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Nell’ospedalità privata ci sono due mondi: i dipendenti ed i liberi professionisti. Molti dei problemi stanno in questa distinzione

di Claudio Maria Maffei

20 MAG -

Gentile Direttore,
alcuni giorni fa in un loro intervento Lucilla Boschero ed Elda Di Giorgio  si chiedevano come fosse possibile che alcuni quotidiani documentassero una fuga di medici dalle strutture pubbliche per "rifugiarsi" nel settore privato. E si chiedono perché mai dovrebbero farlo visto che “la realtà del privato convenzionato è amara per i lavoratori”.

La fuga dei professionisti dalle strutture pubbliche e quindi anche verso il privato è stata ripetutamente documentata su queste pagine dall’ANAAO sia a livello di singole Regioni (vedi il Piemonte) che nazionale. Il fenomeno credo che sia legato al fatto che molte delle professionalità in fuga in quella direzione sono di professionisti che con la struttura privata stabiliscono rapporti libero-professionali.

Non è un caso che ci siano state vere e proprie emorragie  di professionisti di specialisti di area chirurgica, ortopedici e anestesisti in primis. Per questi medici le condizioni di lavoro sono spesso da tanti punti di vista fortemente migliorative rispetto alle condizioni di operatività garantite dalla struttura pubblica.

Nelle strutture private i professionisti sono liberi dal peso che può diventare enorme delle urgenze e dalla difficoltà di avere spazi di attività programmata adeguati. Trovano a volte poi nel privato condizioni di maggiore efficienza organizzativa e di minore peso burocratico. Aggiungici un trattamento economico spesso  molto migliore, la possibilità di operare in più strutture ed ecco che per alcuni medici (ma solo alcuni) la spiegazione dell’apprezzamento  nei confronti del privato trova una facilissima spiegazione.

Purtroppo questa situazione va bene ad alcuni (i professionisti che godono di questa tipologia di rapporto e le “proprietà”), molto meno bene a quei professionisti le cui condizioni di lavoro sono legate ad una condizione  di dipendenza che presenta le criticità benissimo descritte nell’intervento citato di Lucilla Boschero ed Elda Di Giorgio .

Le regole del rapporto pubblico/privato vanno riscritte a partire dal nuovo DM 70 per evitare i fenomeni distorsivi legati alla natura molto autodeterminata della produzione delle strutture private per acuti (sottratte all’emergenza-urgenza) e messe in condizioni di ritagliarsi spazi di mercato convenienti e in competizione con l’offerta pubblica.

Fenomeni distorsivi che sono la premessa sia della fuga di alcuni professionisti verso il privato che di quel doppio mondo professionale molto squilibrato in termini di qualità del trattamento dentro l’ospedalità privata.

I recenti interventi sulla integrazione pubblico/privato comparsi qui su QS di Testuzza e Cittadini risvegliano l’interesse per un tema che ha molta strada da fare ancora e che ha bisogno di regole nuove, comprese quelle riguardanti le modalità di reclutamento e trattamento delle risorse umane.

Claudio Maria Maffei

 



20 maggio 2022
© Riproduzione riservata

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