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Bianco (Fnomceo): "Almeno 1.500 giovani medici non potranno fare la specializzazione"


L'allarme in un'intervista pubblicata oggi sul sito di informazione dell'Ordine dei medici. Il problema sta nella forbice tra il numero di neolaureati in Medicina e il numero di posti nelle Scuole di Specializzazione o nei Corsi di formazione specifica in Medicina Generale

05 GIU - Con una lunga intervista pubblicata oggi su MedI@-mediciinazione, il sito informativo della Fnomceo, il presidente dei medici italiani Amedeo Bianco lancia l'allarme formazione per i prossimi anni. Ma si parla anche di governo clinico, riforma degli Ordini, rapporti con le altre professioni sanitarie e terremoto in Emilia.

Ecco il tetso integrale dell'intervista curata da Simona Dainotto.

Presidente Bianco, prima della sua rielezione, lei dipingeva una situazione di “preoccupanti incertezze politiche, legislative e governative”, in particolare sulle questioni del Governo clinico e della Riforma degli Ordini. Cosa è cambiato, da allora o comunque dalla data delle elezioni?
Due mesi sono relativamente pochi per apprezzare un cambiamento sostanziale. La situazione sembrerebbe aver fatto dei concreti passi avanti soltanto per quanto riguarda il Governo Clinico, per il quale la Commissione Affari Sociali ha licenziato un testo, pur se non ancora definitivo. Il Disegno di Legge sulla delega Fazio che contiene, all’articolo 7, la previsione normativa della riforma degli Ordini delle Professioni sanitarie è, invece, appena stato ripreso in mano dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato.

Torniamo al Disegno di Legge sul Governo clinico: come ci diceva, proprio in questi giorni la Commissione Affari Sociali ha licenziato – con sette nuovi emendamenti – il testo, che ora passa all’esame dell’Aula. Considera ormai superati i conflitti istituzionali che per lungo tempo avevano rallentato l’iter del Provvedimento?
Gli emendamenti in parte accolgono alcune osservazioni, provenienti sia dalla Commissione che dalle Regioni. Il passaggio in Aula può ovviamente comportare nuove integrazioni sul testo. Se e come tali integrazioni terranno conto delle preoccupazioni delle Regioni e del Parlamento è tutto da vedere.

E quali sono invece gli ostacoli sul percorso della Riforma degli Ordini?
Il fatto che il testo del Ddl sia stato approvato da un ramo del Parlamento non garantisce, nel nostro sistema di Bicameralismo perfetto, che lo stesso identico testo sarà mantenuto anche al Senato, con conseguente possibile allungamento dell’iter per l’approvazione.
Ci auguriamo dunque che anche le ragioni degli Ordini siano tenute in considerazione. Confidiamo, in altre parole, che il Senato colga la necessità e l’urgenza di questa Riforma e che se ne faccia carico prima della fine della Legislatura.

Veniamo a un altro punto cruciale, la Formazione: quali sono i principali fronti sui quali la Fnomceo si sta muovendo?
Sul terreno della Formazione, ci stiamo sicuramente muovendo a 360 gradi. Una delle criticità più urgenti da risolvere è comunque quella della forbice tra il numero di neolaureati in Medicina e il numero di posti disponibili nelle Scuole di Specializzazione o nei Corsi di formazione specifica in Medicina Generale. Parliamo di almeno 1500 giovani medici che non avranno accesso ai percorsi di formazione specialistica e, di conseguenza, a un’occupazione all’interno del Sistema Sanitario Nazionale.
Bisogna assolutamente trovare delle soluzioni. Dobbiamo dunque pensare a dei nuovi percorsi di formazione-lavoro, che diano ai giovani il ritorno – anche in termini di remunerazione – di un’attività professionale. D’altra parte, è necessario anche allineare meglio le tempistiche, ipotizzando, per esempio, l’introduzione della cosiddetta “laurea abilitante”, oltre a una riduzione della durata di alcuni corsi di specializzazione. Sono molti, in buona sostanza, i meccanismi che vanno rivisti.

Avete recentemente espresso la vostra solidarietà ai medici dei Corsi di formazione specifica in Medicina Generale. Quali sono gli interventi che promuoverete nelle sedi istituzionali?
I giovani medici in formazione hanno posto una serie di istanze molto ragionevoli, alle quali, però, le istituzioni hanno opposto questioni di spesa pubblica. Esistono, d’altra parte, alcune questioni pratiche per le quali possiamo ipotizzare soluzioni a costo zero che consentano di migliorare la qualità della formazione professionale di questi colleghi, assicurando loro nel contempo una remunerazione dignitosa.

Quali invece le vostre proposte per un tavolo di confronto sulle competenze da affidarsi agli infermieri?
Queste proposte verranno da noi ufficializzate il 7 giugno prossimo, in occasione dell’audizione presso il ministero della Salute. Il Consiglio Nazionale ci ha dato un mandato di indirizzo generale. Le coordinate sono quelle della relazione che abbiamo presentato al Consiglio: è necessario aprire un confronto tra professionisti e istituzioni, confronto che non potrà che essere contestualizzato e connesso alle realtà oggettive.
È questo, infatti, un argomento che ha bisogno non di essere discusso sulla scia di opinioni o pregiudizi, ma di confrontarsi con bisogni reali. Ci sono soprattutto due questioni che sono rimaste sottotraccia, in un certo modo quasi eluse, nella relazione che accompagna la bozza di accordo Stato-Regioni.
La prima è che, nel ridisegnare modelli così innovativi di sistemi sanitari, non basta in alcun modo ridefinire gli elementi di governo, attribuendo ruoli e competenze, ma è necessario indicare un punto di sintesi dell’intero processo, nella sua complessità.
La seconda riguarda il tema della responsabilità. Il nostro ordinamento giuridico è incardinato sull’articolo 2048 del Codice Civile, che istituisce la “culpa in vigilando”. In altre parole, al di là della responsabilità del singolo, esiste una responsabilità in vigilando, in capo alle figure che devono sorvegliare sul suo operato. E ciò è tanto più importante in un’equipe multiprofessionale, nella quale ciascun componente ha l’obbligo – commisurato alla gerarchia e alle competenze di ognuno – di sorvegliare sull’operato degli altri. Il documento abbozza queste problematiche ma non le fa emergere in tutta la loro rilevanza e complessità.

E arriviamo alla cronaca di questi giorni, purtroppo monopolizzata dalle notizie del terremoto emiliano. La Fnomceo si sta attrezzando per aiutare, ove necessario, le popolazioni in difficoltà. Quali sono nel dettaglio le iniziative messe in atto?
Le iniziative prioritarie, quelle sul campo, le hanno messe in atto i presidenti locali. In questi contesti di emergenza, infatti, non si può derogare da un’azione coordinata, organizzata, correlata alla realtà locale. E nessuno meglio dei colleghi che presidiano il territorio può avere il polso della situazione: se occorreranno interventi esterni, saranno loro a dire come e dove.
Per quanto riguarda la Fnomceo, abbiamo messo in atto un meccanismo di immediato intervento solidaristico – anche di tipo finanziario, nei limiti qualitativi e quantitativi del nostro ordinamento – già sperimentato in occasione del terremoto de L’Aquila.
Al prossimo Comitato Centrale, infatti, porteremo alcune delibere che consentiranno alla Federazione di stanziare dei fondi e ai singoli presidenti di devolvere eventuali gettoni di presenza o altre indennità. Tali fondi risultanti saranno poi affidati a Comitati di Garanti in loco.

Simona Dainotto




 

05 giugno 2012
© Riproduzione riservata

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