Dalle Usca alle Uca, perché la medicina territoriale è al collasso?
di Coordinamento personale medico Usca toscane
04 LUG -
Gentile Direttore,
la Regione Toscana risparmia sulla salute, ma a farne le spese sono i cittadini. In questi giorni sta accadendo ciò che da giorni denunciamo: le sedi Usca stanno rimanendo scoperte in molte zone della Regione. Cosa ha determinato questa situazione?
La Regione Toscana ha proposto, ai medici che hanno finora lavorato nelle Usca, un nuovo incarico (nelle nuove Uca) aumentandone, però, le mansioni e riducendo, al contempo, sia il personale che la retribuzione (di quasi la metà), rendendola di fatto inferiore a quella della Continuità Assistenziale (la cosiddetta guardia medica). L’inquadramento proposto, tuttavia, è proprio quello della Continuità Assistenziale diurna, con un contratto che non prevede esposizione a rischio biologico da Sars-Cov2, presa in carico globale delle e dei pazienti, monitoraggio telefonico quotidiano delle persone prese in carico, diagnostica strumentale con ecografo ed emogas-analizzatore. Tutte mansioni richieste, invece, ai medici delle nuove Uca.
Inoltre, tale decisione è stata presa unilateralmente dal governo regionale e dalla Usl, senza il coinvolgimento di chi, per anni, ha lavorato nelle Usca, spesso supplendo alle carenze sistemiche della medicina territoriale e di tutto il Ssn.
Di fronte a queste condizioni di lavoro e all’atteggiamento indegno di Regione e delle Usl, la maggior parte delle colleghe e dei colleghi ha rifiutato il nuovo incarico.
La Regione Toscana sta, così, rinunciando a migliaia di mesi di esperienza professionale accumulata sul campo, a un servizio che funzionava e alla possibilità di tutelare davvero la salute della popolazione. Tutto ciò per un supposto risparmio economico che probabilmente non si verificherà mai.
Riteniamo, infatti, che in un momento di risalita dei contagi, decidere di risparmiare sul principale servizio territoriale di gestione dei casi positivi è segno di scarsa lungimiranza e di scarsa attenzione nei confronti dei bisogni della popolazione. Difficilmente l’Assistenza Primaria potrà supplire alla mancanza del servizio delle Usca in cui abbiamo lavorato finora, non per scarsa volontà o per minori competenze, ma per mancanza di tempo da dedicare a questo ulteriore compito. Tutto ciò si tradurrà prevedibilmente in un aumento degli accessi in Pronto Soccorso e, conseguentemente, delle ospedalizzazioni.
Ne è esempio quanto accaduto nella Usl Nord Ovest dove è stato smantellato un sistema esemplare di strutture di Cura Intermedie, un unicum nazionale comprendente servizi di terapia subintensiva, cure palliative e hospice. Un servizio oggi del tutto scoperto che ha portato a trasferire i pazienti in Ps.
Tutto ciò si sarebbe potuto evitare se, come fatto in altre regioni, ad esempio, in Emilia-Romagna, fosse stato confermato il servizio in atto a parità di personale, dotazioni, sedi, mansioni e retribuzione. Da parte nostra come sempre ribadito anche alle Usl e alla Regione c’è la disponibilità in qualsiasi momento a riprendere il servizio, purché venga riconosciuta la nostra professionalità, si coinvolga chi in questi anni ha lavorato nelle Usca nelle decisioni che riguardano il nostro lavoro e la salute dei pazienti.
Coordinamento del personale medico delle Usca toscane
04 luglio 2022
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