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La medicina narrativa potrà salvare il rapporto medico paziente in era digitale

di Antonino Mazzone

09 LUG -

Gentile Direttore,
la medicina oggi si trova molto lontano dal letto del malato, tra brefing, riunioni tecnologie, Pdta, linee guida, ed è alla ricerca di un modo nuovo, incerto da dove cominciare. All’inizio il rapporto tra paziente e medico era diretto, con il primo che chiedeva aiuto al secondo, e il secondo - per scienza e integrità morale - che proponeva le soluzioni ritenute più adeguate al caso. Un ulteriore aggravamento del rapporto si è avuto negli ultimi anni, che sono stati caratterizzati da un significativo incremento di tele monitoraggio e telemedicina, per contrastare in maniera efficace la pandemia covid 19.

In questi anni difficili, tutto questo ha segnato in maniera complessa il rapporto umano e la relazione personale che si crea tra medico e paziente, ormai in crisi già da prima della pandemia. In un contesto ormai così difficile, come riportato quotidianamente dalla stampa e dalle televisioni, scandali, malasanità, liste di attesa, mancanza di medici, tempi per le visite contingentate. Abbiamo dunque la necessità di tornare ai fondamentali della natura ed etica del rapporto medico-paziente, che in questo contesto ne assume una importanza straordinaria.

Come sottolineava “Karnofsky”, il carattere del medico può produrre nel paziente un effetto pari o superiore a tutti gli altri rimedi: una lezione di vera umanità. La relazione medico-paziente è centrale e non rimane rinchiusa nel campo dell’etica, e della deontologia, o della buona educazione, ma partecipa alla dinamica del processo di cura. Spesso assistiamo a livelli di incomprensione medico-paziente, difficoltà nella comunicazione di fenomeni che avvengono in uno spazio privato, interiore, difficoltà nella comprensione dei linguaggi (significato semantico e valore del significato). Difficoltà nella traduzione dei simboli extralinguistici, diversità antropologiche, ideologiche e religiose. Impermeabilità diagnostica: il paziente resta distante, si sente studiato, analizzato, ma non interpretato. Noi dobbiamo ritornare a Ad-sistere. Il che significa prima di tutto stare accanto.

Dunque, prima della scienza medica, c’è la compagnia al malato; la condivisione e l’aiuto a chi soffre connota radicalmente l’essere medico, non è semplice obbedienza ad una linea guida, è e rimane un privilegio della professione. Oggi dobbiamo affrontare una novità, riguarda l’intelligenza artificiale, oggi è il momento di ChatGpt. Il prototipo di chatbot basato su un sistema molto sofisticato di intelligenza artificiale e apprendimento automatico, che sta entrando in poco tempo nelle nostre vite. Chiunque può conversare con il sistema ponendogli domande qualsiasi, incluse questioni di carattere medico.

Ma come se la cava ChatGpt con le questioni mediche reali? Riporto l’esperienza di un medico che ha iniziato ponendo alcune domande sulla trombosi superficiale TVS e sulla trombosi profonda TVP. Quale terapia per una trombosi venosa superficiale di un arto inferiore? Quale terapia per una trombosi venosa profonda? Il solito ragionamento che la linea guida cura la malattia e non il malato. Soprattutto in Medicina Interna possibili comorbilità non permettono l’uso di alcuni farmaci come nei pazienti, con diabete, scompenso cardiaco, insufficienza renale, etc.. Vengono citate terapie e approcci terapeutici che non sono completamente definiti dalle linee guida, e non prevedono tutte queste possibili variabili. Quello che salva l’Intelligenza artificiale è la risposta ad alcuni quesiti è la seguente dicitura: è importante che tu parli con il tuo medico per determinare il trattamento più appropriato per la tua situazione specifica.

Siamo al centro e anche con l’Intelligenza artificiale il medico e il rapporto medico-paziente è insostituibile. Come affrontare questi nuovi sviluppi del digitale e dell’Intelligenza Artificiale, probabilmente a mio parere la Medicina Narrativa potrà davvero aiutarci. Già nel 2015 ISS aveva redatto le linee guida sulla Medicina Narrativa che è un approccio alla pratica medica complementare all’evidence based medicine, che valorizza l’anamnesi e le storie personali dei pazienti, come parte fondamentale della cura e del capire davvero lo stato di salute del paziente. La Medicina Narrativa sottolinea degli elementi insostituibili, del rapporto medico paziente quali: L’ascolto attivo che non riguarda solo l’anamnesi clinico scientifica, ma il contesto sociale e di vita vissuta del paziente. Il medico deve sempre ricordarsi di Talete da Mileto abbiamo due orecchie ed una sola bocca per ascoltare il doppio e parlare la metà.

La medicina narrativa fa molta leva sull’empatia del rapporto medico paziente. Comprendere il vissuto le esperienze personali dei pazienti stabilisce un rapporto medico paziente più profondo, favorendo quella che oggi si chiama cura personalizzata, ”sartoriale tagliata su misura”. La medicina narrativa promuove in maniera significativa la comunicazione efficace, chiara, aperta, semplice e comprensibile da entrambi. Come è noto l’impatto della comunicazione non verbale e maggioritaria nel rapporto medico e paziente, e comprendere le aspettative e le preoccupazioni rafforza di molto il rapporto medico e paziente. Certo che qui nell’interpretare le emozioni l’intelligenza artificiale o l’algoritmo non ci sono ancora arrivati per adesso, speriamo mai... Possiamo consigliare e sostenere di scrivere un diario, che può essere utilizzato come strumento terapeutico da discutere insieme, la scrittura della propria esperienza della malattia e come affronta la terapia effetti benefici, ed effetti collaterali, può facilitarne la guarigione. In ultimo la medicina narrativa ha una importante peculiarità quella di riconoscere l’importanza del contesto culturale, sociale ed economico della vita del paziente in maniera anche da comprendere alcuni fattori esterni che possono influenzare la salute ed il benessere di una persona.

Potremmo avere una Medicina Narrativa Digitale, con tele monitoraggio narrativo, ma che non potrà rispettare i principi in toto della medicina narrativa classica appena citati, anche se si svolge all’interno di un percorso di cura medico paziente. Esistono già piattaforme digitali dove il paziente può raccontare i suoi sintomi con stimoli specifici tipo Storytelling Digitale, questo è l’opposto di quello che volevo sottolineare nel mio ragionamento, perché avviene fuori da un percorso di relazione di cura medico-paziente. Se osserveremo i principi della Medicina Narrativa applicate al digitale, anche se tra noi ed il paziente ci sarà il computer o l’algoritmo, il rapporto medico paziente si rafforzerà, uscendo dalla crisi in cui versa negli ultimi anni.

Antonino Mazzone

Direttore Dipartimento Medico Asst Ovest Milanese



09 luglio 2024
© Riproduzione riservata

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