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Perfusionisti: “Allarme abusivismo. A rischio la salute dei pazienti”


La denuncia dal IX Congresso Anpec: “Il TFPC, unica figura professionale titolata e in grado di gestire le procedure di circolazione extracorporea, non solo è misconosciuta, ma a volte incautamente sostituita negli ospedali, per economia o superficialità, con altre figure sanitarie senza titolo”.

31 MAG - Si chiama ECMO (Extra Corporeal Membrane Oxygenation), è lo strumento più noto nell’ambito della perfusione, ed è divenuto ormai anche quello più utilizzato per molti tipi di operazioni che richiedono ‘riposo’ per cuore e polmoni, non solo in campo cardiochirurgico ma anche cardiologico, oltre che pneumologico e nel settore dei trapianti. Questa tecnica di supporto cardiopolmonare (o di circolazione extracorporea) è efficace nel ridurre la mortalità nei pazienti con insufficienza cardiaca o respiratoria acuta, dove la terapia farmacologica non è sufficiente, ed è fondamentale anche per pazienti in attesa di trapianto cardiaco, spesso tenuti in vita proprio grazie a questi devices. Ecco perché anche in cardiologia è sempre più diffusa la presenza del perfusionista (più precisamente tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, TFPC), cioè colui che, unico per legge, può gestire la tecnica ECMO e al contempo garantire, grazie al background accademico e alla preparazione specialistica, anche un supporto tecnico in altri settori, come nella ecocardiografia (sonographer), nella elettrofisiologia e negli ambulatori di cardiologia. Eppure in Italia esiste un problema, unico in Europa: l’abusivismo della professione. Spesso i TFPC vengono sostituiti con altre figure professionali senza titolo, con un aumento dei rischi per il paziente.

Parte dal IX Congresso nazionale dell’Anpec, (Associazione Nazionale Perfusionisti in Cardioangiochirurgia), aperto oggi a Lido di Camaiore e proseguirà fino al 2 giugno 2012, l’appello alle Istituzioni, alle Asl e alle strutture sanitarie pubbliche e private, per un maggiore impegno al rispetto delle leggi, al controllo dei titoli degli professionisti e ed agire di conseguenza, per evitare che a rimetterci alla fine siano solo i pazienti. Un appello per sconfiggere l’abusivismo che è anche alla base della collaborazione tra l’ANPeC, i Cardiologi italiani della SIC e i medici specialisti in Ecocardiografia.

“Anche in Italia negli ultimi 5 anni vi è stata una crescita esponenziale degli interventi con il supporto dell’ECMO – ha affermato Erminia Mascitelli, presidente dell’Anpec – e si sono salvate, o vengono tenute in vita, molte persone. Eppure il TFPC, l’unica figura professionale titolata ed in grado di gestire le procedure di circolazione extracorporea, non solo è ancora misconosciuta, ma a volte incautamente sostituita negli ospedali, per economia o superficialità, con altre figure sanitarie senza titolo. Si tratta di situazioni difficili da identificare anche perché gli stessi pazienti non possono essere ‘parte in causa attiva’ e collaborare o sollevare il problema. A questo si aggiunge l’assenza, solo italiana, di un qualsiasi strumento di controllo nell’ambito delle professioni sanitarie, di cui il TFPC fa parte, per l’assenza di un ordine professionale, come avviene per i medici. Una figura – ha aggiunto Mascitelli – tanto più sottostimata se si considera che il TFPC, per formazione accademica e preparazione teorica ha delle grosse potenzialità e risorse e potrebbe trovare una giusta collocazione ed essere utilizzata al meglio se inserita anche in altri settori, quali ad esempio il tecnico sonographer o nell’ambito dell’ecocardiografia”.

