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Liste d’attesa, se cercare soluzioni complesse diventa un alibi

di Licio Iacobucci

17 NOV - Gentile Direttore,
ormai quotidianamente si scrive delle liste di attesa in sanità. Ognuno propone e discetta compreso il sottoscritto. Il problema delle liste di attesa è molto complesso, e di non semplice soluzione, perché le componenti che intervengono sono molteplici e coinvolgono personale, apparecchiature, strutture, aspetti organizzativi, aggiornamento annuale delle prestazioni LEA che aumentano progressivamente, e non ultimo il bisogno di salute che è aumentato nei cittadini sempre più sensibili alla prevenzione.

E’ evidente pertanto che la riduzione delle liste di attesa richiede interventi radicali, pluridisciplinari che coinvolgono tutti gli stakeholder e la parte politica da cui che dovrebbe partite un’azione concreta per calendarizzare una riforma del SSN che ormai data 45 anni (avvenuta con la legge n.833 del 1978), periodo in cui c’è stata una rivoluzione digitale tumultuosa e direi anche economica con la introduzione dell’euro.

Tanto premesso questo non vuol dire che in attesa non si debba fare niente perché la situazione è complessa. A mio avviso anche iniziando con interventi semplici si potrebbero aver risultati non trascurabili. Si rileva infatti, che molti pazienti prenotati non si presentino all’appuntamento previsto negli ambulatori, perché data la necessità hanno già eseguito la prestazione o in altra sede o magari a pagamento, per cui restano posti vuoti, a volte tanti e non infrequentemente si vedono ambulatori quasi vuoti. A poco è servita la norma di far pagare la prestazione prenotata ai pazienti che non disdicono l’appuntamento. Per cui a mio avviso un intervento iniziale di base e anche semplice da attuare potrebbe essere il richiamo dei pazienti da parte del CUP per verificare la conferma dell’appuntamento.

Naturalmente per fare questo si dovrebbe potenziare l’organico degli addetti ai CUP, intervento credo economicamente abbastanza compatibile. Già solo questo semplice intervento porterebbe alla riduzione delle liste di attesa di un 20% circa. Purtroppo, l’alibi di pensare a interventi più strutturali e complessi crea un immobilismo con un meccanismo di feedback negativo, in cui l’effetto si riverbera negativamente sulla causa peggiorandola.

Dr. Licio Iacobucci
Già Direttore del Dipartimento Diagnostico e dei Servizi Ospedaliero

17 novembre 2023
© Riproduzione riservata

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