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Il futuro della medicina generale tra difficoltà e soluzioni composite

di Sara Albertini

08 LUG -

Gentile Direttore,
nel panorama attuale difficile e complesso, con la pandemia che non accenna a mollare la sua morsa in termini di energie, tempo e risorse lavorative diminuite, e i problemi di salute di una popolazione sempre più anziana e malata, nonché scontenta, sono fondamentali 3 macro temi, tutti necessari per far fronte alla carenza di risorse umane (incredibile questo momento storico in cui fondi, terapie innovative ed idee sono disponibili, ma mancano medici e infermieri che possano renderli utilizzabili!).

È finito il tempo in cui ogni italiano aveva a propria disposizione un medico per ogni singolo dubbio o lieve sintomo, e tuttavia non è pensabile di “abbandonare” persone che da decenni sono state rese dipendenti dal parere di un professionista anche per le questioni più banali, nonché indotte ad aspirare a un benessere assoluto senza fatica.

Occorre ripartire con campagne efficaci e capillari (scuole, luoghi di lavoro, social, giornali, televisione) per rendere autonomi gli adulti (partendo magari da bambini e ragazzi) su ogni questione di prima automedicazione, eliminando gradualmente l'idea diffusa che per ogni disturbo sia necessario un farmaco e quindi un medico (antibiotici per il mal di gola o la febbre, inibitori di pompa protonica al primo mal di stomaco ecc, farmaci il cui abuso ha anzi creato nel tempo gravi danni), quando spesso il riposo, una corretta idratazione ed alimentazione sono la via più corretta ed efficace per accompagnare il decorso normale di moltissime patologie acute. Se tutto questo sembra scontato e banale vuol dire che non si è mai frequentato un ambulatorio di medicina generale!

In questa macroarea va accennato, sebbene in maniera superficiale, alla necessità di interpellarci come classe medica e come società tutta su come gestire in modo sostenibile e giusto il carico di assistenza sanitaria e sociale della popolazione che invecchia (spesso in solitudine senza rete familiare), capendo quanto potrà essere fatto nelle strutture ospedaliere per acuti, e quanto in soluzioni intermedie che funzionino davvero al loro scopo. Andrà fatto in modo serio, libero da pregiudizi e sensi di colpa, senza perdere la pietas verso gli anziani che contraddistingue il popolo italiano, senza tuttavia impantanarsi in un immobilismo che, per paura di contenziosi medico legali, ci impedisce di trovare soluzioni anche drastiche ma dignitose.

La piramide delle età non è già da tempo una piramide, la popolazione anziana andrà aumentando a dismisura: risulta pertanto necessario e non procrastinabile un intervento deciso di prevenzione primaria rivolto agli adulti e ai giovani.

La falsa convinzione che eseguire esami ematici completi annualmente salvi da ogni male fa sprecare risorse e tempo a medici ed operatori, ma soprattutto distoglie l'attenzione dei pazienti dalle azioni fondamentali da intraprendere fin da giovani: astensione dal fumo, dieta ipocalorica, esercizio fisico, adesione agli screening oncologici e di salute pubblica come quello recente per l' HCV, sicurezza sui luoghi di lavoro (senza dimenticare la componente psicologica della salute) sono le fondamenta per una vita più sana, e una vecchiaia di miglior qualità essendosi dimostrate protettive verso la maggior parte delle patologie croniche. In una fase successiva, interventi farmacologici mirati e adeguati devono essere prescritti con decisione e libertà (appare oggi anacronistico puntare a contenere la spesa farmacologica per quei farmaci che hanno dimostrato riduzione di ospedalizzazione e mortalità, i benefici delle terapie si vedranno nel tempo!)

Il medico di medicina generale deve oggi organizzarsi con collaboratori di studio ed infermieri responsabili di una parte del lavoro dell'ambulatorio, e in gruppi di colleghi per poter garantire una copertura diurna adeguata a intercettare i bisogni dei pazienti in maniera più efficace.

In questa area va posta anche l'attenzione sul tema di tutti quegli atti del medico che non sono utili alla salute del proprio paziente e non sono atti clinici. Per non utilizzare la parola

“deburocratizzazione”, che sembra aprire un mondo troppo vasto da risolvere, si potrebbe iniziare a eliminare i procedimenti “doppi” ovvero tutto quello che due professionisti (spesso due medici:

MMG e specialista) fanno ognuno per la sua parte utilizzando entrambi tempo che potrebbe essere rivolto ad altri pazienti. Gli esempi sarebbero innumerevoli e ben chiari a chi vive la quotidianità dei nostri ambulatori, ma quello più attuale ed eclatante riguarda i certificati di malattia INPS rilasciati ai pazienti che già sono in possesso di un provvedimento di isolamento timbrato dal responsabile del DSP territoriale.

La mia esperienza professionale è breve e non pretendo di avere le soluzioni per problemi così complessi, tuttavia pare che le soluzioni e i progetti del PNRR trattino per lo più di strutture fisiche e organizzative, cattedrali nel deserto che non risolveranno il problema se non si riempiranno di contenuto e se non si affronterà quel necessario cambiamento culturale che può davvero modificare il tipo e la quantità della richiesta dei cittadini verso i propri medici sul territorio, primi baluardi dell'accesso al SSN.

Occorrerà renderci tutti consapevoli che la salute propria e anche del Sistema Sanitario Nazionale è nelle mani di tutti: medici, politici e cittadini.

Sara Albertini

Medico di medicina generale di Ravenna



08 luglio 2022
© Riproduzione riservata

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