“Le conoscenza di fisiopatologia svolta nel corso degli studi e la vasta esperienza maturata in maniera specifica in ambito cardiovascolare – ha commentato Giovanni La Canna, Presidente S.I.EC, Società Italiana di Ecocardiografia – rendono il TFPC, il candidato ideale ad attuare esami ecocardiografici, che possono essere eseguiti da personale non medico ma laureato e con un background teorico alle spalle, adeguatamente addestrato alla metodica ultrasonora. Infatti ancora oggi in Italia non esiste un profilo professionale riconosciuto per questo ambito né una legislazione in materia. Differentemente da quanto avviene negli Stati Uniti, nel nostro paese il tecnico sonographer è ancora una figura ‘amatoriale’ che viene formata di volta in volta a seconda delle necessità dell’Ospedale. Ecco quindi che il TFPC, potrebbe diventare la figura di riferimento, specie in quelle visite definite ‘extended’ nelle quali, oltre all’esame clinico del paziente, si prende in considerazione anche l’ecocardio. In questa sede avviene quindi già una prima selezione sulla necessità di una metodica diagnostica più strutturata. Affiancare al cardiologo – ha aggiunto La Canna – una figura di tecnico di ecocardiografia consentirebbe di potere operare in maniera binaria e di valutare in tempi zero la presenza o meno, ad esempio, di dispnea cardiaca, di disfunzione ventricolare o di patologie che necessitano di un passaggio di livello superiore, nel rispetto di una efficienza sanitaria e di ‘cost utility’ veramente elevati”.

“Anche in cardiologia – ha confermato Salvatore Novo, presidente della Sic, Società Italiana di Cardiologia – il lavoro del tecnico di fisiopatologia cardiorespiratoria non è solo fondamentale per la gestione dell’ECMO, ma anche per il supporto e la gestione di tutte quelle procedure tecniche cardiologiche come l’ecocardiografia o l’assistenza in emodinamica ed elettrofisiologia. Ricordo che nessun medico specialista può operare senza la collaborazione di professionisti qualificati e che l’eccellenza è un punto di riferimento che deve sempre essere irrinunciabile. Anche in campo cardiologico, quindi, la collaborazione e la sinergia tra cardiologo e perfusionista garantisce la massima qualità delle cure e la corretta esecuzione di tutte le procedure. E per questo è nostro massimo interesse che al nostro fianco ci siano professionisti abilitati, competenti ed aggiornati. Sarà compito anche del cardiologo verificare che le strutture e i centri ospedalieri forniscano sempre personale qualificato”.

“Non è nostra intenzione lanciare allarmi ingiustificati – ha precisato Mascitelli – ma è anche il tempo di chiarire una volta per tutte che la figura del TFPC, è indispensabile e non può essere sostituita da nessun’altra in ambito sanitario. La gestione dell’Ecmo, ma anche di altre apparecchiature, è complessa e difficile. Attivazione e gestione richiedono procedure precise, una preparazione che solo la laurea può fornire. Inoltre solo una sinergia totale con il medico specialista e la sua équipe consente un corretto aggiornamento professionale. Eppure, nonostante i pochissimi concorsi svolti negli ultimi anni, i TFPC, in graduatoria sono molti, sono disponibili, la loro laurea è ‘abilitante’ come tutte quelle delle professioni sanitarie. Serve solo la volontà e la sensibilità delle strutture ospedaliere, anche per non correre il rischio di finire fuori legge in caso di controlli, o nei guai in caso di incidenti dove si scopre l’assenza del TFPC, o la sua sostituzione con altre figure. Senza contare che questa è una professione che vive di aggiornamento quotidiano, che deve ‘gareggiare’ ogni giorno con le scoperte tecnologiche e i nuovi e sempre più sofisticati devices che vengono immessi nel mondo del lavoro. Impiegare un altra figura – ha concluso Mascitelli - è rischiosissimo, e non bisogna dimenticare che il cittadino/utente ha diritto di avere intorno a sé professionisti che abbiano competenze e conoscenze adeguate e in possesso di quei requisiti formativi e professionali a garanzia della tutela del suo bisogno di salute. Eppure tutto ciò in Italia accade”.
 

31 maggio 2012
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