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Coronavirus. Snami contro misura su reperibilità Mmg


Il sindacato autonomo contro l’art.38 del decreto con cui tra l’altro vengono anticipati gli arretrati della convenzione ancora non sottoscritta. “Al massino andava indicata, nella legge, una maggiore contattabilità legata all’emergenza da COVID-19, non certamente la reperibilità”

20 APR - L’Esecutivo nazionale dello Snami prende posizione sull’art. 38 del decreto Cura Italia, “sulla sua inapplicabilità in base alla inadeguata terminologia utilizzata, che testimonia il fatto, secondo lo Snami, che chi lo ha ispirato non possa essere un Medico ma al massimo un laureato in Medicina”.
 
“La reperibilità come scritto nella legge - dice Angelo Testa, presidente nazionale dello Snami - non può essere applicata a chi, contemporaneamente, svolge in quel lasso di tempo attività lavorativa”.
 
“Mentre siamo impegnati a visitare un paziente possiamo rispondere al telefono? - aggiunge Domenico Salvago, vicepresidente nazionale Snami - . Evidentemente NO, così come non lo può fare un chirurgo mentre sta operando in sala operatoria “.
 
“Al massino andava indicata, nella legge, una maggiore contattabilità legata all’emergenza da COVID-19, non certamente la reperibilità” continua Gianfranco Breccia, segretario nazionale Snami
 
“Nel decreto legge - sottolinea Salvatore Santacroce, tesoriere nazionale Snami - si parla di piattaforma digitale  di cui i medici devono dotarsi con oneri a proprio carico  per seguire i pazienti a distanza, cosa che normalmente noi medici già  facciamo con i comuni mezzi telematici gratuiti”.
 
“Non vi è quindi alcuna necessità di acquistare strumenti telematici da affaristi del momento” aggiunge Salvatore Cauchi, addetto stampa nazionale Snami.
 
“Inoltre i modesti arretrati, indicati quale “compenso” per la reperibilità, sono già dovuti e non possono certo essere legati a nuove incombenze, addirittura inattuabili” aggiungono Gennaro Caiffa e Simona Autunnali, vicesegretari nazionali Snami.
 
Concludono i membri dell’esecutivo nazionale “Da decenni assistiamo e combattiamo il degrado che la Medicina Territoriale sta vivendo. C’è da chiedersi, ed eventualmente indagare, se l’ispirazione verso la politica a mettere nero su bianco, oggi con il decreto, norme anacronistiche e assurde di fatto contro la categoria, vengano da lobbies, quali  interessi ci siano dietro, e come questi “consigliori di professione”, alla luce di tutti i danni che stanno creando con le loro indicazioni, possano essere  dei veri medici, cosa che è ampiamente smentita dai fatti,  oppure dei semplici laureati in medicina distanti anni luce da chi lavora sul campo”.

20 aprile 2020
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