Gentile direttore,
in premessa volevamo rassicurare la presidente Barbara Cittadini che il nostro intento non è certo quello di demonizzare il privato ma di aprire un dibattito franco, rude senza, cadere in attacchi personali fine a sè stessi che squalificano ogni discussione del merito. Ovviamente senza ricorrere alla strategia del “al lupo, al lupo” ma ricorrendo a dati di fonti ufficiali, quindi sulla base di ragionamenti fondati scientificamente.
I dati sulle strutture da noi riportati sono quelli contenuti nell' annuario del Ministero della Salute e quindi se la codifica in esso contenuta è inadeguata non siamo noi a potercene fare carico.
A tale riguardo potremmo aprire un lungo ragionamento sull’ importanza di dati sistematici, continui, comparabili e ovviamente descritti in modo tale che tutti possano comprendere gli andamenti, le tendenze, ecc, ma non è di questo che volevamo discutere nel nostro contributo precedente.
Il lavoro di Floranello e colleghi su contributo degli accreditati all’emergenza/urgenza
In un pregevole lavoro dell'Anaao a firma di Florianello e colleghi sui servizi di emergenza e urgenza e sul contributo dato dalle strutture accreditate e pubbliche a livello nazionale in termini di posti letto messi a disposizione e numero di accessi si desume come "Il privato con il 40,4 % delle strutture per Acuti e il 23,4 % dei posti letto ha il 9,7% degli accessi in DEA/PS lasciando il 90,3% al pubblico".
Un dato che giustifica ampiamente la nostra asserzione che il privato massimizza i rendimenti e minimizza i costi.
Nei nostri ospedali il più basso indice di complessità in alcune tipologie di attività rispetto alle grandi strutture accreditate deriva oltre che dalla inadeguatezza del modello di management adottato, come più volte ripetuto, dal fatto che nel pubblico le attività ordinarie sono ormai completamente sovvertite dalla necessità di dare assistenza ai pazienti provenienti dai PS che evidentemente non stanno altrettanto a cuore agli erogatori accreditati.
I reparti chirurgici dunque (il vero core business del privato) non lavorano più sull' elezione ma sulla necessità di trattare casi urgenti e politraumatizzati. Mentre i privati possono scegliere i DRG più remunerati, i pubblici devono dare assistenza a quelli che invia loro il PS senza badare al valore del case-mix. Anche questo una realtà indiscutibile.
Così in ortopedia: una cosa è trattare le protesi (campo privilegiato del privato) ad alto rendimento e altro è trattare o dovere trattate traumi e per-trocanteriche. Lo stesso dicasi per la cardiochirurgia dove ormai esistono specifici gruppi privati che operano in tutta Italia.
Un trattamento diseguale tra pubblico e privato
Un secondo elemento da considerare è il diverso trattamento che con gli anni è stato riservato ai privati.
Abbiamo scelto la Regione Lazio, come caso emblematico ma potremmo fare molti altri esempi a partire dalla Regione Lombardia.
Nel Lazio dove coesistono due servizi sanitari diversi uno pubblico e l'altro di proprietà del Vaticano (Policlinici Gemelli e Campus Bio-medico, Bambino Gesù, IDI e altri ospedali come Cristo Re, Fatebenefratelli etc) in convenzione obbligata come previsto dalla 833/78, il trattamento è stato sempre a favore dei religiosi.
Ricordiamo a titolo di esempio che per anni i bilanci del Gemelli sono stati ripianati attraverso il pagamento di cosiddette "attività non misurabili" che compensavano le perdite. Lo stesso Ospedale, il più importante del Lazio mette a disposizione del CUP regionale solo il 2% delle prestazioni prenotabili e si è dovuto aspettare il Presidente Rocca per chiedere che fosse elevato al 50%.
Privato sociale e intramoenia: l’abbandono del servizio pubblico
Per fare quadrare i bilanci molte di queste strutture hanno spostato tutta una serie di prestazioni ambulatoriali, non più remunerative, dal pubblico al privato sociale. Il Gemelli ad esempio non eroga più prestazioni di allergologia, di cui è stato sempre il principale punto di riferimento, in regime pubblico e ora i cittadini hanno solo due possibilità o l'intramoenia pura in orario pomeridiano (attesa di poche settimane) o il privato sociale nello spazio antimeridiano (attesa di numerosi mesi). Un modo molto singolare di avere rapporti convenzionali!
Queste strutture inoltre dispongono di una forte presenza di posti letto per solventi riuscendo così a pareggiare i propri conti anche con tariffe di rimborso oggettivamente basse. Senza contare gli ulteriori finanziamenti che ogni anno la Finanziaria riserva loro o la creazione esclusivamente al loro interno di centri di eccellenza per patologie rare.
La crescita smisurata del privato frutto di scelte politiche
La nostra tesi dunque lungi dal demonizzare il privato in generale sostiene che la causa della crescita smisurata di tale settore è stata determinata da chiare scelte politiche che hanno penalizzato l'assistenza pubblica attraverso una serie di misure: l' implementazione di una programmazione basata solo su tagli lineari, riduzione delle piante organiche delle strutture pubbliche tramite il blocco delle assunzioni con inevitabile riduzione della produttività, gestione fallimentare delle aziende sanitarie e della scelta dei dirigenti seguendo logiche di fedeltà più che di competenza.
Ragionare sulla relazione pubblico/privato per ripensare il SSN
Ragionare sulla relazione pubblico/ privato nel SSN significa ripensare il SSN, la sua operatività, la sua sostenibilità, il ruolo dei diversi attori che entrano nel campo della salute, con le potenzialità, i limiti e gli interessi di ogni attore, senza nasconderci che cosa è realmente successo in questi 45 anni di SSN e cosa più importante cercando di definire, se possibile, quali debbono essere le strategie future per continuare a garantire un Servizio Sanitario Pubblico, senza nascondere nulla sotto il tappeto.
Un pubblico ed un privato competitivo e collaborante che condivide una progettualità valutabile, verificabile, rimodulabile sulla base dei risultati operativi e dei bisogni di salute, dal nostro punto di vista, e da dati di fonte ufficiale alla mano, e’ una delle strade che consentiranno di continuare a garantire il diritto alla salute dei cittadini, tutti i cittadini a partire dagli ultimi.
Roberto Polillo