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Sul DM 70 è arrivato il ‘tana libera tutti’ per le Regioni

di Claudio Maria Maffei

22 LUG -

Gentile direttore,
questo intervento parte da due premesse, una politica e una tecnica. La premessa tecnica è che nelle reti ospedaliere regionali, fatte da strutture altamente energivore troppo disperse con troppe duplicazioni di funzioni ad alto costo come quelle dell’area dell’emergenza e di area chirurgica, sono impigliate risorse sia in termini di investimenti che di gestione che corrispondono ad uno spreco che il Ssn non si può più permettere. La premessa politica è che sulle reti ospedaliere si guadagnano e si perdono consensi e per questo, specie in vista di competizioni elettorali, “chi tocca muore “e chi promette vince. Per questo occorrerebbe un arbitro ragionevolmente imparziale che in base alle regole vincolasse la politica a non considerare le reti ospedaliere regionali un giocattolo in mano ai partiti che le governano o le vogliono governare, anche se questi fanno parte della cosiddetta “filiera istituzionale” (chi governa a Roma governa anche in Regione).

Le regole ci sono e le fornisce il DM 70 del 2015 (migliorabili sicuramente, ma ci sono) e l’arbitro pure, rappresentato dai Ministeri della Salute e della Economia e delle Finanze e dai loro organi, in particolare dal Comitato LEA, dal Tavolo per la verifica della applicazione del DM 70 e dal Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici in sanità. Quest’ultimo dovrebbe vigilare sui programmi di edilizia ospedaliera, che richiedono una attenzione prioritaria per diversi ordini di motivi: assorbono una notevole quantità di risorse in conto capitale in fase di progettazione e realizzazione, che spesso da notevole diventa enorme a causa dei tempi dilatati, ma soprattutto impattano enormemente nei costi di gestione a regime. Oltretutto, nel lunghissimo periodo in cui gli interventi sugli ospedali vengono decisi, progettati e realizzati il sistema della offerta rimane ingessato con tutte le sue eventuali difformità rispetto agli standard del DM 70.

Sono sempre stato colpito dal silenzio degli organi di controllo centrali sulla programmazione ospedaliera delle Marche e in particolare sul suo programma di edilizia ospedaliera. Eppure i fenomeni distorsivi che la caratterizzano sono davvero clamorosi se si considera il DM 70 un riferimento ancora valido, come in effetti è. Per limitarci ad un solo dato, se il suo programma di edilizia ospedaliera che vale centinaia di milioni (buona parte dei quali da trovare) e prevede 3 nuovi ospedali e 5 nuove palazzine con DEA in altrettanti ospedali, andasse avanti così come viene attualmente gestito le Marche continueranno ad avere gli attuali 13 ospedali con DEA di primo livello destinati a diventare 14 contro i 10 da DM 70. Il tutto senza avere alcun atto che formalizzi la rete ospedaliera regionale e la declini nel rispetto del DM 70. Particolare fondamentale: con questo programma autoreferenziale il centrodestra ha vinto le elezioni regionali del 2020 contro il centrosinistra che aveva avviato il percorso di adeguamento della rete ospedaliera al DM 70. Non a caso in occasione di quelle elezioni arrivarono durante la campagna elettorale sia Meloni che Salvini a promettere la riapertura dei piccoli ospedali riconvertiti.

La vicenda della rete ospedaliera della Regione Abruzzo su cui Qs ha fornito ogni tanto degli aggiornamenti mi ha, come si dice, aperto gli occhi. Sono partito da una nota pubblicata su Qs a gennaio 2024 in cui si diceva che la rete ospedaliera della Regione Abruzzo di recente approvata era passata attraverso il vaglio del Comitato Lea con deroghe rispetto alle indicazioni del DM 70. Al riguardo l’Assessore alla salute Nicoletta Verì ha dichiarato che tra i meriti del provvedimento regionale c’era “quello di aver aperto una riflessione proprio su questo tema e cioè l’applicazione degli standard del DM70 nelle regioni più piccole e meno densamente popolate, del quale potranno beneficiare anche altri territori del Paese”. Se si va nel sito della Regione Abruzzo a recuperare la Delibera di approvazione della rete regionale si riesce in qualche modo a ricostruire che le “deroghe” concesse nascerebbero da un protocollo SIVEAS del 21 aprile 2023, da un verbale del Tavolo DM 70 del 23 maggio 2023 e da un verbale del Comitato LEA del 3 agosto 2023. Quali siano queste deroghe chi non conosce la realtà sanitaria della Regione Abruzzo ha difficoltà a capire in cosa consistono. Un comunicato stampa della Regione sintetizza comunque così le modifiche introdotte dalla nuova programmazione regionale rispetto alla precedente del 2016 verosimilmente più ligia al DM 70 approvato l’anno prima: “Tra le novità principali spiccano la riclassificazione del presidio di Sulmona quale Dea di primo livello con il mantenimento del punto nascita, per il quale sarà attivato un progetto sperimentale (da sottoporre alla valutazione del Comitato Percorso Nascita nazionale); quella dei nosocomi di Ortona, Penne e Popoli in ospedali di base sede di pronto soccorso; la classificazione dei Presidi medici h24 di Tagliacozzo, Pescina e Guardiagrele in stabilimenti ospedalieri rispettivamente degli ospedali di Avezzano, L’Aquila e Chieti, in cui ubicare specifici reparti specialistici; il riconoscimento al presidio di Atessa della funzione di ospedale di area disagiata. Il Tavolo DM 70, lo scorso maggio, aveva inoltre validato il cronoprogramma proposto dalla Regione per provvedere, entro 36 mesi, all’individuazione dei Dea di secondo livello.” Quindi la Regione Abruzzo ha prodotto una sua formale programmazione ospedaliera, qualcuno (anzi più d’uno) l’ha verificata a livello centrale e questo qualcuno ha ammesso alcuni adattamenti del DM 70 che però non hanno portato ad alcuna modifica del Decreto, ma a una sua personalizzazione su misura anzi su Regione. Una Regione in cui alle elezioni dello scorso marzo il Presidente della Giunta che aveva concordato pochi mesi prima la personalizzazione poteva affermare che all’una di notte del giorno dopo le elezioni la opposizione poteva già andare a dormire.

A questo punto tutto mi sembra più chiaro: la Giunta della Regione Marche (Regione da sempre nel cuore della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni) aspetta la sua personalizzazione del DM 70, che immagino arriverà un po’ prima delle prossime elezioni regionali previste l’anno prossimo. Nel frattempo la stessa Giunta ha messo in crisi la sua rete ospedaliera ipertrofica e dispersa, e di conseguenza inefficiente e poco attrattiva, e si permette delle “chicche” come la previsione di una attività di chirurgia complessa in un ospedale di area disagiata. Potenza della filiera, filiera che purtroppo non influisce sull’andamento negativo della sanità delle Marche in tutti gli indicatori di monitoraggio elaborati dall’Agenas, da quelli sui tempi di attesa della chirurgia oncologica a quelli sui tempi di attesa ai Pronto Soccorso e a quelli sulla mobilità sanitaria.

Claudio Maria Maffei

Coordinatore Tavolo Salute Pd Marche



22 luglio 2024
© Riproduzione riservata

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