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Coronavirus. “Errore far lavorare operatori in condizioni di rischio infettivo, non deve essere ripetuto”. L’appello di Sindacati, Ordini e Federazioni del Lazio

“Disponibili a collaborare in ogni modo per uscire dalla crisi” hanno sottolineato in una nota congiunta ricordando che “Difendere tutti gli operatori sanitari e metterli nella condizione di operare in sicurezza significa, come l’esperienza Cinese e Sud Coreana ci hanno insegnato, limitare la diffusione di questa terribile malattia ed avere quindi tempi più rapidi per l’uscita da questa crisi”

23 MAR - “In rifermento all’attuale situazione che vede impegnato il Ssr nel gestire l’emergenza dovuta all’epidemia del Sars2-nCovid19, riteniamo assolutamente necessario e non più rinviabile, che la Regione Lazio adotti provvedimenti, secondo le linee guida internazionali, che rendano possibile l’effettuazione dei tamponi sul personale che opera nelle strutture sanitarie che abbia delle condizioni di alto rischio di infettività, individuate sulla base delle recenti linee guida Oms, anche asintomatici.

Questa la richiesta che arriva in una nota congiunta da Andi Lazio, Cgil, Cisl Uil di Roma e Lazio, Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl di Roma e Lazio, Cgil Cisl Uil Medici di Roma e Lazio, Fimmg Roma, Fimp Lazio, Opi Roma, Ordine dei Medici e Odontoiatri di Roma e provincia, Ordine dei Tsrm e Pstrp di Roma e provincia, Sumai e Fimmg Latina.
 
“È necessario inoltre dotare il personale del Servizio sanitario regionale, sia delle strutture pubbliche che private – scrivono sindacati e Ordini professionali – e il personale dei servizi appaltati che opera all’interno delle strutture, di idonei DPI. Prevedendo una dotazione, soprattutto per i lavoratori a contatto diretto con pazienti Covid 19 positivi, che sia in linea con il rischio infettivo e degna di un Paese del G8 ed in linea con i protocolli di protezione più recenti indicati dalle linee guida dell'Iss e dagli organismi internazionali.
 
Nelle fasi di presa in carico dei potenziali casi positivi, troppo spesso, il personale sanitario si trova ad operare con le sole mascherine chirurgiche, ricordiamo come la protezione non sia limitata solo alle mascherine, ma sia un sistema integrato ed in considerazione dell’estrema diffusività dell’agente patogeno va previsto addestramento e formazione nell’utilizzo di tale materiale. La dotazione, sempre secondo le linee guida internazionali, va stabilita dopo la valutazione del rischio e la singola condizione operativa. Questo per evitare che loro stessi, inconsapevolmente, possano essere veicolo di contagio verso i cittadini e per evitare l’uso non appropriato di tali materiali oggi scarsi e quindi preziosi.
 
Per questo motivo – aggiungono – siamo anche disponibili con il più ampio spirito collaborativo e di partecipazione in questo drammatico momento non solo per il nostro Paese, ma per tutto il mondo, a supportare l’istituzione regionale nei modi e nelle forme in cui si vorrà determinare tale collaborazione. Difendere tutti gli operatori sanitari e metterli nella condizione di operare in sicurezza significa, come l’esperienza Cinese e Sud Coreana ci hanno insegnato, limitare la diffusione di questa terribile malattia ed avere quindi tempi più rapidi per l’uscita da questa crisi.
Riteniamo che vada alzato il livello di protezione degli operatori che, in condizioni di rischio infettivo, non devono partecipare alle attività lavorative.
 
 
 

23 marzo 2020
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