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Sulla salute mentale in Veneto, quel filo logico su cui si inciampa

di Andrea Angelozzi

30 MAG -

Gentile Direttore,
c’è un filo logico e la gente ci inciampa - segnalava Fabio Fibra in una canzone. Confesso che, pur avendo studiato logica (o forse per questo..) taluni interventi della Regione Veneto in tema di Salute Mentale non finiscono di stupirmi.

Nel maggio del 2022 la Giunta regionale approva la DGR 371, scritta su due piedi (nel senso della fretta e dell’unico estensore) in sospetta coincidenza con le linee guida Ministeriali, della pubblicazione dei dati disastrosi sulla realtà regionale e della imminente manifestazione a Padova a difesa della Sanità pubblica che poi ha visto ben 5000 partecipanti.

E’ un documento che, pur non essendo mai passato nella apposita Commissione Consiliare, si propone come indirizzo programmatico per gli anni successivi. Al suo interno troviamo un elenco di cose già fatte o che sono promesse da anni e di cui non c’è traccia (ad esempio adeguati spazi di ricovero di neuropsichiatria infantile per evitare lo sconcio dei ricoveri dei minori in SPDC), oltre agli adempimenti obbligatori alla luce del PNRR.

Gli aspetti innovativi sono adeguamenti di alcune figure professionali per rimediare parzialmente alla enorme differenza fra le varie Ulss della Regione, la media della Regione e le medie nazionali. Non solo l’adeguamento è temporaneo (e coerente non con un maggiore investimento della Regione, ma con lo stanziamento una tantum delle linee guida ministeriali), ma non c’è una sola parola sulla gravissima carenza di psichiatri, che sono da oltre un decennio ben al di sotto dello media nazionale.


C’è anche una inclusione dei minori, da 12 anni in su, non in un un dipartimento integrato, ma nella psichiatria degli adulti, quasi fossero adulti bonsai, suscitando argomentate critiche, peraltro senza risposta, in ambito di neuropsichiatria infantile.

La DGR 371/2022 indicava anche altri obiettivi, creando un insieme difficilmente coerente. Dava avvio infatti ad una Conferenza Regionale che, articolata su più tavoli, ponesse le basi per un nuovo Progetto Obiettivo, dimenticando che entrambi i due già esistenti, non solo non sono stati pienamente applicati, ma anzi, progressivamente disattesi. Ma qui si apre il rischio di inciampare, con la contraddizione fra un documento che indica il progetto per gli anni successivi e la indicazione, contenuta in esso, di costituire commissioni per una conferenza regionale finalizzata a scrivere questo stesso progetto che è già stato scritto. Non solo, ma per meglio chiarire (o forse no..), la stessa 371/2022 costituisce anche un'altra serie di gruppi di lavoro che dovranno lavorare nei mesi successivi per indicare come completare in modo applicativo quanto indicato nella DGR stessa, confermando che è quello il documento di programmazione ed il progetto per gli anni futuri.

La distinzione bizantina fra una DGR che definisce la progettualità futura ed un Progetto Obiettivo che dovrebbe designare la stessa progettualità, scompare considerando che quello che poi conta sono le ricadute sui servizi, e sono quelle indicate dalla DGR 371/2022. E’ come fare approvare il progetto di un grattacielo, e chiedere poi ai condomini di progettarlo, mentre contemporaneamente gli si chiede di descrivere come saranno gli ascensori, i marmi dell’ingresso e le vetrate del progetto già approvato. La singolarità di un progetto che chiede la condivisione per definire ciò che ha già definito riduce a ridicoli esercizi elementari i paradossi che hanno a lungo appassionato la logica classica.

Adesso, a distanza di un anno dalla DGR 371/2022, verranno resi pubblici con una Conferenza a due tappe i documenti prodotti dai gruppi di lavoro, e su questa base (forse) verrà iniziata la costruzione del nuovo Progetto Obiettivo, realizzato suppongo nel 2024, ed attuato in un 2025 che peraltro è governato dalla DGR 371. Ad ogni singolo gruppo hanno partecipato numerose persone, in gran parte operatori dei servizi, chiamati o accettati dalla Regione. Sono persone che hanno lavorato con impegno e buona fede, e che alla fine hanno certamente prodotto bellissimi documenti (qualcosa - confesso - trapela) su temi importanti come la informatizzazione e la telemedicina, il capitale umano nel modello bio-psico-sociale, il protagonismo della utenza e del terzo settore, i diritti di cittadinanza e lo stigma, il problema della adolescenza, i contesti della riabilitazione dalla residenzialità al budget di salute, che farebbero felice qualunque rivista scientifica.

Sono temi tuttavia che non pongono in discussione la DGR 371/2022 come cornice che disegna i servizi e la loro operatività e non possono entrare più di tanto nella realtà effettiva dei servizi del Veneto, con la cronica povertà di risorse, la bassissima spesa in questa area, l’enorme numero di interventi riabilitativi a scapito di quelli terapeutici, gli ampi spazi operativi ed economici occupati dai privati, l’alta ospedalizzazione l’ancor più alta degenza media, l’assenza di posti per la degenza di minori, la povertà di quanto viene offerto agli esordi, l’assoluta mancanza di un quadro unitario fra le varie Ulss per stili di lavoro e risorse, la difficoltà nel rendere pubblici i dati.

Già, perché c’è anche un problema di dati, considerato che la Regione da anni non fornisce alcun report, se non un recente sintetico elenco dei pochi indicatori che si salvano, come unica risposta ai tanti indicatori drammatici che erano stati resi pubblici, peraltro desunti dal SISM e da dati grezzi che la Regione stessa aveva fornito. E’ stato descritto il grattacielo, ma non c’è traccia dei mattoni per farlo, degli operai che dovranno costruirlo e delle risorse necessarie, e non si sa molto del terreno su cui vanno fatte le fondamenta.

Purtroppo nel programma della conferenza non è previsto alcuno spazio per un dibattito …

Un articolo di Jones, Latham & Betta (2014) mostrava come, anche nelle organizzazioni lean più avanzate, di fatto la partecipazione diventa facilmente un aspetto illusorio, citando una ditta, ritenuta modello per partecipazione, in cui questa si era concretizzata solo nell’esprimere la preferenza per la pizza a pranzo. Non so come si possa spingere le ditte ad una partecipazione effettiva, ma certo spetta alle persone riconoscere quando il loro contributo può diventare reale o quando purtroppo, al di là delle migliori intenzioni, finisce per dilatare i tempi, far cronicizzare i problemi e lasciare immutate le cose.

Ma forse devo tornare a studiare logica …che mi sia sfuggito qualcosa?

Andrea Angelozzi
Psichiatra



30 maggio 2023
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