Gentile direttore,
non possono essere tutte coincidenze. C’è evidentemente un disegno premeditato da parte della Giunta regionale di dissolvere il sistema sanitario pubblico umbro. Quello di oggi e anche quello di domani.
Alla cattiva gestione odierna, che di fatto nega l’assistenza sanitaria ai cittadini, prevista dalla Costituzione (come evidenziato dalla Corte dei Conti), si aggiunge una malasanità programmatoria che ne compromette il futuro.
Ad oggi, non c’è angolo della regione dove la sanità non sia in sofferenza. Sono in sofferenza i servizi territoriali e sono in crisi i servizi ospedalieri.
Le prestazioni specialistiche, come certificato da AGENAS, hanno subito una drastica riduzione. Le liste d’attesa sono bloccate o lunghissime, con pazienti obbligati dopo molti mesi d’attesa ad attraversare la regione da un capo all’altro. Oppure a rivolgersi più comodamente ai privati. Naturalmente pagando di tasca propria quello a cui avrebbero già diritto per le tasse che pagano.
I conti, come è noto, sono fuori controllo con un deficit che si aggira sui 250 milioni e contemporaneamente la regione riesce a non utilizzare neanche le risorse nazionali: non sono stati spesi 2,8 milioni destinati, dal precedente governo, all’abbattimento delle liste d’attesa.
Inopinatamente, tre mesi dopo viene preadottato (e non ancora deliberato) un protocollo d’intesa con l’Università che contraddice il PSR, entra pesantemente nella organizzazione del SSR, stabilisce la formazione delle Aziende ospedaliere integrate, stravolge il modello di gestione conferendo di fatto una integrale delega di potere (illegittima) all’Università, sulle Aziende Ospedaliere e su tutto il sistema sanitario regionale, perfino nel rapporto con i privati. A questa delega era associata la pressoché completa deresponsabilizzazione dell’Università dal punto di vista finanziario, del contributo di risorse presenti passate e future.
In questo quadro è stato definitivamente adottato nell’agosto 2022 quello stesso Piano Sanitario Regionale già stroncato dall’Università.
Evidentemente, il fondamentale atto programmatorio della Regione in sanità, costituito dal PSR di cui avrebbe dovuto far parte preventivamente la convenzione con l’Università, è risultato poi ininfluente rispetto alle scelte (quali??) che si vogliono fare.
In questa navigazione senza rotta e senza nocchiere si inserisce la lunare conferenza stampa del 17 aprile. Regione ed Università hanno illustrato un fantomatico documento (che non hanno presentato) nel quale si disegnerebbe una nuova organizzazione delle Aziende ospedaliere integrate (che ancora non esistono) nel buio della confusione programmatoria di cui sopra.
Pensano insomma di andare avanti a protocolli indefiniti, con parziali delibere prive di coerenza programmatoria, prive di distinzione di compiti, ruoli e responsabilità tra le due istituzioni. Senza uno straccetto di analisi, di previsione e di proiezione sul reale sviluppo dell’assistenza ai cittadini, sulla qualità delle cure e delle scelte, sulle necessità di personale e modalità di selezione, e soprattutto sui costi indotti da altri e che inevitabilmente ricadranno sui cittadini umbri.
Questa politica sanitaria della Giunta regionale risponde certamente a precisi interessi, ma di sicuro non sono quelli dei cittadini umbri.
Nicola Preiti, coordinatore provinciale Italia Viva Perugia
Andrea Fora, consigliere regionale Patto civico per l’Umbria-Italia Viva