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Prossimità, integralità e bene comune. Dal Papa un messaggio forte sui capisaldi che deve possedere un sistema sanitario

di Flori Degrassi

16 GIU -

Gentile direttore,
ho avuto la fortuna di essere invitata dalla Dottoressa Tiziana Frittelli all’udienza che il Papa ha concesso a Federsanità Anci il 4 giugno scorso. Al di là dell’esperienza emotiva, che è strettamente personale, vorrei soffermarmi sulle parole usate da Sua Santità per descrivere come, secondo lui, dovrebbe essere un sistema sanitario.

Le parole da Lui usate sono state: prossimità, integralità e bene comune.

E’ da un po’ di tempo che cerco di trovare idee per contribuire a ripensare o migliorare il nostro sistema sanitario che, sarà pure uno dei migliori del mondo, ma che, a mio avviso ha bisogno di una revisione e allora ho pensato: perché non declinare le parole del Papa per come probabilmente le intendeva Lui e per come le intendiamo noi che facciamo, o abbiamo fatto parte, del nostro Sistema sanitario.

Prossimità certamente il Suo pensiero era per gli ultimi secondo il concetto cristiano di prossimo, “ama il prossimo tuo come te stesso”, come persona da amare e da sorreggere, ponendo quindi attenzione alle fragilità sociali. E’ da tanto che il Papa parla della “Cultura dello scarto” riferendosi alla nostra società che non rispetta gli anziani, i poveri o semplicemente diversi.

Per noi la prossimità è la medicina d’iniziativa, avvicinare i servizi alla casa delle persone o andare a casa delle persone facendosi carico dei loro problemi derivati o dall’età o dalle patologie croniche o dalla disabilità (PNRR e Decreto71).

Integralità deriva sicuramente dallo spagnolo” integral” che si può tradurre in italiano con integrale ma anche con  globale, integrato, olistico.

Noi parliamo di integrazione che però ha un significato diverso: nel sociale integrazione è tra i “diversi” e noi sappiamo quanti sono i non accettati nella nostra civilissima società siano essi poveri, popolazioni Rom e Sinti, stranieri, persone con problemi psichici, ecc.; nel sanitario è invece la rete ospedale territorio o il lavorare insieme di professionisti diversi nella multiprofessionalità e multidisciplinarietà e nel socio-sanitario è il sommarsi ed integrarsi degli interventi dei comuni, della Aziende Sanitarie e anche, se vogliamo, dell’INPS. (Missione 5 e 6 del PNRR).

Bene comune è una cosa da non perdere da accudire con tutta la forza possibile da parte della comunità composta dai cittadini siano essi pazienti o operatori.

Anche per noi, che ci occupiamo di sanità, è la stessa cosa. Il nostro servizio sanitario pubblico è un bene comune da non perdere o ridurre, perché come ha detto il Santo Padre, se si perde il sistema sanitario pubblico le diseguaglianze si acuiscono e non c’è più risposta ai bisogni dei poveri, dei fragili e degli emarginati e le differenze si ampliano peggiorando i problemi sociali, che possono diventare insostenibili.

Invito perciò chiunque, comunque la pensi in termini religiosi o sia ateo o agnostico, si accinga a riformare il nostro sistema sanitario a meditare sul senso di queste tre parole declinato o nel significato papale o nel nostro modo di pensare, meglio in entrambi perché, secondo me, sono concetti etici imprescindibili.

Potremmo poi su questo costruire tutte le tecnicalità possibili, inserire efficacia ed efficienza, qualità e appropriatezza, nuove modalità organizzative e lavorare sulla sostenibilità, ma non possiamo scordarci che l’inclusività, la prossimità, l’accessibilità, l’integrazione, la multiprofessionalità e multidisciplinarietà sono i principi cardine su cui si deve basare il nostro servizio sanitario pubblico per non acuire le diseguaglianze e perdere il suo mandato di farsi carico dei bisogni sanitari di tutti.

Flori Degrassi

Coordinatrice scientifica Forum Risk Management in Sanità
Membro dell’Osservatorio Medicina di Genere ISS



16 giugno 2022
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