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Liberalizzazioni. Mandelli (Fofi): “Le precisazioni del Ministero confermano l’errore di fondo dell’articolo 11”


Per la Federazione degli Ordini dei Farmacisti, cancellare la pianta organica per reintrodurre una forma di regolazione "è solo fonte di confusione". “Invece di una serie di interventi scoordinati serviva una riforma complessiva” ribadisce il presidente Andrea Mandelli.

22 MAR - Per la Federazione degli Ordini dei Farmacisti (Fofi), l’interpretazione dell’Articolo 11 del Decreto liberalizzazioni rilasciata dal Ministero della Salute "non fa che confermare il giudizio sul provvedimento che la Federazione ha più volte espresso". “A nostro avviso - afferma il presidente della Fofi, Andrea Mandelli - risulta ancora più evidente la contraddittorietà del testo. Da una parte, per esempio, si dice che viene abolita la pianta organica, dall’altra però si sottolinea che, per assicurare l’uniformità del servizio farmaceutico, il comune deve individuare ambiti geografici per l’apertura delle nuove farmacie. In pratica, si torna a una regolazione sia pure, nelle intenzioni del Ministero, semplificata”.

Secondo Mandelli si è quindi di fronte “all’ennesimo intervento scoordinato” su un servizio e un’organizzazione “che avrebbero invece avuto bisogno di una riforma meditata e soprattutto capace di una visione complessiva delle necessità della popolazione e delle risorse disponibili per soddisfarle. Si è preferito ignorare il cittadino, operare una confusa apertura al mercato e poi cercare di rimediare alle evidenti incongruenze” prosegue Mandelli.

Secondo la Fofi anche sulla questione del limite dei 65 anni di età per la direzione della farmacia pesa lo stesso vizio di fondo della norma: “E’ evidente – ha spiegato il presidente Mandelli - che è dovere di tutti noi assicurare ai giovani una progressione di carriera all’altezza della loro preparazione ed esperienza, ma non è pensabile che un rapporto fiduciario così importante come quello tra titolare e direttore della farmacia possa instaurarsi nello spazio di un mattino. Senza contare che per le farmacie più piccole ed economicamente più deboli non è detto che sia sopportabile il carico della figura del direttore oppure che, nel caso delle rurali, sia anche possibile, sempre in tempi brevi, trovare un farmacista disposto ad assumere l’incarico. E in questi casi che si fa? Si chiude la farmacia e si lasciano i cittadini senza medicinali?”.  
 

22 marzo 2012
© Riproduzione riservata

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