Gentile direttore,
a chi fa della lettura giornaliera di Qs un momento significativo della giornata e a quanti riversano si Qs impressioni, emozioni e pensieri sulla nostra sanità pubblica, si aprirà nelle prossime settimane un piccolo vuoto che si potrebbe riempire con qualche utile compito a casa. Un compito che io mi sento di proporre è la lotta agli sprechi nel Ssn. Io sono personalmente convinto che ci siano e siano numerosi e rilevanti, con la solita forte differenza tra Regioni. Ho già avuto modo di parlarne su Qs, ad esempio nel febbraio 2023, occasione nella quale ho messo l’accento su sprechi e inefficienze a prevalente condizionamento politico.
Il tema degli sprechi è riemerso ieri su Qs nello Studio della UIL riportato assieme ad un commento. Lo studio ha provato a quantificare quanto costerebbe il bisogno di salute se la sanità fosse solo privata calcolando i costi medi di alcune prestazioni sanitarie più comuni, sulla base dei tariffari di alcune strutture sanitarie private in 3 Regioni prese come riferimento: Lombardia, Lazio e Calabria. Lo studio della UIL includeva anche una proposta di ricetta: “fermare la legge Calderoli, impropriamente definitivo regionalismo differenziato; attestare il rapporto Pil/spesa sanitaria sui livelli della media europea; combattere gli sprechi delle Regioni evidenziati, ormai da diversi anni, dalle sezioni regionali di controllo della Corte dei conti.” Questo terzo punto è quello che mi interessa riprendere e sottolineare perché a differenza dei primi due non compare spesso nelle altre “ricette” sui modi per salvare il Ssn.
Quello degli sprechi del Ssn è un tema trascurato probabilmente a causa del timore che venga utilizzato dal Governo per non affrontare le altre due questioni poste dalla UIL, l’autonomia differenziata secondo il modello Calderoli, e l’adeguamento del Fondo Sanitario Nazionale. Si tratta di questioni che vedono il Governo Meloni su posizioni diverse da quelle auspicate dalla UIL e di conseguenza il frequente richiamo del Ministro Schillaci ad una migliore gestione delle risorse da parte delle Regioni fa sospettare che la lotta agli sprechi sia anche nel suo pensiero un modo per giustificare lo scarso incremento delle risorse previsto in futuro a disposizione della sanità. Peraltro nel pensiero del Ministro lo spreco è soprattutto quello legato alla inappropriatezza prescrittiva, il che ce lo si aspetta da un clinico, ma non da un Ministro che dovrebbe avere ben chiaro che la prima fonte di spreco nelle sanità regionali è tutta di natura politica e risiede nella struttura della offerta e in particolare di quella ospedaliera, ma non solo. Se non è la prima fonte di spreco per entità delle risorse sottratte (per affermarlo questa entità bisognerebbe calcolarla e questo potrebbe far parte dei compiti per le vacanze), lo è certamente in termini di rilevanza simbolica. Chi governa le sanità regionali dovrebbe usare le risorse a sua disposizione al meglio e non per finanziare il consenso anche attraverso scelte programmatorie inappropriate quando non addirittura contro la norma. Anche di questo ho a suo tempo scritto su Qs commentando la posizione sugli sprechi del Ministro e proponendo di partire dalla verifica dei programmi di edilizia ospedaliera che lo spreco nella struttura della offerta lo proiettano e consolidano nel tempo.
Ma tutto il resto del discorso sugli sprechi, a partire da un suo nuovo inquadramento che vada al di là della impostazione, peraltro autorevole, di GIMBE, lo potremmo approfondire durante le vacanze di e da Qs. Io me lo darò comunque come compito a casa.
PS Il tema degli sprechi viene affrontato dalla Corte dei Conti in modo molto parziale. E’ un contributo istituzionale importante, ma ha fortemente bisogno di essere arricchito.
Claudio Maria Maffei