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Cosa ci insegna la bozza del nuovo Piano Socio Sanitario delle Marche

di Claudio Maria Maffei

12 APR -

Gentile Direttore,
parafrasando con il dovuto rispetto la seconda parte del celebre incipit di Anna Karenina, la esperienza delle Marche insegna che ogni sanità regionale infelice è infelice a modo suo e, possiamo aggiungere, ci insegna molto sulla infelicità delle altre.

Ad esempio ci insegna molto la vicenda del nuovo Piano Socio Sanitario delle Marche, una vicenda esemplare, purtroppo in senso molto negativo, sia nei modi che nei contenuti.

Una vicenda che sta maturando in una Regione governata da due anni dal centrodestra e per questo considerata un modello dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Prima i fatti e poi gli insegnamenti. I fatti, in parte anticipati in un precedente intervento, sono che sta cominciando a circolare e a esser discusso con gli “stakeholder” e i “territori” una Bozza di Piano Socio Sanitario (PSSR) 2023-2025 di cui non è nota la paternità e di cui non esiste traccia nei siti ufficiali della Regione.

In pratica la Bozza circola quasi fosse una sorta di samizdat 2.0, e cioè una di quelle pubblicazioni di dissidenti diffuse clandestinamente nella vecchia Unione Sovietica in copie ciclostilate.

Qua la diffusione avviene via Whatsapp e via mail, ma sempre clandestina è visto che nemmeno stakeholder e territori ne hanno spesso la copia intera nell’ultima versione. Attualmente circola un testo alla ottava revisione e sei appendici (fatte per lo più di dati) alla sesta revisione. Ovviamente circolano anche delle slide, quelle ai nostri tempi non mancano mai.

Passando ai contenuti, le 196 pagine del testo e le 310 pagine delle appendici (una mole che scoraggia la lettura e rende difficile il confronto) vanno lette alla luce dei due problemi specifici della sanità delle Marche, comuni a molte altre Regioni ma particolarmente accentuati nelle Marche: una grande debolezza di tutti i servizi territoriali e una rete ospedaliera pubblica ipertrofica come numero di strutture e di unità operative.

La debolezza dei servizi territoriali la dimostrano sia i dati del monitoraggio del Ministero della Salute, che quelli dei Centri e degli Istituti di Ricerca che monitorano le sanità regionali, come il CREA di Tor Vergata (vedi il suo XVIII Rapporto) e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (vedi il suo rapporto 2021).

Quanto alla rete ospedaliera, i parametri del DM 70 prevedono per le Marche molti meno reparti (e quindi meno ospedali pubblici) di quelli che attualmente ha. Ad esempio le Marche hanno 14 terapie intensive e 14 cardiologie contro il massimo di 10 che dovrebbe avere ed hanno tra strutture pubbliche e private molto più delle 15 chirurgie generali e ortopedie che pure dovrebbe avere.

Gli effetti di questa rete ospedaliera sono immaginabili e mi limito a ricordarne uno: le troppe strutture ospedaliere pubbliche con attività per acuti, spesso molto vicine tra loro, impegnano molto personale nelle urgenze e si trovano in difficoltà nello svolgere l’attività programmata sia di tipo ambulatoriale che chirurgico come testimoniato dal sottoutilizzo dei blocchi operatori, dall’enorme problema delle liste di attesa e dal fatto che nonostante tutto la mobilità passiva è alta.

Data questa premessa la Bozza di PSSR delle Marche può essere più facilmente sintetizzata e commentata. Sulla parte territoriale (e quindi sulla prevenzione e sulle attività distrettuali) il PSSR prende impegni generici a medio-lungo termine riprendendo quanto contenuto in precedenti atti. Per l’area della prevenzione si fa ampio riferimento all’ottimo Piano Regionale della Prevenzione 2020-2025, documento di alto profilo tecnico. Peccato che le risorse dei Dipartimenti di Prevenzione siano molto scarse come purtroppo la pandemia ha messo in evidenza. Per l’area dei servizi territoriali si fa ampio riferimento alla DGR 1781/2022 che declina sul piano dei modelli organizzativi di riferimento lo sviluppo di questi servizi in applicazione del DM 77.

Peccato che il PSSR in questa parte non tenga minimamente conto degli enormi vincoli esistenti in tema di personale. Si dedica ad esempio un intero paragrafo all’infermiere di famiglia e di comunità quando nelle Marche non ne lavora nemmeno uno e in alcune Regioni come la Toscana ne lavorano già a centinaia.

Ma è sulla assistenza ospedaliera che il PSSR delle Marche si scatena, visto che si sa che i voti ancora si prendono e si perdono con gli ospedali. Con questo Piano passerebbero nella attuale versione sia il mantenimento per intero della attuale rete ospedaliera che il potenziamento di alcuni piccoli ospedali.

In particolare, si prevedono massicci investimenti sui tre ospedali di area disagiata già esistenti (uno esistente quasi solo sulla carta) prevedendo in tutti e tre l’apertura di un pronto Soccorso (in due casi per trasformazione di un Punto di Primo Intervento e in un caso creando una nuova funzione nell’area dell’emergenza/urgenza) e potenziando in due la attività chirurgica (in un caso potenziando la Chirurgia Generale in regime ordinario aperta 7 giorni su 7 contro le previsioni del DM 70 e attivando nell’altro caso una week surgery in una struttura che da decenni non svolge attività chirurgica).

Questi ultimi due ospedali sono quello di Pergola (con ex Sindaco l’attuale Assessore Regionale ai lavori pubblici) e quello di Cingoli (con ex Sindaco l’attuale Assessore Regionale alla sanità). Nella stessa area dove insistono questi due ospedali sono previsti dal PSSR importanti investimenti in altre tre strutture sede di ospedali di comunità con la seguente motivazione: “Tali territori raccolgono i bisogni sanitari di ampie aree geografiche contraddistinte da una situazione climatica caratterizzata da abbondanti nevicate (ricordiamo quelle del gennaio 2005 e febbraio 2012 con livelli di innevamento che in qualche caso hanno raggiunto altezze davvero impressionanti, misurabili in metri) e da venti la cui intensità, specie quelli di caduta dall'Appennino, possono raggiungere e superare i 100 km/h.”

E adesso alcuni tra i tanti insegnamenti che questa vicenda offre al dibattito sulla crisi del SSN che anima ogni giorno Quotidiano Sanità:

Claudio Maria Maffei



12 aprile 2023
© Riproduzione riservata

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