Ma qualcuno si è mai chiesto se i professionisiti sono soddisfatti del proprio Ordine?
di Antonio Alemanno
16 FEB -
Gentile Direttore,
in occasione del quarto anniversario dell’entrata in vigore della legge n.3/2018 di riforma degli Ordini delle professioni sanitarie, la presidente della Federazione nazionale TSRM PSTRP ha inoltrato un
breve messaggio di ringraziamento agli iscritti.
In una frase si sostiene: “Stare insieme è impegnativo, a volte è difficile. Ma stare insieme è la modalità coerente con la storia, quella vivendo la quale la nostra traiettoria istituzionale e professionale aderirà sempre più e meglio a quella evolutiva della società, entrandovi in sintonia, traendone beneficio”.
Il riferimento è ovviamente alle difficoltà dello stare insieme nell’ordine professionale più variegato d’Italia, dove dietro l’acronimo TSRM-PSTRP ci sono quasi venti professioni molto diverse per storia, numero di iscritti, competenze specifiche.
Ma davvero la “traiettoria istituzionale” dei maxi-ordini “aderirà sempre più e meglio a quella evolutiva della società”?
Dal punto di vista della partecipazione degli iscritti, il trend è piuttosto negativo. Tant’è che nessun ordine ha mai osato fare un’indagine per valutare il grado di soddisfazione tra i professionisti circa la legge Lorenzin.
Un indicatore negativo è ad esempio l’assenza dei professionisti durante le assemblee: in media, il 90% non partecipa alle riunioni. Tra la normativa ministeriale che prescrive tempi troppo brevi per le convocazioni assembleari e la prassi vista in questi quattro anni, di fatto i consigli direttivi e le commissioni d’albo bastano a se stessi. Sia per approvare bilanci che per scoraggiare la partecipazione degli iscritti.
Della “traiettoria evolutiva della società”, i maxi-ordini sembrano discostarsi sempre più se si pensa ad un voto elettronico mai sviluppato, alle campagne elettorali inesistenti, ad una certa opacità amministrativa, ad una anacronistica autorefenzialità.
Se davvero si vuol seguire la società post-pandemia, gli ordini dovrebbero aprirsi agli audit e alla
professional satisfaction, pensare a bilanci più condivisi e ad una comunicazione più capillare, ed essere un tavolo permanente di discussione sui profili professionali e tra professioni. Quattro anni sono abbastanza per iniziare a farlo.
Antonio Alemanno
Tecnico di radiologia - Foggia
16 febbraio 2022
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