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Sanità in Italia e Francia. Il confronto dopo il Covid

di Dehen Gonzague

01 GIU -

Gentile Direttore, 
sono il General Manager delle attività Home Healthcare di Air Liquide in Italia, azienda francese che, in ambito sanitario, opera sia nella produzione e distribuzione di gas medicinali alle strutture ospedaliere, che nell’assistenza domiciliare integrata per pazienti cronici, attraverso la fornitura di ossigeno e dispositivi medici per l’effettuazione delle terapie a domicilio.

 Lo scorso 31 maggio, ho avuto il piacere di partecipare ad un evento svoltosi a Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia, in cui i rappresentanti del Club Santé Italie - un’associazione senza scopo di lucro che riunisce le aziende francesi del settore della salute presenti in Italia - hanno potuto incontrare,  insieme al padrone di casa, l’Ambasciatore Christian Masset, il Ministro della Salute, Roberto Speranza, il Viceministro allo Sviluppo Economico Gilberto Pichetto Fratin e il Capo della Segreteria tecnica Antonio Gaudioso.

L’evento è stato l’occasione per condividere con gli esponenti del Governo presenti la nostra esperienza nelle cure domiciliari con particolare riferimento agli ultimi anni, al fine di trarre alcuni spunti che spero possano essere utili in questo momento di grande trasformazione dell’assistenza territoriale e domiciliare.


L’ondata pandemica che ha colpito l’Italia dal febbraio 2020 ha visto una risposta del Sistema Sanitario e delle aziende operanti in ambito Healthcare senza precedenti. Nel nostro caso specifico, l’emergenza pandemica ha visto i nostri team pienamente mobilitati per fornire ossigeno ai pazienti affetti da Covid, sia attraverso la realizzazione di impianti negli ospedali “da campo” attrezzati per la gestione dell’emergenza, sia a domicilio, in particolare nella provincia di Bergamo, ed ha mostrato la fragilità del sistema territoriale e l’importanza della capacità di intervenire, in modo flessibile e tempestivo, a casa del paziente.

Tra le azioni implementate per fare fronte a questa emergenza, nell’ambito dell’assistenza domiciliare integrata, vi è stato l’avvio della cosiddetta “ADI COVID”: un intervento a domicilio che ha preso forma in parte in presenza (per quanto concerne la ricognizione dello stato di salute e delle necessità del paziente), in parte con l’ausilio di telemonitoraggio (nel caso specifico della saturimetria per verificare l’evoluzione della malattia e gli interventi necessari), in parte ancora da remoto, al telefono, per supportare le necessità sanitarie del paziente. 

In risposta al COVID è poi venuto l’imponente PNRR e, in particolare, la Missione 6 che interviene sul potenziamento e la riforma della medicina territoriale per fare della casa, come ha affermato anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi, “il primo luogo di cura”. Il PNRR si propone infatti tra i suoi obiettivi, quello di più che raddoppiare i pazienti in ADI, assistiti a domicilio.

Nel mio intervento in Ambasciata, ho anche condiviso l’esperienza del Sistema Sanitario Francese, che ha consentito di triplicare i pazienti assistiti a domicilio nell’arco di dieci anni: l’istituzione dei Prestataire de Santé à Domicile, gli PSAD. 

Si tratta di soggetti, profit e non profit, riconosciuti dallo Stato - quindi “accreditati” - e autorizzati per erogare terapie domiciliari. Sono circa 130, occupano oltre 32 mila persone ed erogano 6 terapie principali - Apnee del sonno, Diabete, Ventiloterapia, Nutrizione enterale e parenterale, Ossigenoterapia, Infusione domiciliare - unitamente a servizi di assistenza, farmaci e dispositivi medici, trattando a domicilio oltre 2 milioni e mezzo di pazienti cronici. 

È poi in capo al Governo Francese il compito di definire i servizi necessari e le relative tariffe, affinché Regioni e singole strutture possano avvalersi al meglio degli operatori domiciliari e assistere i loro pazienti.

Da queste esperienze nascono due suggerimenti che mi preme sottolineare: dopo l’accreditamento delle cure domiciliari, sancito in Italia dall'Intesa tra Stato e Regioni dello scorso 8 agosto, vi è l’esigenza di completare il quadro delle modalità di erogazione a domicilio, attraverso:
- L’integrazione dei servizi e delle terapie domiciliari ovvero la possibilità che, attraverso un’evoluzione dell’ADI - un nuovo livello, più specializzato - siano accreditate, riconosciute, qualificate ed erogate anche le terapie per pazienti cronici a domicilio attraverso dispositivi medici o farmaci;

- La possibilità per l’operatore di cure domiciliari, che si è accreditato, di avere a disposizione strumenti di telemedicina (telemonitoraggio, teleassistenza, televisita) con relativa tariffa, per integrare l’assistenza fisica con quella remota (come avvenuto in emergenza, durante la pandemia da COVID-19).

La digitalizzazione della sanità territoriale e domiciliare in particolare, attraverso l’adozione di strumenti e standard nazionali, ma anche l’inclusione di servizi digitali nella pratica quotidiana, è la più grande sfida di modernizzazione ed efficienza del nostro sistema sanitario. 

Infine, la formazione delle persone, il più importante fattore di successo di ogni ripresa e resilienza: formazione intesa come creazione di maggiori risorse professionali e sanitarie, in particolare infermieri, e di nuove professionalità manageriali in grado di governare questo nuovo sistema, a partire dai direttori di distretto.

Il Sistema Sanitario italiano, pubblico e universalistico, ha bisogno delle imprese, del loro impegno e della loro capacità per sviluppare gli obiettivi che si propone: la cura di ogni cittadino a casa propria. La partnership con le imprese, sia produttori di farmaci o dispositivi medici, che di servizi o di attività sanitarie, è un passaggio essenziale per una sanità migliore per tutti, soprattutto a beneficio della qualità di vita del paziente.

Dehen Gonzague
General Manager Air Liquide HHC



01 giugno 2022
© Riproduzione riservata

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