Proposte di legge deludenti sul contrasto ai disturbi alimentari
di Andrea Angelozzi
07 FEB -
Gentile Direttore,ho letto con attenzione la
proposta di legge in materia di contrasto ai disturbi alimentari presentata da un gruppo di Senatori del PD, di cui ci da notizia
Quotidiano Sanità con una lettera inviata dalle Senatrici Zambito e Zampa. L’attenzione era stata suscitato dalla promessa di un provvedimento che volesse essere alternativo a quello presentato dal gruppo parlamentare di FdI, per il quale ci eravamo già espressi criticamente su
Quotidiano Sanità.
Di fatto devo confessare una certa delusione che nasce in primo luogo dalla sostanziale somiglianza fra i due provvedimenti: certo manca la parte penale della proposta di FdI, sottolineando quindi il problema nella sua realtà sanitaria e sociale, per il quale l’accento va posto sula prevenzione e sulla cura; anche se poi in entrambi i progetti permane la fantasia che sia utile e soprattutto possibile bloccare facilmente i siti che favoriscono una cattiva cultura alimentare. E manca la giornata sui disturbi alimentari, sostituendo una sensibilizzazione così limitata e celebrativa con una visione più ampia, che vede la introduzione, che peraltro andrebbe definita meglio, di un nuovo insegnamento di educazione alimentare nelle scuole primarie e secondarie. Ci pare una ipotesi importante, anche se purtroppo la letteratura scientifica limita molto l’efficacia di aspetti informativi nella modifica di comportamenti a componente patologica.
Ma poi alla fine il piano di interventi è simile e sviluppato per ovvi identici concetti generali, né potrebbe essere diversamente per questa, come per tante altre patologie. Viene ugualmente proposta la organizzazione di una rete di servizi, senza peraltro approfondire cosa sia stato fatto in questi anni e quali modelli le varie Regioni abbiano sviluppato. La proposta del PD aggiunge – suscitando molte domande - anche una serie di specifiche relativamente alla organizzazione di questi interventi, dove la cura del legislatore, per le strutture destinate alla gestione delle complicanze mediche, si sofferma sull’evitare che in esse vi sia la presenza di pazienti terminali, persone molto anziane o con gravi problemi internistici e frequenti urgenze mediche. Filtri che mi suscitano - certo erroneamente - molte fantasie relativamente a strutture private. Ma il legislatore affida a due righe anche la completa modifica di ogni modello ora esistente, istituendo la organizzazione dei servizi sanitari in un’unità funzionale di salute mentale per l’infanzia e l’adolescenza (UFSMIA) fino ai venticinque anni.
Entrambe le proposte poi insistono sul fatto che annualmente venga portata al Parlamento non una relazione politico/organizzativa sullo stato dei servizi, dei bisogni della popolazione e di quanto erogato, ma sulle nuove acquisizioni scientifiche con particolare riferimento ai problemi concernenti la diagnosi precoce e il monitoraggio delle complicanze. E non sappiamo se saranno previsti crediti ECM per deputati e senatori.
Nella loro lettera la due Senatrici sottolineano la necessità di partire dalla dotazione stabile di risorse economiche, garantendo fondi certi. In questo senso indicano la necessità di un incremento di 10 milioni di euro rispetto a quanto indicato dall’articolo 1, comma 688, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, e cioè 10 milioni di euro. Complessivamente si tratta di 20 milioni annui che corrispondono con conti grossolani a 40.000 euro ogni struttura ipotizzabile per 100.000 abitanti che, calcolando sui dati generali riportati nella lettera, finirebbe per seguire in media 6000 persone ogni anno. Non so quanto personale si possa prendere con questa cifra, ma temo sia del tutto insufficiente per qualunque progetto realistico.
Al di là del tema specifico, mi rimangono dei dubbi di fondo: ma siamo sicuri che debbano essere fatte leggi specifiche per organizzare l’assistenza per specifiche patologie o questo dovrebbe fare parte della programmazione da costruire all’interno del SSM? E qualora vengano fatte leggi specifiche, non sarebbe il caso di comprendere cosa si sta già facendo di efficace e con quali modelli, definendo anche organizzazioni e finanziamenti realistici? Possibilmente evitando leggi alternative che in realtà si rincorrono proponendo con poche variazioni le stesse cose.
Andrea AngelozziPsichiatra
07 febbraio 2024
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