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30 GIUGNO 2024
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Comuni, Sanità e Autonomia regionale differenziata. Premessa e un quesito   

di Gianluigi Trianni

06 GIU - Gentile Direttore,
la normativa italiana non prevede una responsabilità amministrativa diretta da parte dei Comuni delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale, che è assegnata invece alle Regioni ed “agita” tramite le Aziende Sanitarie Locali ed Ospedaliero Universitarie. In tutta Italia però, tramite normative specifiche di ciascuna regione, è previsto per tutti i Comuni, dalle Città Metropolitane ai più minuscoli, singoli o variamente associati, un ruolo politico potenzialmente decisivo, se assolto.

La normativa della regione E.R. prevede in estremissima sintesi che i Comuni variamente associati, tramite Le Conferenze territoriali sociali e sanitarie,
• esprimano pareri obbligatori sui bilanci pluriennali di previsione, sui bilanci preventivi e sui bilanci d’esercizio delle Aziende sanitarie,
• partecipino alla programmazione in fase di definizione dei bisogni, di valutazione di funzionalità dei servizi sanitari e di loro distribuzione nel territorio,
• coordinino accordi ed intese tra Comuni e le Aziende Usl l’integrazione tra servizi sociali (di cui hanno la responsabilità amministrativa diretta) e servizi sanitari,
• esprimano un parere formale sulla nomina dei direttori generali delle Aziende sanitarie.
Queste funzioni politiche sono ulteriormente potenziate in caso di coincidenza di ambito territoriale tra Distretti delle AUSL e Unioni dei Comuni.

Premessa (sintetica) stato di fatto del SSN
Tutti deplorano e vivono come un incubo “le liste di attesa”, compresi i presidenti di Regione per l’immagine di falliti che ne deriva agli occhi all’opinione pubblica che li elegge, in quanto epifenomeno, presente in tutte le regioni ed espressione del loro malgoverno politico amministrativo, della inadeguatezza strutturale del Servizio sanitario nazionale ad assicurare il diritto alle cure efficaci ai quasi 60 milioni di italiane/i di tutte le età, (a prescindere da dove abitino).

Tutti deplorano e vivono come un incubo, compresi i presidenti di Regione, l’assoluta insufficienza del Fondo sanitario nazionale per superarle, tramite necessari e forti investimenti stimabili in decine di miliardi l’anno “nel pubblico” (alcuni presidenti – o tutti? vista la diffusione della malapianta corruttiva e delle teorizzazioni della “sinergia pubblico- privato” - per finanziare ulteriormente la sanità privata).

A fronte di una inflazione che nel 2022 è stata dell’8,18% e nel 2023 del 5,7 % il tasso di crescita sull’anno precedente del finanziamento del SSN previsto dal DEF 2024 del governo Meloni decresce da 2,2% nel 2025 a 2,1% nel 2026 a 1,8% nel 2017!

E si sa dove porteranno, ma non di quale entità saranno gli ulteriori tagli sui fondi per i servizi pubblici (Sanità, Pensioni e Tutele sociali, Scuola Università, Giustizia) le trasformazioni in corso dell’economia italiana in economia di guerra e l’impatto del nuovo strangolante Patto di Stabilità della UE (= austerity) post Coved-19.

Già oggi, e da decenni, la sanità pubblica è parcellizzata in 21 Servizi Sanitari Regionali (cfr. Prov. di Trento e Bolzano) già autonomi rispetto al Parlamento ed al Ministero della Salute su numerosi aspetti normativi, modelli organizzativi. Già oggi l’autonomia differenziata è fallita come dimostrano non solo le liste di attesa, e quindi la mancata assicurazione dei Livelli Essenziali di Assistenza, ma anche il fenomeno della mobilità (fuga) interregionale, l’aumento delle persone che per motivi di povertà rinunciano alle cure e la sostanzialmente assenza, salvo rare eccezioni, delle “Case della Comunità”, nuovo ed irrinunciabile modello tenuto conto delle specificità demografiche e del bacino di utenza relativo, per ciascun Comune dei servizi territoriali

Impatto Autonomia Regionale differenziata sulla sanità
L’autonomia regionale differenziata, prevista dal DDL (Meloni, Salvini, Tajani Zaia) Calderoli e di prossima trasformazione in legge, (cosa possibile tecnicamente anche prima delle elezioni amministrative del 8-9 giugno!!), in specifico per la sanità, concederà autonomia legislativa ancora maggiore di quella di cui già godono, e che è già fallita alle regioni su personale, tickets, farmaci, rapporti con le università, edilizia sanitaria e fondi assicurativi di iniziativa regionale.

