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Progetti, coraggio e strategia per salvare il Ssn

di Maria Luisa Agneni

03 LUG -

Gentile direttore,
se una persona seria, nota per la sua indiscussa competenza e per la sua grande esperienza dei problemi della sanità come il prof Cavicchi arriva al punto di pubblicare un “appello alla ragione” per “salvare il salvabile” della sanità pubblica vuol dire semplicemente che siamo alla fine. (I. Cavicchi Salviamo la sanità. Un appello alla destra e alla sinistra. QS 25 giugno 2024)

Se un autore come lui, per molti me compresa, l’unica vera testa pensante che abbiamo, prima, scrive “sanità pubblica addio” (I. Cavicchi Sanità pubblica a addio. Il cinismo delle incompetenze Castelvecchi 2024) e subito dopo che l’Europa ha sanzionato il nostro paese per eccesso di debito pubblico scrive “Salviamo la sanità. Una riforma necessaria per garantire il diritto alla salute per tutti” allora vuol dire che davvero siamo alla tanto citata “catastrofe”. (I Cavicchi La teoria della catastrofe QS 15 maggio 2023).

Io non ripeto le analisi di Cavicchi alle quali rimando perché non saprei farlo meglio di lui ma una cosa mi sta a cuore: certo che c’è il problema delle risorse ed ha ragione il PD e tutti gli altri a sottolinearlo ad ogni pié sospinto, ma il vero problema in realtà è quello delle idee e delle politiche che servono per “salvare il salvabile”. Che anche la Schlein purtroppo mostra di non avere. Ma a parte la Schlein che personalmente vedo come una speranza, mi chiedo che cosa ha proposto il nostro ministro della salute per far fronte alla procedura di infrazione dell’EU sapendo che il prezzo più grande sarà la sanità a pagarlo? La risposta è niente. Nulla.

La responsabilità più grande di questo governo, ma secondo me anche dell’opposizione oggi è progettuale e strategica. Stiamo andando alla rovina e nessuno sa, nell’interesse del paese, come evitarla. L’appello alla ragione del prof Cavicchi è praticamente un SOS disperato che parte dal paradosso dei bagnini che vorrebbero salvare la sanità ma non riescono a farlo perché nelle complessità politiche attuali, semplicemente non sanno nuotare. Un bel paradosso. Il prof Cavicchi prova a rimediare a questo deficit politico e culturale proponendo un accordo da fare tra destra e sinistra per salvare politicamente più che tecnicamente il valore universale dell’art 32. Cioè suggerisce un accordo per “salvare il salvabile”. Di fronte a questa idea i “bagnini che non sanno nuotare” mi sembra di capire che sono evidentemente in imbarazzo. Tacciono praticamente tutti.

Tutti tacciono e Cavicchi, per il bene del paese, propone l’intesa politica cioè va oltre le antinomie e le contrapposizioni, va oltre le ideologie e gli schieramenti.

Quando egli scrive “Per me in sanità i processi di controriforma sono andati troppo avanti per sperare di invertirli, cioè per me oggi è difficile se non impossibile rimettere tutto il dentifricio che soprattutto a sinistra abbiamo versato e sprecato di nuovo dentro il tubetto dell’art 32 e della 833.Come si fa a cancellare 50 anni di errori e di tradimenti?” pone un problema che per qualsiasi persona onesta è difficile da negare.

Questa volta si sta rischiando il punto di non ritorno e con la complicità di chi a parole la sanità vorrebbe salvarla.

Quando il prof Cavicchi chiudendo il suo l’articolo già citato riferendosi a Ebner Eschenbac “non ho paura di chi controbatte ma di chi elude” evidentemente con tutta la sua esperienza, sa bene con chi ha a che fare.

Dice il mio collega Agnetti che “l’appello bipartisan, bicamerale al fine di creare una azione riformatrice politica comune è una idea geniale, saggia, conciliatrice per affrontare la complessità e dovrebbe interessare molti.” Aggiungendo “Chi dovesse rifiutare un impegno, in questo senso, per un'opera pubblica così importante farebbe una grama figura”. (B. Agnetti Salviamo la sanità. Da dove iniziare QS 1 luglio 2024)

Come non essere d’accordo con lui? E’ una idea geniale ma che rischia però di imbarazzare la politica alla quale si chiede di trascendere le sue solite contrapposizioni e di venir meno alle sue abitudini e ai suoi riti. Per fare quello che propone Cavicchi ci vuole una politica prima di tutto libera dalle proprie abitudini. Una cosa come l’art 32 non può ammettere contrapposizioni politiche.

