologia medica trascurando almeno una parte delle altre 17 professioni che potrebbero e danno il proprio contributo nelle Asl e negli ospedali.

Tutto questo per dire che chiediamo, come rappresentanti di una platea di colleghi numerosa e qualificata, di poter confrontarci ai tavoli politici regionale e anche nazionali in cui si discute della tutela della salute dei cittadini, che sta a cuore a noi come a tutti i camici bianchi su cui fonda le radici il Servizio sanitario italiano.

Franco Ascolese
Presidente Ordine Tsrm Pstrp di Napoli avellino Benevento e Caserta

19 settembre 2024
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