Gentile Direttore,
nel complimentarmi per le condivisibili puntualizzazioni di Troise e Palermo a proposito dell’impatto della attività libero professionale dei Medici sulle liste di attesa, vorrei aggiungere due elementi non trascurabili che contribuiscono, appunto, ad alimentare le famose liste di attesa.
N°1 LA PARCELLIZZAZIONE DELLE STRUTTURE NON COORDINATE FRA LORO. In molti settori assistiamo a una offerta di servizi eccessiva sia in termini di ambulatori che in termini di reparti. Questo porta, paradossalmente, ad accrescere il numero di prestazioni sia ambulatoriali che chirurgiche generando inappropriatezza, competizione fra strutture vicine, diminuzione della qualità (non dimentichiamo mai il rapporto universalmente riconosciuto volumi/esiti), difficoltà a gestire casi complessi con relativo rischio per la salute del cittadino. Pertanto credo sia il momento di cominciare a dire con chiarezza che avere "l'ospedale sotto casa" non è un vantaggio come spesso sbandierato dal politico locale , ma comporta gravi rischi per la salute.
Infatti, l'attuale incremento della durata della vita, la complessità e la fragilità di molti pazienti, la frequente necessità di prestazioni multidisciplinari, la necessità di apparecchiature molto sofisticate e costose, implicano una necessaria concentrazione della casistica. Pertanto, bisognerebbe rivedere l'intera organizzazione e fare in modo che ci sia un reale collegamento fra le varie strutture dell'area con il sistema hub & spoke non solo all'interno della ASL ma almeno con una dimensione regionale per evitare sovrapposizioni, competizioni, inappropriatezza e, in ultima analisi, risparmiare fornendo contemporaneamente un servizio migliore.
N°2 IL PROBLEMA DELLA PERSISTENTE DIFFERENZA QUALITATIVA FRA NORD E SUD. una buona parte delle liste di attesa dei grossi ospedali del nord sono dovute al fatto che il bacino di utenza di tali ospedali va ben oltre la programmazione dei servizi a favore della popolazione locale per la quale sono evidentemente pensati. Ma, naturalmente, oltre alle liste di attesa questo gap nord sud comporta una serie di altri effetti negativi noti a tutti e di cui non si parla mai, nè tantomeno, qualcuno pensa di lavorarci per cercare di eliminarlo. Ma questo è un tema che davvero necessiterebbe di un ampio e articolato dibattito
Livio Presutti
Università di Bologna