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Radiologia domiciliare: “Zona franca”?

di Calogero Spada

01 GIU -

Gentile Direttore,
le recenti linee guida ministeriali (GU n.120 del 24-5-2022), recanti le linee guida organizzative contenenti il «Modello digitale per l’attuazione dell’assistenza domiciliare», in realtà non recano alcun atto di indirizzo e coordinamento di carattere prettamente radiologico; ovvero nemmeno annoverano le attività radiologiche tra quelle di monitoraggio clinico possibili a distanza.

In realtà questo documento era atteso proprio perché si pensava potesse quanto meno portare un po’ di luce su diverse domande aperte, già qui presentate, nonché colmare una più ampia lacuna, anche già presente nel testo approvato del PNRR, ove similmente, in un elaborato di ben 273 pagine, a parte il periodo: «L’investimento prevede l’ammodernamento digitale del parco tecnologico ospedaliero, tramite l’acquisto di 3.133 nuove grandi apparecchiature ad alto contenuto tecnologico (TAC, risonanze magnetiche, Acceleratori Lineari, Sistema Radiologico Fisso, Angiografi, Gamma Camera, Gamma Camera/TAC, Mammografi, Ecotomografi) caratterizzate da una vetustà maggiore di 5 anni, sia con interventi finalizzati al potenziamento del livello di digitalizzazione di 280 strutture sanitarie sede di Dipartimenti di emergenza e accettazione (DEA) di I e II livello.», null’altro si dettagli in ambito radiologico.

Forse la telemedicina non include la teleradiologia? Forse la telemedicina non include la radiologia domiciliare? Due quesiti che quindi restano senza risposta.

Pure alcune definizioni fornite nel testo licenziato dal Ministero della Salute potevano essere benissimo declinate in riferimento alla radiologia domiciliare, sia nel merito della «legislazione vigente anche a distanza», sia nel merito delle competenze che si vanno a sviluppare in ambito di telemedicina fra tutti gli attori dell’assistenza territoriale della disciplina radiologica.

Per quanto riguarda le prime varrebbe ribadire quanto già qui discusso tempo fa sul ruolo del medico radiologo in telemedicina, viste le incombenze che, senza distinzione tra procedure diagnostiche, la legge sulla radioprotezione fa ricadere sullo stesso.

Per quanto riguarda le seconde, la puntualizzazione è un mero esercizio accademico. Se è vero che le attività di teleconsulto, di teleconsulenza, ma soprattutto quella di “televisita”, così come annoverate e doviziosamente descritte, potrebbero anche parzialmente risolvere la questione della famosa “giustificazione” degli esami radiologici, certamente non risolverebbero quella della “ottimizzazione” della procedura diagnostica, ove non sono necessari ulteriori spiegazioni a far intendere che è una procedura da esplicare in sede d’esame, non “remotizzabile”, in quanto non disgiungibile dall’esecuzione stessa della procedura medesima.

Ecco quindi che restano – al solito – irrisolti gli aspetti specifici riguardanti la radiologia domiciliare, che il documento ministeriale aveva intenzione di razionalizzare (?), nel merito della «definizione dei relativi aspetti operativi, consentendo di erogare servizi attraverso team multiprofessionali secondo quanto previsto a legislazione vigente anche a distanza».

Se il team deve essere multi-professionale e se incombono sulle professioni specifiche competenze ed operatività, come mai queste sono disciplinate per ogni altro ambito tranne che per uno solo, relegando così l’area radiologica alla solita “zona franca” al di fuori degli obblighi normativi ed ove ognuno – sia privato che pubblico esercente – fá un po’ come gli pare?

Nella attesa (che si speri non duri anche questa volta 15 anni) delle nuove linee guida in riferimento del d. lgs. n. 101 del 31 luglio 2020 …

In assenza di statistiche regionali e nazionali sull’impatto sistemico (e non esclusivamente post covid-dipendente) della radiologia domiciliare pubblica e privata …Ed in presenza:

- sia di perseveranti resistenze corporative al recupero normativo di determinate titolarità dei radiographers;

- sia di un contraddittorio aspetto di trasversale carenza di figure professionali dedicate;

- sia di una ridda di – giusto caso – poco coordinate opinioni, interpretazioni normative e produzioni dottrinali …

... ebbene, andrebbe certamente inserita la radiologia domiciliare tra le attività di telemedicina, se non altro per anzitutto tutelare gli assistiti, colmare un vuoto normativo/giuridico e disciplinare un ambito che non deve diventare di mera mercificazione di prestazioni sanitarie forse non sempre necessarie, forse non sempre “affidabili” sotto un profilo strettamente formale e forse, salvo i casi di effettiva necessità, anche meno efficienti di quanto sin’ora siamo stati disponibili a ritenere.

Dott. Calogero Spada

TSRM – Dottore Magistrale



01 giugno 2022
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