Forse è per questo che G.C Pizza, sicuramente uno che conosce come pochi il pensiero di Cavicchi e che io leggo sempre volentieri, nel condividere il suo appello alla ragione si dichiara a malincuore scettico “ Se guardo al panorama politico attuale e ai profondi dissidi che si evidenziano tra le diverse forze politiche in campo, basate soprattutto su aspetti che a me paiono sostanzialmente ideologici, temo che la proposta di Cavicchi sia destinata a non essere ascoltata. Confesso, però, che mi piacerebbe molto essere smentito. La speranza è sempre l’ultima a morire” (G. Pizza Salviamo la sanità. La speranza è l’ultima a morire 28 giugno 2024)

Se è così io credo che a parte rileggerci quel libro straordinario di Jane Goodall sugli scimpanzè ( Le ragioni della speranza) bisognerebbe tornare noi tutti, operatori, esperti, politici a chi la speranza non può permettersi di perderla, pena il rischio di perdere i suoi diritti fondamentali quindi di perdere il nostro grado di civiltà tanto faticosamente conquistato.

Cioè tornare ai cittadini alla società civile, alla comunità ai territori. Fare assemblee, riunioni di tutti i tipi, discussioni per far capire a tutti la vera posto in gioco che è l’art. 32 della Costituzione. Seppellire la politica di mozioni odg messaggi. La vera tragedia, a parte la privatizzazione della sanità pubblica, è la riduzione del diritto fondamentale alla salute a mercato. Cioè è il trionfo del pensiero neoliberista a scapito dei diritti delle persone. Riduzione oggi come sappiamo tutti favorita dal sindacato, dalle associazioni professionali, oltreché dalla lobby delle assicurazioni e dalla sanità privata.

Al centro dell’appello alla ragione del prof. Cavicchi prima della sanità pubblica vi è infatti la questione dell’art 32, la questione del famoso “metavalore” spiegato magistralmente in “sanità pubblica addio” cioè la questione di chiarire le condizioni culturali e istituzionali organizzative e finanziarie senza le quali questo diritto resta acqua fresca, cioè una petizione di principio.

Non si tratta di difendere il principio come notoriamente fa la Bindi con la sua associazione ma di tradurre il principio in concreto cioè tradurre il principio in metavalore. Ma nessuno lo fa. Neanche coloro che parlano di one health.

Tornare alla speranza vuol dire certo chiedere più soldi per la sanità, perché ne abbiamo tanto bisogno, ma anche e soprattutto chiarire con un accordo “bipartisan” come scrive Agnetti in questo contesto economico, come si ri-contestualizzerebbe l’art 32. Cioè come reinventarlo andando oltre la 833.Ormai è del tutto evidente che con la definizione in costituzione del diritto all’ambiente il paradigma “sanitario” che abbiamo usato fino ad ora deve cambiare. Come è del tutto evidente che cambiare il paradigma su questo punto è il primo passo sicuro per rifinanziare la sanità pubblica e per mettere dei paletti alla sua privatizzazione ma soprattutto per garantire la famosa sostenibilità in nome della quale in questi anni e ancora oggi si fa ogni scempio. L’intera proposta di “quarta riforma” che ormai conosco a memoria per averla letta e riletta non so quante volte a me pare poggi su questo presupposto (I. Cavicchi La quarta riforma 2016 E book. Quotidiana sanità edizioni) La quarta riforma parte dall’art 32.

Ho ordinato il libro di Cavicchi “Salviamo la sanità Una riforma necessaria per garantire il diritto di tutti” (Castevecchi editore) ma ancora non mi è arrivato. Ho letto però il suo articolo prima citato. Ho pensato di intervenire ora ma solo per favorire una discussione che per tante ragioni tende ad essere schivata come temeva Ebner Eschenbac e a disconoscere ed evitare le questioni politiche che oggi spiegano e giustificano un improvviso appello alla ragione . Un appello, che la politica tutta non dovrebbe ignorare. In particolare, modo la sinistra che proprio sulla salute deve farsi perdonare i suoi storici tradimenti e i suoi innegabili fallimenti. Ma che in particolare il PD ancora non ci ha detto se l’appello alla ragione intende sostenerlo e farlo proprio. Ma soprattutto se intende a tal proposito mettere in campo una iniziativa politica nei confronti del governo e promuovere nel paese una vasta mobilitazione sociale.

Io penso che toccherebbe alla sinistra tutta prendere per primi l’iniziativa per trasformare l’appello alla ragione in un accordo politico con il governo.

L’appello alla ragione che ci ha proposto i prof Cavicchi è una idea sicuramente geniale come ha scritto Agnetti ma molto scomoda e disagevole prima di tutto per il famoso “campo largo”. Ma se il campo largo e i movimenti sulla salute presenti nel nostro paese snobberanno l’appello alla ragione di Cavicchi sarà davvero finita. Speriamo nel campo largo sull’art. 32 per cambiare la musica.

Maria Luisa Agneni

Pneumologa



03 luglio 2024
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