Porterà anche a maggiore confusione e costi amministrativi come esito della coesistenza necessaria tra “burocrazie pubbliche” necessarie a gestire le decine di funzioni amministrative decentrate alle regioni che avranno ottenuto autonomia in sanità e quelle che già oggi gestiscono le stesse funzioni presso il Ministero della Salute per le regioni che non adiranno alla autonomia differenziata in sanità!

Si tenga poi conto dell’impatto negativo sulla salute delle politiche di frazionamento differenziato per regione delle altre 22 materie oltre la sanità e che comporterà il peggioramento delle condizioni di vita (ambiente, lavoro, trasporti, energia) della collettività in generale, e, in forma specifica, quella di ciascun Comune.

Il più grave degli impatti, e quello che già oggi ne blocca una più rapida attuazione da parte del governo e della maggioranza parlamentare neofascista, è che solo per assicurare i LEA e gli altri Livelli essenziali delle prestazioni delle altre materie (LEP) su tutto il territorio nazionale mancano circa 80 mld.

E sono valutazioni stimate sulla base di standards sottodimensionati, come lo sono quelli connessi al PNRR per la sanità.
Il DDL Calderoli precede che tutto si faccia senza variazioni di bilancio.

Quindi drammatico ed incrementale sottofinanziamento e “sottofunzionamento” del servizio sanitario nazionale, espansione del settore privato, anche con ruolo attivo delle regioni nel settore assicurativo, esclusione dalle cure dei settori deboli della società e maggiore pressione sui redditi delle lavoratrici e dei lavoratori e delle classi medie pauperizzate.
Tutto ciò naturalmente articolato Comune per Comune.

Ruolo dei Sindaci e dei Consigli Comunali nella opposizione alla Autonomia regionale differenziata in sanità
Alla luce di questi dati di fatto e normativi cosa possono i Sindaci e le Maggioranze dei Consigli Comunali e chi sia candidata/o per diventarlo?
- Possono/debbono opporsi vigorosamente ad ogni tentativo di sottofinanziamento e sottofunzionamento del servizio sanitario pubblico nel loro Comune, utilizzando tutte le opportunità di “direzione politico programmatica” offerte loro dalla attuale normativa sulle Conferenze Socio-Sanitarie Territoriali, pretendendo dalle burocrazie della Aziende Sanitarie la totale trasparenza e completezza delle informazioni necessarie a svolgere tale ruolo.
- Possono creare presso ciascun Comune delle Consulte Comunali per la Salute ed il Benessere sociale per “agire” come portavoce e collante della partecipazione democratica alla gestione della sanità pubblica
- Possono/debbono dichiarare la loro opposizione alla Autonomia Regionale Differenziata e sostanziarla con:
- la richiesta ai Presidenti di Regione ed alle loro maggioranze di ritirare immediatamente ogni richiesta di Autonomia già avanzata o in corso di richiesta formale
- la dichiarazione da subito della loro intenzione di promuovere e di partecipare a Referendum abrogativi di norme attuative della Autonomia Regionale differenziata che nelle prossime settimane/mesi dovessero essere approvate dalla maggioranza neofascista in Parlamento o imposte allo stesso da improvvide forme di sostituzione della centralità del Parlamento da parte del “Primo Ministro” o del “Ministro degli Affari Regionali”
- aderire al movimento “La Via Maestra” per l’attuazione della Costituzione comprensiva della opposizione alla Autonomia regionale Differenziata

Tutto ciò premesso la domanda è: ritengono i Candidati sindaci ed i candidati consiglieri di impegnarsi contro l’Autonomia Regionale Differenziata sulla Sanità e necessariamente su tutte le altre materie da subito in campagna elettorale e nel prossimo futuro nelle cariche elettive che eventualmente saranno chiamati ad esercitare?

Gianluigi Trianni
Medicina Democratica
Comitati NoAD

06 giugno 2024
© Riproduzione riservata

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