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Pensioni e politiche per gli anziani, l’Italia deve fare di più

di Michele Poerio

24 GIU - Gentile Direttore,
le scrivo come presidente di Federspev. Vorrei che si desse rilievo al “rapporto sull’adeguatezza delle pensioni 2024 nell’Unione europea”. L’attenzione principale del rapporto è infatti sui sistemi pensionistici di vecchiaia. Si occupa principalmente delle pensioni obbligatorie, incorporando, ove rilevante, il contributo di adeguatezza delle pensioni integrative. Il rapporto esamina anche il ruolo delle pensioni di reversibilità nel fornire un reddito di vecchiaia adeguato ai coniugi sopravvissuti. In Italia le pensioni di reversibilità sono le più tassate in assoluto.

Nel contesto della sua analisi delle disuguaglianze di reddito e dei meccanismi di ridistribuzione, il rapporto considera anche la fornitura di reddito minimo per gli anziani e il modo in cui la tassazione influisce sulla distribuzione del reddito in età avanzata. In Italia gli over 65 sono tassati come i lavoratori attivi.

Considerata l’importanza dei servizi nel garantire standard di vita dignitosi e nel migliorare il benessere degli anziani, il rapporto esplora in particolare l’interazione tra pensioni e servizi. Analizza l'evoluzione dei sistemi pensionistici e il loro impatto sull'adeguatezza, il rapporto si concentra sulle riforme adottate dagli Stati membri dell’Unione europea dopo la situazione descritta nella precedente PAR (vale a dire quelle adottate tra il 1° luglio 2020 e il 1° luglio 2023), toccando anche sui principali dibattiti politici e sui progetti di misure ancora in cantiere.

In Italia ad esempio si parla troppo poco ai giovani dell’esigenza di fare una pensione integrativa e dei PEPP europei che sono un nuovo strumento comunitario di pensione integrativa. Allo stesso tempo, il rapporto fa il punto sulle tendenze a lungo termine, in particolare sugli sviluppi dell’ultimo decennio. Nella sua analisi, il rapporto fa riferimento alla popolazione di età pari o superiore a 65 anni come indicatore generale degli anziani e alla popolazione di età compresa tra 55 e 64 anni come indicatore dei potenziali lavoratori anziani.

Inoltre viene analizzata anche la situazione di altri gruppi di età, come quelli di età pari o superiore a 75 anni.

Ogni tre anni, la Commissione Europea e il Comitato per la Protezione Sociale pubblicano un Rapporto sull’adeguatezza delle pensioni, che fornisce una panoramica dell’adeguatezza attuale e futura dei redditi di vecchiaia negli Stati membri dell’Unione Europea. Un indicatore cruciale di adeguatezza è il tasso di rischio di povertà delle persone anziane. I risultati per questo indicatore vengono tuttavia forniti solo per gli anni passati. L'adeguatezza futura viene valutata principalmente sulla base dei tassi di sostituzione teorici, che mostrano i futuri tassi di sostituzione teorici per una serie di persone modello (ad esempio, il caso base è una persona che ha lavorato 40 anni a tempo pieno al salario medio).

Lo scopo di questo rapporto è mostrare per una selezione di Stati (Belgio, Slovenia, Repubblica Ceca e Norvegia) che i modelli dinamici di microsimulazione possono produrre proiezioni dei futuri tassi di rischio di povertà degli anziani e dei pensionati. Queste simulazioni sono fatte in modo tale da essere coerenti con le proiezioni sia di Eurostat (per la demografia) che dell’Aging Working Group (AWG), che ottiene il suo mandato dal Comitato di politica economica. Mi chiedo se i nostri politici si documentano abbastanza perché non vedo politiche di tutela per gli over 65, ma solo penalizzazioni continue.

Prof. Michele Poerio
Presidente di Federspev

24 giugno 2024
© Riproduzione riservata

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