Ma perché non bastano laurea e abilitazione per fare il medico di medicina generale?
22 OTT -
Gentile Direttore,
ho letto “
I Vicerè della Medicina di Base” del collega Enzo Bozza di cui ho apprezzato contenuti e stile. A conferma delle sue argomentazioni, vorrei solo aggiungere alcune riflessioni. Il profilo del maturo convenzionalista attuale, ben descritto dal dottor Bozza, è comunque quello di un medico che non è stato abilitato in alcuna scuola di formazione in Medicina Generale (poiché all’epoca del suo accesso alla convenzione non era giuridicamente previsto) ma che invece molto spesso possiede una specializzazione universitaria.
Ovvero medici di medicina generale che in molti casi hanno conseguito specializzazioni in dermatologia, cardiologia, endocrinologia, ginecologia, etc. , trovandosi quindi per personali e diversi casi della vita in una situazione di spreco, ormai antico, di risorse e di competenze…! E forse, per alcuni, con un pizzico di nostalgica frustrazione …
Ovviamente, oltre a ferie malattia tredicesima assenti, il contratto della Medicina Generale non prevede neanche TFR.
Per coltivare l’orticello, ovvero la sua piccola azienda personale, il MMG si trova inevitabilmente in una posizione di ricattabilità latente: se non “accontenta” il paziente/cliente nella quasi totalità di richieste spesso inadeguate e pretese sotto la spinta di induzioni mediatiche di ogni tipo, rischia di perderlo…in virtù del perverso meccanismo di scelta/revoca che ben risuona con il paragone escort.
Concludo con un interrogativo assolutamente personale: non riesco a capire perché mai, dopo 6 anni di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia e relativa Abilitazione, ci sia bisogno di fare una scuola di Formazione in Medicina Generale. Sei anni di studi universitari non sono dunque sufficienti a confezionare un medico generalista? Evidentemente, ignaro di tutto e di tutti, chi si laurea oggi in Medicina e Chirurgia porta a conclusione soltanto un secondo step di liceo.
Marica Scuderi
MMG Roma
22 ottobre 2021
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