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Sul futuro della medicina generale la discussione sia costruttiva

di Roberto Polillo

27 LUG -

Gentile direttore,
nel suo ultimo intervento su QS il dott. Belleri, dopo una poco convincente introduzione in cui dà del moralista a chi ritenga opportuno inquadrare il MMG nel contratto pubblico, arriva al nocciolo della questione ponendo una domanda la cui risposta è come direbbe Cartesio “chiara” e “distinta”: "Resta da capire ad esempio come sia possibile che, a dispetto di invidiabili condizioni economiche e normative, all’ATS di Milano siano arrivate solo 48 domande al bando per reclutare 424 generalisti, come era già accaduto in primavera. Secondo i sindacati "Il problema è che il nostro lavoro non vuole più farlo nessuno", il che è perlomeno curioso con i lauti compensi, la mancanza di concorrenza e i privilegi corporativi descritti dai critici della (presunta) libera-professione"

Una ricostruzione grottesca delle posizioni altrui

Il dott. Belleri in altre parole ritiene che i proponenti il contratto di filiera per i MMG e per gli altri medici che operano nel SSN, pubblici o privati che siano, abbia come fine punire dei liberi professionisti ingiustamente considerati privilegiati, corporativi e interessati solo a guadagni extra per riportarli, come dice oltre nel suo articolo, sotto il tacco della dirigenza distrettuale.

Una ricostruzione grottesca del pensiero altrui che è un espediente per non affrontare proprio il tema centrale, dallo stesso identificato chiaramente, del perché i giovani disertino i bandi per la medicina generale. La proposta di un nuovo inquadramento giuridico dei NMG mira in realtà a dare una risposta a questa domanda giustamente sollevata.

Essa, ne sia certo Belleri, non riguarda lo "sterco del demonio" ma un altro tipo di moneta che, pur essendo immateriale, è sicuramente più importante del primo. Per rendere attrattiva una professione bisogna ridarle quella dignità di cui oggi è priva per scelta dei sindacati autonomi, complice l'acquiescenza dei decisori politici, che hanno barattato la qualità professionale con il mantenimento di uno stato di liberi professionisti in cambio di una finta autonomia professionale e, cosa non detta, del diritto di accesso ai piani nobili della professione (Fnomceo e Enpam).

Rilanciare una professione che i giovani rifiutano

Questo i giovani lo hanno capito e non accettano di fare una medicina di carta sempre più priva di "presenza clinica" buttando così via anni di studio per passare il tempo a riempire format amministrativo- burocratici.

Questo svilimento della professione cesserebbe se i MMG fossero inseriti nelle case della comunità dove personale amministrativo svolgerebbe a posto loro gli inevitabili compiti burocratici. I MMG potrebbero così inserirsi in team multidisciplinari e dedicarsi a tempo pieno e con soddisfazione a quel lavoro clinico che oggi non possono svolgere; obbiettivo perseguito invece fortunatamente dai giovani medici che si rifiutano di iniziare una carriera professionale destinata a deluderli

La nostra proposta, su cui si può essere totalmente in disaccordo, nasce da un fine nobile, tutt’altro che punitivo, che non dovrebbe essere distorto da chi non avendo argomenti per rispondere o si offende non si sa per cosa o per lesa maestà; un pretesto per utilizzare un modo irastico di argomentare in cui si può dimostrare tutto e il contrario di tutto senza esprimere con chiarezza una propria posizione.

Che la discussione sia aspre ma costruttiva

Ho già rivolto un invito a noi tutti che veniamo ospitati su questo giornale in cui siamo liberi di esprimere le nostre opinioni: questo privilegio non può diventare un modo per sfogare frustrazioni o dare sfoggio della propria erudizione. Il senso di responsabilità verso chi ci legge dovrebbe portare tutti noi a discutere francamente animatamente ma senza manipolare o squalificare il pensiero altrui per la magra consolazione di glorificare il proprio sé.

Roberto Polillo



27 luglio 2023
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