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Troppe difficoltà per l’accesso agli atti in salute mentale

di Andrea Angelozzi 

08 LUG -

Gentile Direttore,
la condivisione delle informazioni è un elemento essenziale per consentire la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e gestionali che li riguardano. Solo sulla base di una condivisione informata è possibile costruire inoltre quella collaborazione reale con gli operatori e gli stessi utilizzatori che può garantire un reale funzionamento di qualità nei servizi.

Ci domandiamo quanto questo diritto dei cittadini trovi attualmente effettiva risposta.  L’impressione infatti è di assistere invece ad una sostanziale carenza di informazioni e di dati attendibili in aspetti centrali della gestione della sanità pubblica. A fronte delle varie criticità sottolineate dai giornali, dalle rappresentanti sindacali o dai cittadini, non fa riscontro se non raramente una puntuale presentazione dei dati pertinenti da parte del Ministero o da Regioni o USL, con il rischio di trasformare una riflessione approfondita e documentata in una battaglia di dichiarazioni.

Anche il Veneto purtroppo non rappresenta eccezione a questa situazione.

Delle numerose richieste di accesso agli atti fatte in questi mesi come cittadini, chiedendo dati relativi alla sanità, solo la prima ha avuto esito positivo, per quanto molto parziale rispetto ai dati richiesti.

Si trattava di dati relativi alla Salute Mentale, intesi a colmare una lacuna informativa importante relativa a dati recenti e delle singole ASL, cui purtroppo non davano risposta i dati SISM, relativi a due anni precedenti e ad una visione della intera Regione. Questi dati si sono rivelati di grande importanza, costruendo dopo anni un report aggiornato sulla situazione, segnalando anche non solo la grande disomogeneità nei servizi o la risposta alla pandemia, ma anche criticità nell’invio dei dati al SISM.

Da allora però ogni richiesta è stata rifiutata: di fatto i cittadini non possono conoscere quale sia la entità delle contenzioni meccaniche effettuate nei Servizi del Veneto, o la realtà di servizi quali quelli per le Dipendenze, dove si rinvia ai dati nazionali (ricchi ma con importanti lacune per capire le singole realtà) o quelle dei minori, dove non esistono invece né report locali né nazionali. Analogamente non vengono rilasciati dati relativi alla spesa attribuita ai privati in questi ambiti.

Comprendiamo (in parte) le motivazioni che spaziano dalla necessità di tutelare la privacy all’onere degli uffici regionali che devono preparare il materiale, ma questo lascia alcune domande senza risposta: questi dati che chiediamo non dovrebbero essere elaborati di routine come base per la programmazione, le scelte regionali e la individuazione delle criticità? E non sarebbe doveroso che venissero pubblicati, anche senza richiesta specifica dei cittadini, per garantire la trasparenza nelle scelte? 

A  mio parere non si tratta di un problema del Veneto, ma di un approccio più generale che sta sviluppandosi, con un solco crescente fra chi gestisce i servizi e le risorse per attuarli e chi di fatto ne fruisce.

E la legge sulla trasparenza, intesa proprio per restituire ai cittadini il diritto di esprimersi in forma informata sulle questioni che li riguardano, si infrange di fronte ai problemi che le Amministrazioni evidenziano in una sua piena attuazione.

Andrea Angelozzi 

Psichiatra



08 luglio 2022
© Riproduzione riservata

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