Gentile Direttore,
se, da quanto si evince dai recenti articoli del prof. Cavicchi e della collega Mancin il mmg rischia di morire o addirittura è già morto, a mio avviso è inutile cercare di tenerlo in vita ad ogni costo. E’ arrivato il momento di andare oltre e di pensare a una nuova figura di medico che ridia dignità alla nostra professione e risponda alle esigenze di una società in forte cambiamento.
Da 27 anni faccio il medico di famiglia ed ho assistito, finora impotente, ad un progressivo e lento degrado del ruolo e del valore di questa professione. La pandemia ha solo accelerato i tempi e ci ha fatto capire che nelle modalità attuali non è possibile lavorare ovvero non possiamo più fare i medici. Io, che ci tenevo tanto ad essere chiamata e riconosciuta come medico di famiglia, ho capito negli ultimi due anni che la visione e il ruolo vanno modificati profondamente grazie, innanzitutto, ad un cambiamento culturale che dovremmo iniziare oggi, per poterne cogliere i frutti tra qualche anno.
La pandemia ha travolto e spazzato via i cardini su cui poggiava il medico di famiglia: il "rapporto fiduciario" ha dimostrato di essere obsoleto, i cittadini hanno bisogno di ricevere risposte pronte dalla sanità del territorio non necessariamente dal proprio medico; la libera professione e il concetto stesso di autonomia è caduto di fronte ai continui "ordini di servizio" delle ASL e ai decreti regionali, troppo spesso difformi tra loro; il tempo della cura è da tempo saltato sotto le incombenze burocratiche che di fatto ci impediscono di essere medici.
C'è bisogno di un nuova figura di medico che lavori fuori dell'ospedale e che appunto chiamerò il medico del territorio (mdt).
Il medico del territorio va inserito nel “Sistema delle cure primarie“ che assieme all’Ospedale e al 118/PS costituiscono i tre pilastri del SSN.
E’ ormai accertato che “Sistemi Sanitari caratterizzati da un’assistenza sanitaria di base (CURE PRIMARIE) forte e ben strutturata presentano migliori risultati in termini di salute della popolazione che assistono: aumentata efficienza, migliore qualità dell’assistenza, nonché crescita soddisfazione da parte delle persone assistite”, (Quaderni Monitor, Agenas 2022). Queste tre aree del SSN, devono essere considerate paritarie, ovvero nessuna è ancella o a servizio dell’altra ma in un’ottica di rete e di sistema complesso, le tre aree devono interagire e comunicare tra di loro .Basta con modelli obsoleti e contratti di lavoro frammentati (molte volte 20 contratti diversi, uno per ogni Regione). Adesso il sistema non comunica, neanche all’interno della stessa asl ,tra diversi dipartimenti, si ragiona ancora a silos e non in rete!
Come si pongono i medici del territorio in questo sistema? I medici del territorio (ex mmg) saranno specialisti in cure primarie e medicina di comunità. Tale specializzazione universitaria sarà gestita in dipartimenti misti dove parteciperanno tutti i professionisti delle cure primarie. L'università, con il dipartimento di Cure Primarie, si porrà l'obiettivo di formare alla multiprofressionalità tutti gli operaratori socio-sanitari.
Il mdt che ne uscirà dovrà saper gestire il cittadino su quel Territorio secondo i principi WONCA, cercarne attivamente la sua collaborazione in termini di empowerment e di engagement. Formazione simile equivalente sarà necessaria anche per le altre figure professionali socio-sanitarie, che agiranno in equipe, alleggerendo quel macigno burocratico, organizzativo e amministrativo che incombe ora solo sugli mmg. Sarà importante anche il contributo e l’alleanza con i Comuni, che abbiamo visto molto proficua in questi 2 anni.
E’ ora di cambiare rotta e per i medici del territorio chiedere un ruolo unico e tutele uguali su tutto il territorio nazionale, dipendenza da subito per i nuovi assunti e per chi ora lavora a quota oraria. Chi andrà in pensione tra pochi anni potrà scegliere se rimanere convenzionato o meno. Il sistema così strutturato,con il tempo migliorerà le condizioni di salute della popolazione e quindi sarà un gran risparmio per lo Stato.
Ci sono però, a mio parere ,delle precondizioni per la riuscita di questo quadro di riforma:
- formazione al cambiamento e alla cooperazione da operare su operatori e cittadini co- protagonisti del sistema;
- digitalizzazione del SSN (ne esistono già oggi ottimi esempi in Europa);
- il SSN deve tornare in mano pubblica, relegando al privato aree ben definite e invertendo la rotta triste preconizzata dal prof. Cavicchi;
- è necessaria una forte volontà politica a livello regionale e parlamentare che rispetti in pieno l’articolo 32 della Costituzione.
Tutto quanto scritto sopra, almeno in parte, non è frutto di una visionaria ma è scritto nell’opera collettiva, alla quale ho contribuito, assieme a quasi 150 professionisti e cittadini, pubblicata online nel 2021 che potete consultare qui sotto e spero lo facciano in molti, colleghi e non, ma soprattutto amministratori , politici e il ministro Speranza in testa: “il Libro Azzurro”.
Laura Viotto