Gentile Direttore,
nei giorni scorsi Quotidiano Sanità ha dato risalto ai dati sul tasso di allattamento esclusivo al seno in Italia derivanti dal Sistema di Sorveglianza 0-2 dell’ISS e presentati nel corso della “IV Conferenza nazionale sull'allattamento”.
Riteniamo di poter offrire un ulteriore contributo di conoscenza aggiungendo alcune informazioni a quanto riportato tramite i dati (in parte recentemente pubblicati) dello studio di coorte “NAscere e creScere in ITAlia (NASCITA)”, coordinato dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano in collaborazione con l’Associazione Culturale Pediatri.
Questo studio segue la crescita e lo sviluppo di 5.000 neonati italiani, assistiti da 139 pediatri di famiglia, rappresentativi per caratteristiche e distribuzione geografica della popolazione italiana. Nel campione di 4.245 neonati “fisiologici” (escludendo i nati pretermine, con basso peso alla nascita o con patologie che hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva neonatale o un prolungamento della degenza ospedaliera, condizioni associate a una minore probabilità di allattamento), la prevalenza di allattamento esclusivo è risultata del 74% alla dimissione dall’ospedale, con diminuzione al 67% a un mese di età e al 60% a 2-3 mesi. L’allattamento esclusivo per almeno 6 mesi (come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) ha riguardato 1 neonato su 4 (26%). Lo svezzamento (conclusione dell’allattamento esclusivo) è avvenuto per tutti i neonati entro il compimento degli otto mesi.
Le differenze tra aree geografiche nella prevalenza di allattamento esclusivo sono già evidenti dopo la dimissione ospedaliera (77% nel nord e centro versus 68% nel sud) e si mantengono nei primi 3 mesi, per poi amplificarsi, con una differenza quasi doppia tra nord e centro (31%) e sud (17%) nell’allattamento esclusivo per almeno 6 mesi.
Alla valutazione ai 12 mesi di età dei bambini (non sono esclusivo), le differenze nell’allattamento al seno sono invece minori (47% al nord versus 41% al sud).
Nascere al Sud riduce della metà la possibilità di essere allattati esclusivamente per 6 mesi o più, mentre il basso livello educativo della mamma riduce questa probabilità di un terzo e la mancanza di occupazione lavorativa di un quarto.
La bassa prevalenza dell’allattamento esclusivo e le differenze geografiche sono da tempo evidenziate dagli studi condotti in Italia e gli interventi a supporto di questa buona pratica appaiono necessari (e urgenti), ancor più per le famiglie più vulnerabili.
In ogni caso, non si può non sottolineare come le differenze emergano già al momento della dimissione ospedaliera, a indicare come occorra investire anche nella formazione e attitudine degli operatori che assistono mamma e neonato durante e dopo la nascita attivando e mantenendo nel tempo interventi di tipo organizzativo-gestionale e informativo per garantire l’avvio tempestivo dell’allattamento e il suo mantenimento esclusivo nei primi mesi.
Antonio Clavenna, Maurizio Bonati