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Cavazza (Farmindustria): rischiamo un mondo senza nuovi farmaci


L'allarme lanciato al termine dell'Assemblea di Farmindustria dal patron della Sigma-Tau, che punta il dito contro l'eccessiva attenzione ai generici che sta portando tutte le aziende farmaceutiche mondiali a chiudere i filoni di ricerca perché non più remunerativi.

23 GIU - “Troppa attenzione ai generici. Spesso ingiustificata. E il problema non è italiano, è internazionale. Se continua così non converrà più a nessuno produrre nuovi farmaci e le nuove generazioni saranno private di medicinali efficaci e innovativi”. A parlare, nella conferenza stampa convocata al termine dell’Assemblea di Farmindustria, è Claudio Cavazza, uno dei pochi industriali farmaceutici italiani ancora in campo e patron della Sigma- Tau che, senza peli sulla lingua, squarcia il velo di un’Assemblea fino ad allora molto pacata nei toni e nelle critiche. “Va bene incentivare i migliori prezzi, ma perché – si chiede Cavazza – incentivare solo i generici, che sono copie, e non quei farmaci che sanno coniugare innovazione e prezzo competitivo?”.” Se si facesse così – chiude – ridaremo fiato alla ricerca mentre oggi sta accadendo che, in tutto il mondo, tranne l’oncologia, si sta abbandonando qualsiasi filone di ricerca anche su malattie importanti come quelle cardiovascolari”.
 
A queste parole di Cavazza si aggiungono quelle  dello stesso presidente di Farmindustria Sergio Dompé, per il quale “non servono nuove regole di registrazione per i generici ma certamente l’Europa dovrebbe dotarsi, sull’esempio della Fda americana, di unità ispettive che vigilino sulla qualità e gli standard di produzione delle aziende con stabilimenti fuori i confini europei che stanno invadendo il mercato con prodotti a costi bassissimi dei quali vorremmo però essere sicuri al 100%”. Per Emilio Stefanelli (presidente della piccola industria farmaceutica) una soluzione per selezionare la prescrivibilità dei generici potrebbe invece essere quella di riaffidare al solo medico la potestà di prescrizione togliendo al farmacista l’attuale potere di sostituibilità. 
 
Per quanto riguarda invece la manovra, Dompé ha voluto sottolineare che anche la norma che sposta 600 milioni di euro dall’ospedaliera alla territoriale è un danno per l’industria, “una vera tassa, perché se la spesa sfonderà il tetto sarà l’industria a pagare – ha infatti spiegato rispondendo a una domanda di Quotidiano Sanità – ma abbiamo comunque accettato la misura perché vogliamo dare il nostro contributo al contenimento della spesa pubblica”.
 
Sulla vertenza aperta dalle farmacie, invece, il presidente di Farmindustria ha tenuto a sottolineare che “l’attuale sistema di margini ha fatto ormai il suo tempo e che anche le farmacie devono essere pronte al cambiamento”.
 
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23 giugno 2010
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