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A torto o a ragione


06 GIU - Gentile Direttore,
leggo la locandina del quotidiano locale che strilla: “la USL impiega 5 milioni di euro per trovare medici”. Mi vengono in mente le parole di Giulio Andreotti: non basta avere ragione, bisogna avere anche qualcuno che te la dia. 

Quando scrivevo durante il 2014 che bisognava riconoscere delle indennità di disagio ai medici che lavorano in montagna se non si vuole perderli, l’allora direttore generale della Azienda rispondeva che qualche riconoscimento sarebbe arrivato solo per alcune disagiatissime realtà, perché il Cadore godeva di ottima salute e non era necessario alcun emolumento. Non mi avevano dato ragione, ma con questa risposta aziendale mi consolavo pensando a John Kenneth Galbraith quando scriveva sul Guardian nel 1989: in ogni grande organizzazione è molto più sicuro sbagliare con la maggioranza che avere ragione da soli. 

Quando la situazione montana cominciò a scricchiolare perché tanti medici cominciavano a gettare la spugna, andandosene, lo stesso direttore generale in una sua intervista due anni dopo, affermava con lucida e sfacciata sicumera che bisognava riconoscere qualche indennità ai medici di montagna e l’azienda muovendosi con elefantiaca lungimiranza e col tempismo delle tartarughe, riconosceva qualche indennità ma solo per i pediatri, per i medici di base, ciccia. E con questa alzata di ingegno aziendale mi venne in mente il monito di Jurij Gagarin quando passeggiava per lo spazio: è meglio sbagliarsi in fretta che avere ragione troppo tardi. 

Il troppo tardi è già qui, il futuro è già passato e quello che era il conto della serva, per una facile previsione, è diventata l’ennesima emergenza all’italiana: per non spendere dieci euro oggi ne spenderemo mille domani. Altra specialità tutta italiana, quando riusciamo a distruggere un servizio pubblico, poi lo compriamo su Amazon già bello e confezionato. Cosi gli ospedali di Cortina, con i pronto soccorso di Auronzo e Pieve sono finiti in mani private. Le mani migliori per gestire un servizio pubblico, perché notoriamente muniti di spirito caritatevole e mission da onlus. Nello stesso modo siamo finiti nella grottesca situazione di un solo medico di guardia medica in turno per tutta la provincia bellunese per le festività del 25 aprile. Queste delizie vengono da molto lontano, da almeno dieci anni di disaffezione e scarsa attenzione per la sanità pubblica. Che i nodi venissero prima o poi al pettine, sembra la solita grande scoperta di chi pesta acqua nel mortaio delle inettitudini burocratiche.

Sarebbe ora che coloro che governano la cosa pubblica tengano a mente le parole di  Tommaso d’Aquino: tre cose sono necessarie per raggiungere la salvezza di un uomo: sapere cosa deve credere, sapere cosa deve desiderare e sapere cosa deve fare. Siamo sicuri che in questi anni si sono cercate le soluzioni migliori per il bene di tutti, o è prevalsa la solita logica dei burocrati che programmano con un contentino politico alla volta? Eppure, sempre Tommaso d’Aquino scriveva qualche secolo fa che una legge non è altro che una certa ordinanza della ragione per raggiungere il bene comune, promulgata dalla persona che si prende cura della comunità. 

E concludo con l’altro monito per i direttori generali che hanno intascato un premio di fine mandato, in questi anni di sfacelo assoluto: Umiltà è la virtù che frena il desiderio innato dell’uomo di innalzarsi sopra il proprio merito. Un merito pagato con i nostri soldi, avendo in cambio solo altri conti da pagare. Ai privati, stavolta.

Dott. Enzo Bozza
Medico di base a Vodo e Borca di Cadore


06 giugno 2022
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