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Una proposta di riforma per la previdenza complementare

di Marco Perelli Ercolini

07 FEB - Gentile Direttore,
le scrivo in qualità di Presidente di UNPIT, nel campo della previdenza integrativa c’è molta diffidenza: pago oggi, ma cosa mi daranno domani? Nel terzo pilastro molte sono le trappole, ma anche nel secondo pilastro i cui versamenti sono gestiti secondo il sistema della capitalizzazione, i contributi raccolti sono investiti al fine di generare un montante da convertire in rendita al momento del pensionamento con una gestione che non passa attraverso lo Stato ma tramite gestori appositamente selezionati dai fondi con tante promesse, ma senza vere certezze.
 
La pensione si crea da giovani per goderla da vecchi, ma attenzione gli errori si possono pagare caramente, da cui “meglio un poco, ma sicuro, di un tanto però incerto”. L’attuale sistema previdenziale italiano a sistema contributivo con un lavoro incerto e a bassa paga, pone il problema, in parte scotomizzato dai giovani, di quello che potrà essere la loro futura vecchiaia. Dovere della Società è quello di poter offrire opportune possibilità per un sereno post-lavorativo e non opportunismi finanziari ingannevoli.
 
Posto che, con il passaggio dalle pensioni della previdenza pubblica obbligatoria calcolate con il metodo retributivo a quelle calcolate con il metodo contributivo, la previdenza di primo pilastro non sarà più sufficiente per garantire il mantenimento del tenore di vita, va dunque offerto un sistema complementare sicuro.
 
Da diversi anni l’Enpam, l’ente previdenziale dei medici, dà ai medici liberi professionisti, ivi compresi i convenzionati, la possibilità di versare contributi in percentuale sul reddito oltre quanto già versano obbligatoriamente, così da costruirsi un montante pensionistico più elevato e un assegno più cospicuo. Il contributo aggiuntivo va dall'1 al 5% del reddito lavorativo.
 
La domanda per fruire della possibilità o per disdirla se nell'anno solare precedente ci sono stati problemi o non si può più pagare contributi extra o si vuol modificare la percentuale conferita, va fatta entro il 31 gennaio di ogni anno e chi già la utilizza e intende continuare a versare la percentuale attuale non deve fare niente.
 
I contributi versati ogni anno vengono rivalutati in base a determinati indici calcolati tenendo conto della svalutazione monetaria e i contributi così versati vanno ad aumentare il montante e valorizzati collo stesso meccanismo dei contributi per la previdenza obbligatoria col risultato di un assegno pensionistico maggiore anche reversibile in caso di decesso.
 
Perché dunque non copiare il sistema che agganciato nella previdenza obbligatoria INPS ha una determinata garanzia e regole certe?
Ricordiamo che questi contributi sottratti al reddito annuale sono totalmente deducibili ai fini fiscali con l’aliquota marginale.
 
Certamente l’iter per un riconoscimento legislativo di una siffatta proposta non sarà facile perché facilmente è prevedibile una opposizione dei gestori dell’attuale previdenza complementare del 2° e 3° pilastro per la sottrazione di somme dai mercati finanziari, ma ricordiamoci che il fine è e deve essere quello di costruire un pilastro per un sicuro trattamento economico della vecchia e non essere invece uno strumento di speculazione economica.
 
Professor Marco Perelli Ercolini
Presidente UNPIT


07 febbraio 2022
© Riproduzione riservata

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