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Tumore ovarico, dobbiamo parlarne di più    

di Serena Caprio

22 LUG - Gentile Direttore,
mi chiamo Serena Caprio, sono un medico radiologo e, soprattutto, una figlia e caregiver di una paziente oncologica. Attraverso Quotidiano sanità, vorrei lanciare un appello a tutte le Istituzioni Scientifiche Italiane, al Ministro della Salute, prof. Orazio Schillaci e alla Presidente del Consiglio, On. Giorgia Meloni affinché possano avviare una seria campagna di sensibilizzazione sul tumore dell’ovaio.

L’8 maggio 2024 c’è stata la Giornata Mondiale del tumore ovarico, una ricorrenza che punta a rimarcare la necessità di un'azione globale per la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e la cura di questa neoplasia, ma ho avuto l’impressione che in Italia, l’evento non abbia avuto l’attenzione che avrebbe meritato.

In Italia, ogni anno, il tumore all'ovaio colpisce oltre 5mila donne. Secondo gli ultimi dati forniti dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), nel 2022 si sono stimati circa 3.600 decessi legati a questa malattia. Se non si interverrà tempestivamente, entro il 2050 a DODICI milioni di donne verrà diagnosticato un cancro alle ovaie e OTTO milioni di donne moriranno a causa della malattia. Le ultime stime, davvero impietose, indicano che l’incidenza e la mortalità del cancro ovarico sono destinate ad aumentare rispettivamente del 55% e quasi del 70% entro il 2050. Siamo di fronte ad un’emergenza globale. Sono, soprattutto, i Paesi anglosassoni, dove la sensibilizzazione al tema del cancro ovarico è maggiormente sentita, ad aver lanciato lo slogan #NoWomanLeftBehind, ovvero Nessuna Donna Rimarrà Indietro, ma milioni di donne potrebbero rimanere indietro senza un’azione coordinata immediata.

Il tumore dell’ovaio è una malattia silenziosa che in quasi 8 donne su 10 è individuata quando è già in fase avanzata, il trattamento in questo stadio è molto complesso e spesso le Pazienti vanno incontro a resistenza alla terapia. A 5 anni dalla diagnosi, la percentuale di sopravvivenza è del 30% per i tumori diagnosticati allo stadio III, ma sale ad oltre il 90% per quelli identificati allo stadio I. Quello all’ovaio è un tumore subdolo: i sintomi sono generici, come gonfiore alla pancia o senso di pesantezza e sazietà, e facilmente vengono confusi con altri disturbi, tutti campanelli d’allarme che denunciano, ormai, una malattia in stadio avanzato!

Attualmente non esiste un programma di screening codificato che possa intervenire sulla prevenzione del cancro ovarico ed è questa la cosa più grave!

Le donne affette da cancro ovarico possono e devono rivolgersi a specialisti esperti di questa patologia nei centri specializzati, dove è mandatoria la presa in carico da parte di un team multidisciplinare composto da ginecologi, oncologi medici, radioterapisti, anatomo-patologi ed esperti di terapie di supporto. I dati mostrano che rivolgersi ai centri ad alto volume di interventi abbia delle ricadute significative sulla prognosi e quindi sulla sopravvivenza della paziente.

Ma non è ancora abbastanza!

In Italia esiste qualche associazione di volontariato che con tanta buona volontà e dedizione si dedica costantemente al supporto delle Pazienti affette da tumore ovarico, ma è ancora troppo poco quello che si sta facendo.

Abbiamo la possibilità di creare un mondo in cui chiunque viva con, o sia a rischio di cancro alle ovaie, abbia le migliori possibilità di sopravvivenza e la migliore qualità di vita possibile, indipendentemente da dove viva.

Bisogna sostenere la ricerca sul cancro ovarico, i nostri legislatori e il nostro Governo devono supportare i nostri ricercatori, i nostri oncologici e tutta l’opinione pubblica deve essere sensibilizzata efficacemente!

Serena Caprio
Medico Radiologo

22 luglio 2024
© Riproduzione riservata

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