Gentile direttore,
nell'audizione in Senato del 6 febbraio u.s. Americo Cicchetti, direttore generale della programmazione del Ministero della Salute, ha anticipato, come riportato su QS dal direttore Luciano Fassari, l’ultimo monitoraggio relativo al 2022 dei Livelli essenziali di assistenza erogati dalle Regioni.
Il quadro che ne emerge è drammatico in quanto sono solo otto le regioni (più il Trentino) che garantiscono i «livelli essenziali di assistenza» sanitaria, mentre nelle altre dodici – a cui va aggiunto l’Alto Adige – c’è almeno una macro-aera (prevenzione ma anche assistenza distrettuale) in cui il servizio non raggiunge lo standard minimo fissato.
Un netto peggioramento rispetto al precedente monitoraggio dove le regioni adempienti erano ben 12.
Altrettanto preoccupante la relazione della Corte dei Conti in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario che dichiara fra l’altro “La grave crisi di sostenibilità del sistema sanitario nazionale non garantisce più alla popolazione un’effettiva equità di accesso alle prestazioni sanitarie”.
Indebitamento degli italiani e rinuncia alle cure
Sono poi stati pubblicati alcuni dati relativi all'indebitamento degli italiani per cure mediche da cui si evince che complessivamente ammontano ad 1 miliardo i prestiti richiesti per fronteggiare eventi legati alla propria salute.
Se a questo si aggiunge l'incremento del numero di persone che rinunciano alle cure mediche per questioni economiche, appare allora in tutta la sua drammaticità sia la situazione sanitaria del Paese sia lo stato di salute del SSN.
La percezione dei cittadini
I dati appena illustrati evidenziano con chiarezza come vi sia una percezione chiara del non più adeguato funzionamento del SSN non solo fra gli addetti al lavoro ma anche fra i cittadini.
Particolarmente indicativo in tal senso è il dato relativo all' indebitamento degli italiani per cure sanitarie che rimanda ad una diffusa percezione negativa del funzionamento del sistema.
In altri termini lo sfascio dilagante fa disamorare le persone e le induce a pagare di tasca propria per avere delle cure che il SSN già eroga anche se è faticoso raggiungere la prestazione.
Ossia non abbiamo più solo cittadini che non c’è la fanno a sostenere i costi della salute legati ai diversi ticket o a spese dirette come le cure dentali, ma anche fra coloro che ritengono l'obiettivo salute rilevante o che necessitano di cure, molti non si avvalgono più del Sistema pubblico e accedono a prestazioni a pagamento.
Un dato che potrebbe lasciarci indifferenti pensando che sia una libera scelta ma così non è e così non dovrebbe essere in un sistema pubblico e per un bene pubblico quale la salute.
Il tramonto della cultura della salute
Il peggioramento dei livelli di assistenza e la rinuncia alle cure non solo mettono in discussione un diritto costituzionale ma hanno anche l'effetto di erodere la cultura della salute fra i cittadini.
Il SSN dunque non riesce più a garantire un principio universalistico, sia per la scarsezza dei servizi che offre e sia per la sfiducia dei cittadini che non vi si riconoscono più.
La nostra proposta di Piano quinquennale per la salute è il tentativo di uscire da questo stato di crisi e di presenza ormai drammaticamente evidente.
Un SSN da riformare.
Rinunciare alle cure mediche, chiedere prestiti per soddisfare dei bisogni di salute, ricorrere sempre di più al privato accreditato, sono tutti indicatori del fatto che così come è attualmente strutturato il nostro SSN è inadeguato.
A pesare liste di attesa troppo lunghe, ticket inadeguati per alcune tipologie di persone, servizi territoriali inesistenti o inadeguati, ecc. , convinzione che il privato funzioni meglio perché ti da’ una risposta anche se te la devi pagare.
Condizioni e comportamenti che oltre a pesare negativamente sulla salute collettiva della popolazione, pesano anche sul fatto che un sistema funziona se utilizzato, che un sistema e’ flessibile e adeguato alle esigenze di salute della popolazione se prende in carico non solo un numero significativo di pazienti ma anche se è capace di rispondere alle diverse tipologie ed esigenze della popolazione.
Dal nostro punto di vista vi è poi un aspetto culturale molto importante: rinunciare alle cure, ricorrere al privato per avere qualche forma di risposta in tempi decenti, sono tutti comportamenti non solo di mal funzionamento del SSN ma, cosa più grave, che mettono in discussione la validità è l’importanza di un buon SSN.
Un sentimento che sembra essere cercato dal decisore pubblico, nel momento in cui non interviene per risolvere tale stato, al fine di erodere la radicata cultura della salute come bene pubblico e collettivo fra la popolazione. Cultura frutto non solo di progetti innovativi come sono i principi del SSN nonostante tutto, ma di decenni di lotte, di dibattiti e di misure lungamente rivendicati e perseguiti in linea con le esigenze dei singoli e delle collettività.
Erodere e minare tale cultura rientra nelle strategie implicite che molti attori e decisori sembrano voler perseguire ostinatamente al fine di far fallire completamente il SSN.
Come in più occasioni abbiamo sottolineato non basta un sistema di servizi per rispondere ai bisogni sanitari e di salute, ma serve una cultura della salute (Health litteracy) diffusa per rendere utili e utilizzabili al meglio tali servizi e per fare prevenzione.
One Health, prevenzione e promozione della salute sono, assieme ad un sistema di servizi funzionante, la base di una buona salute individuale e collettiva e quindi di un Paese.
Inoltre un sistema di salute è efficace ed efficiente se ha carattere universalistico, di flessibilità e di resilienza e risponde ai reali bisogni della popolazione.
Roberto Polillo
Mara Tognetti