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Abolizione numero chiuso sarebbe colpo mortale a Ssn

di Giammaria Liuzzi

16 GEN -

Gentile direttore,
non si possono che condividere le recenti dichiarazioni e le iniziative conseguenti della ministra dell’Università e Ricerca Anna Maria Bernini in tema di accesso alla facoltà di medicina e chirurgia. La condivisione è duplice: nelle finalità, ovvero nel riformare il sistema di selezione dei medici del domani garantendone un rigoroso fabbisogno, e nelle modalità, ovvero nell’istituzione di un gruppo di lavoro per individuarne i meccanismi operativi.

Non si può inoltre non fare un plauso all’archiviazione definitiva del concetto populista “mancano specialisti, aboliamo il numero chiuso”, sostituito con, citando le parole della ministra, “Non c’è dubbio che programmare l’entità degli accessi a medicina sia una necessità: anche il passaggio al numero chiuso è stata una scelta dettata dalla necessità. La professione era inflazionata, l'offerta di medici era superiore alle richieste e anche gli standard formativi non apparivano in linea con quelli europei. L'accesso programmato era, quindi, la risposta più decisa a motivazioni tanto serie”.

Una ottimizzazione delle modalità di accesso a tutti i corsi di laurea sanitari, non solo della facoltà di Medicina, non è mai stato per nessuno un tabù e un sistema come quello attuale, basato su test a crocette salito puntualmente agli onori della cronaca per domande sbagliate da parte dei funzionari ministeriali, può e deve essere ottimizzato per abolire l’angoscia e paura che decine di migliaia di giovani hanno nel non riuscire a coronare il loro sogno di diventare medici che possano erogare salute ai cittadini italiani con passione, professionalità e dedizione. Senza nessun meccanismo volto a programmare rigorosamente il numero annuale di laureati in medicina, si contribuisce concretamente a foraggiare le cooperative che, con contratto di lavoro a cottimo, de professionalizzano i medici e ridono sensibilmente le qualità di cura offerte.


Peccato però che, a differenza delle finalità a cui non possiamo che applaudire, sulle modalità di individuazione delle strategie realizzative si è partiti con il piede sbagliato. Citando ancora le recenti dichiarazioni della ministra: “Oggi abbiamo la necessità eli capovolgere il meccanismo: partendo dal nuovo fabbisogno effettivo di medici e sanitari, dobbiamo adeguare le capacità e l'offerta potenziale del sistema universitario. E con questo approccio che abbiamo istituito un gruppo di lavoro con tutti gli attori in campo (…). Con la collaborazione di tutti vogliamo, entro il primo trimestre di quest'anno, offrire una prima risposta per definire un programma di accesso alla facoltà di Medicina ragionato ed efficace. Siamo aperti al confronto, alla valutazione di ogni tipo di esperienza, comprese quelle estere, a un dialogo costruttivo che ci faccia uscire dall'attuale immobilismo e ci proietti in un domani che abbia al centro la persona, la sua cura ma anche la sua autodeterminazione”.

Ci rammarica e duole constatare che in questo gruppo di lavoro siano state totalmente escluse tutte le realtà sindacali, professionali, associative e ordinistiche, soppiantate da uno stuolo di accademici e tecnici. Per troppi anni c’è stata una contrapposizione ideologica e granitica tra i legislatori ed i veri e certificati rappresentanti della classe medica, con scarso dialogo e poca volontà di confrontarsi. Quel mondo che rappresenta i medici dell’oggi vuole dare il proprio contributo fattivo ed efficace nella selezione dei medici del domani, quegli stessi rappresentanti che hanno per tutto il decennio scorso denunciato lo scarso finanziamento dei contratti di specializzazione e che ora si tocca con mano la carenza, soprattutto in certe branche come quella d’emergenza-urgenza che tanto crea sofferenza ed indignazione nei pazienti.

Con queste premesse, c’è l’occasione unica di poter davvero mettersi a lavoro intorno ad un tavolo e lavorare fattivamente e costruttivamente, attraverso un gruppo di lavoro che attualmente non è inclusivo “di tutte quelle esperienze” del panorama sanitario italiano. Non vorremmo che un tavolo “monco” possa partorire soluzioni troppo universitario-centriche, volte ad esempio all’aumento dell’introito di tasse universitarie o utilizzando come parametro i voti conseguiti agli esami del 1°anno che possano far rimpiangere l’impianto attuale. La nostra volontà di “metterci in gioco” in questa sfida è totale e senza nessun pregiudizio o visioni ideologiche, sta ora al Governo e alla Ministra non chiudere porte.

Giammaria Liuzzi
Responsabile Nazionale Anaao Giovani



16 gennaio 2023
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