DM77. Cosa non mi convince delle dichiarazioni della Fimmg
di Saverio Andreula
30 GIU -
Gentile Direttore, secondo quanto riportato negli articoli del
31 gennaio e
31 maggio 2023 su
QS, dal segretario nazionale della Fimmg Scotti, la presidente del Consiglio Meloni “bene fa a non considerare le Case della Comunità una soluzione”, aggiungendo che la Fimmg e il ministro Schillaci, con tutta la squadra del dicastero della Salute, stanno lavorando all’unisono “per definire progetti utili a soluzioni che soddisfino le esigenze dei pazienti e siano gratificanti e attrattive per i medici”. Ecco “attrattive” per i Medici!
Avrei preferito che Scotti enunciasse non solo gli aspetti gratificanti per i Medici che rappresenta, ma anche la prospettiva di una migliore soddisfazione dei pazienti!
“I problemi della Sanità italiana non si potranno mai risolvere costruendo -cattedrali nel deserto”, afferma ancora Scotti, “serve invece un lavoro certosino che realizzi un sistema di cura e di assistenza sempre più capillare e prossimo al cittadino”. E ribadisce che “serve una riorganizzazione del territorio con investimenti sul personale, perché non sono certo le Case di Comunità la soluzione”.
Il mio pensiero sulla portata delle affermazioni della Fimmg nazionale mi inducono ad essere fortemente preoccupato di quello che sarà il destino del DM 77/2022 e dei modelli che in esso sono definiti per la costruzione della rete dei servizi territoriali.
Sono altresì ancor più preoccupato quando Scotti sottolinea “quanto stia diventando proficuo il dialogo con il Presidente della Federazione Ordini Farmacisti Italiani, Andrea Mandelli, nell’individuazione di modelli che vedono nella collaborazione tra medici di famiglia e farmacie la realizzazione di un’assistenza sempre capillare e prossima al cittadino, modelli di assistenza disponibili in tutte le realtà, non solo nei -deserti- urbani dove sorgeranno le Case di Comunità”.
E allora mi chiedo: perché Scotti non apre al dialogo istituzionale con la Fnopi per le migliori sinergie a beneficio dei cittadini, atteso che le risorse umane più rilevanti per competenze e per gli obiettivi che si prefigge il PNRR e il DM 77 sono i professionisti Infermieri?
Ovvero il pensiero di Scotti è che bisogna evitare di costruire cattedrali nel deserto e dare più risorse e opportunità ai MMG e ai Farmacisti magari concedendo loro di amministrare un esercito di infermieri cui affidare nella qualità di Generali il “lavoro sporco”?
Veniamo al dunque. Come tutti ben sanno, l’Assistenza Primaria rappresenta la prima porta d’accesso al SSN. Essa rappresenta infatti l’approccio più inclusivo, equo, conveniente ed efficiente per migliorare la salute fisica e mentale degli individui, così come il benessere della società. La Commissione Salute Europea, nel 2014, definisce l’Assistenza Primaria come: “l’erogazione di servizi universalmente accessibili, integrati, centrati sulla persona in risposta alla maggioranza dei problemi di salute del singolo e della comunità nel contesto di vita. I servizi sono erogati da équipe multiprofessionali, in collaborazione con i pazienti e i loro caregiver, nei contesti più prossimi alla comunità e alle singole famiglie, e rivestono un ruolo centrale nel garantire il coordinamento e la continuità dell’assistenza alle persone”.
Il SSN persegue questa visione mediante le attività distrettuali, la pianificazione, il rafforzamento e la valorizzazione dei Servizi territoriali, in particolare: - attraverso lo sviluppo di strutture di prossimità, come le Case della Comunità, quale punto di riferimento per la risposta ai bisogni di natura sanitaria, sociosanitaria a rilevanza sanitaria per la popolazione di riferimento; - attraverso il potenziamento delle cure domiciliari affinché la casa possa diventare il luogo privilegiato dell’assistenza; - attraverso l’integrazione tra assistenza sanitaria e sociale e lo sviluppo di équipe multiprofessionali che prendano in carico la persona in modo olistico, con particolare attenzione alla salute mentale e alle condizioni di maggiore fragilità; con logiche sistematiche di medicina di iniziativa e di presa in carico, attraverso la stratificazione della popolazione per intensità dei bisogni; - con modelli di servizi digitalizzati, utili per l’individuazione delle persone da assistere e per la gestione dei loro percorsi, sia per l’assistenza a domicilio, sfruttando strumenti di telemedicina e telemonitoraggio, sia per l’integrazione della rete professionale che opera sul territorio e in ospedale; -attraverso la valorizzazione della co-progettazione con gli utenti; - attraverso la valorizzazione della partecipazione di tutte le risorse della comunità nelle diverse forme e attraverso il coinvolgimento dei diversi attori locali.
Insomma, in questa fase storica, eventuali scelte errate, antitetiche alla “vision” del D.M. 77/2022, potrebbero portare l’Italia a non cogliere le opportunità che l’Europa ha messo a disposizione, attraverso il PNRR, al fine di far fronte alle molteplici criticità insistenti sul SSN del nostro Paese! Insomma, l’unico paradigma possibile è quello di riuscire a implementare e portare a termine tutto quello è stato previsto dal D.M. 77/2022, che a mio avviso, altro non è che il futuro della sanità.
Insomma, i medici provino, almeno per una volta a uscire dai loro “recinti” decisamente obsoleti e superati dal tempo e dai fatti. Il futuro è uno e passa, solo ed esclusivamente, attraverso l’integrazione tra strutture, attraverso l’integrazione tra aree e soprattutto attraverso l’integrazione tra professionisti della salute e del sociale che, all’unisono, hanno un solo obiettivo: operare per e con i cittadini.
Saverio Andreula Presidente OPI di Bari
30 giugno 2023
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lettere al direttore