Chiude l’Hotel “dei positivi” del Gemelli. In meno di 5 mesi ha ospitato 600 persone
“Il progetto pilota del Covid hotel, nato in via sperimentale, si è rivelato davvero vincente, tanto da essere stato implementato in tutta la Regione e in tutta Italia. Da situazione organizzativa di emergenza, il Covid Hotel si è in seguito accreditato ed è destinato a permanere come modello assistenziale anche in epoca post-Covid”, spiega il professor Marco Elefanti, Direttore Generale Fondazione Gemelli.
02 MAR - Chiude, dopo 138 giorni di attività, l’hotel dei “positivi”, il Pineta Palace Hotel del quartiere Aurelio. In questi mesi, le sue stanze sono state occupate dai “turisti” (loro malgrado) del Covid-19, 600 in totale. In primavera questo ruolo era toccato ad un altro hotel, a due passi dal Columbus Covid 2 Hospital - Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs. Un soggiorno, quello degli ospiti dell’hotel, inviati dalla Centrale operativa della Asl RM1 o dalla Centrale di Continuità Assistenziale del Gemelli, reso necessario da un tampone positivo e dall’impossibilità di isolarsi a casa, ma anche per consolidare la convalescenza, dopo il ricovero ospedaliero.
“Il progetto pilota del Covid hotel, nato in via sperimentale, si è rivelato davvero vincente, tanto da essere stato implementato in tutta la Regione e in tutta Italia – commenta il professor
Marco Elefanti, Direttore Generale Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS -. Da situazione organizzativa di emergenza, il Covid Hotel si è in seguito accreditato ed è destinato a permanere come modello assistenziale anche in epoca post-Covid. Come Fondazione Policlinico Gemelli siamo fieri di aver contribuito a questa innovazione organizzativa che garantisce un’adeguata assistenza e un attento monitoraggio ai pazienti, consentendo al contempo di mantenere un elevato turnover nei reparti ospedalieri per acuti. Un ringraziamento particolare va a tutto lo staff del Covid Hotel che ha svolto in questi mesi un lavoro eccellente”.
“E’ difficile trasmettere quello che si vive all’interno di un Covid hotel perché è una dimensione speciale, molto diversa da quella ospedaliera”. Lo spiega
Christian Barillaro, che ha diretto dal 14 ottobre il Covid hotel del Pineta Palace come referente medico e organizzativo, pur continuando a coordinare la Centrale di Continuità Assistenziale della Fondazione Gemelli.
“Il tempo rarefatto, le lunghe giornate trascorse in solitudine richiedono una presa in carico particolare, che trascende la mera salute fisica e si estende alle dimensioni psicologica, sociale e spirituale”, spiegano dalla Fondazione. I pazienti stessi sono infatti degli “ibridi”, tra persone del tutto autonome e soggetti che necessitano di una presa in carico personalizzata. E la dimensione psicologica gioca un ruolo indispensabile. “Vivere la frustrazione dell’isolamento, della solitudine, con la paura di quello che può succedere soprattutto ai tuoi cari – racconta Barillaro-. Per qualcuno, rivivere lo stress e l’angoscia dei giorni passati in terapia intensiva; per altri sopravvivere al senso di colpa di aver contagiato i propri cari e di essere sopravvissuto a loro”. Il ristorante dell’hotel è stato trasformato in una sala per colloqui psicologici (Maria Fatima Cavallaro e Grazia Piazzolla le due infaticabili psicologhe del Covid Hotel).
“Gestire 600 pazienti è stato enorme lavoro corale al quale tutti in Fondazione Policlinico Gemelli hanno dato un contributo determinante – prosegue ancora Barillaro-. Abbiamo sempre potuto contare, anche nelle emergenze, sul supporto della farmacia, del laboratorio analisi, del magazzino, dei sistemi informatici, degli addetti alla sanificazione della Copma. E abbiamo così potuto affrontare le necessità più disparate. Come quella della mamma ricoverata col figlio neonato, che aveva bisogno di un tiralatte, o di un’altra paziente poverissima che non aveva neppure la possibilità di comprare vestitini per suo figlio di pochi giorni”.
La giornata, per i “positivi” confinati in una stanza d’hotel, è scandita dalle telefonate da parte degli Infermieri (“tecno-nursing”) e dal passaggio del personale infermieristico e degli Oss (quelli di “Gemelli a Casa”), sempre pronti a intervenire in presenza per monitorare parametri vitali o somministrare farmaci. L’altro momento “in presenza” è quindi la consegna dei pasti, sempre rispettosi delle necessità mediche (celiachia, diabete, ecc) o religiose degli assistiti.
E accanto ai drammi e ai momenti di tristezza, non sono mancati sprazzi di felicità e di leggerezza. In un contesto così complesso e fragile, anche l’amicizia sbocciata tra due bambini, da un lato all’altro del vetro divisorio di un balcone è un evento lieto. E il compleanno di un bambino di 10 anni diventa l’evento della giornata, quando ad annunciarlo è una cascata di palloncini blu e celesti fatti arrivati in stanza dalla mamma della porta accanto. Sono amicizie solide, eterne, senza età quelle che nascono in una stanza di ospedale o tra due stanze di hotel contigue.
E mentre oggi si procede alla sanificazione degli ambienti del Pineta Palace e a cancellare i segni della sua anima di Covid hotel di questi mesi, come le segnaletiche dei percorsi tracciate a terra con i nastri adesivi (rosso il percorso dei positivi, giallo quello dei percorsi Covid free), agli amministrativi sanitari, ai Medici, agli Infermieri di “Gemelli a casa” resta un’eredità esperenziale unica. A testimoniarlo le tante lettere di ringraziamento pervenute allo staff del Pineta Palace Covid hotel, dove le parole ricorrenti sono “professionalità”, “premura”, “umanità”, “disponibilità”. “Gentile dottore – scrive un signore anziano – è la seconda volta di questo periodo alberghiero che sento la sua voce. Non ci crederà ma oggi mi è sembrata la voce più melodiosa ascoltata fino alla mia attuale vecchiezza”.
Lorenzo Proia
02 marzo 2021
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