Gentile Direttore,
è stato pubblicato il “SUMMARY OF THE OCCUPATIONAL THERAPY PROFESSION IN EUROPE” a cura del Consiglio Europeo dei Terapisti Occupazionali (COTEC), organizzazione che rappresenta 33 associazioni europee di terapia occupazionale e più di 205.000 terapisti occupazionali.
Il “Summary” snocciola i numeri della terapia occupazionale in Europa, permettendo il confronto tra i diversi Paesi delle rispettive associazioni membri. Mediamente in Europa esercitano la professione 41.62 terapisti occupazionali ogni 100.000 abitanti. In Italia, soli 4.45 su 100.000 abitanti.
Nonostante, a livello globale, sempre più studi mostrano che gli interventi di terapia occupazionale sono efficaci per le persone, di tutte le età, riducendo l'utilizzo dell'assistenza sanitaria, migliorando la capacità di completare le attività della vita quotidiana in modo indipendente o con assistenza ridotta e aumentando la qualità della vita 12, c'è un grande bisogno insoddisfatto dei servizi.
Uno dei motivi è la mancanza di comprensione, all'interno dei sistemi sanitari, dell'importanza per la salute dell'impegno nelle occupazioni, delle intese come attività significative per il proprio contesto culturale, adeguate all’età, scelte, organizzate e svolte da ogni individuo per provvedere a sé stesso, provare gioia nel vivere e contribuire alla vita economica e sociale della comunità. A causa di questa visione limitata, i terapisti occupazionali possono essere incasellati in ruoli ristretti, come esperti di motricità fine o della vestizione. Le evidenze dimostrano come il ruolo del terapista occupazionale sia vario e possa comprendere numerose pratiche tra cui la riduzione del numero cadute con una valutazione ambientale mirata, gli interventi sulla salute sessuale o ancora sull’utilizzo delle tecnologie assistive.
Un secondo motivo riguarda l'accesso. Molte persone non possono usufruire dei servizi di terapia occupazionale a causa dei finanziamenti limitati o assenti per la riabilitazione in generale o specificamente per questa disciplina. Altre persone perché vivono in territori dove le erogazioni delle prestazioni sono limitate. Sebbene la telemedicina sia promettente, non sempre questo tipo di approccio è convenzionato e rimborsato o adatto alle esigenze della persona.
Un terzo motivo riguarda la disponibilità di terapisti occupazionali. La World Federation of Occupational Therapists ha stimato che dovrebbero esserci circa 75 terapisti occupazionali ogni 100.000 persone. Tuttavia, come scritto sopra, siamo ben lontani da tali cifre. Eppure i terapisti occupazionali, in Italia, sono i secondi, nell’area riabilitativa, con il tasso di lavoro post-laurea più elevato: l’85,8% (Almalaurea).
L'OMS (2019) ha affermato che la riabilitazione dovrebbe essere offerta a persone con un'ampia gamma di condizioni di salute; durante tutte le fasi del corso della vita; nell'assistenza acuta, subacuta e a lungo termine, anche nelle cure primarie.
Le notevoli carenze nel contesto italiano possono essere determinate anche dall’inesistenza di percorsi di formazione quali dottorati, specifici per la figura. L’Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali(AITO) in questo senso si impegna a incentivare la ricerca, in modo tale da creare anche evidenze italiane sull’efficacia della disciplina. Incentivare la ricerca significa creare figure specializzate in questo ambito, che possano aumentare la conoscenza e, di conseguenza, le competenze del professionista. L’importanza della ricerca non si esaurisce ai soli ricercatori, ma si espande soprattutto ai clinici, i quali potranno esercitare la loro professione attenendosi ai dati della letteratura, in modo da migliorare maggiormente la qualità di vita delle persone con disabilità.
Gabriella Casu
Rachele Simeon
Delegata italiana per COTEC
Referenze