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Foresti (Assogenerici): non sono i generici a fermare l’innovazione, ma l’allocazione dei risparmi ottenuti grazie al loro utilizzo


23 GIU - “Siamo sempre a favore dei controlli sulla qualità, ma non esiste un problema ‘generici’ in tal senso”. Quanto alla possibilità che l’incentivazione al generico fermi l’innovazione, “la colpa non è del generico, ma nel fatto che le risorse risparmiate grazie a questo mercato non sono reinvestite nella ricerca farmaceutica ma utilizzate per coprire i buchi del Ssn e non solo”.
Quotidiano Sanità ha chiesto al presidente di Assogenerici, Giorgio Foresti, un commento su due degli aspetti emersi stamani all’Assemblea di Farmindustria, nel corso della quale il patron della Sigma-Tau, Claudio Cavazza, ha puntato il dito contro l'eccessiva attenzione ai generici che porterebbe tutte le aziende farmaceutiche mondiali a chiudere i filoni di ricerca perché non più remunerativi, mentre per il presidente di Farmindustria Sergio Dompé “l’Europa dovrebbe dotarsi di unità ispettive che vigilino sulla qualità e gli standard di produzione delle aziende con stabilimenti fuori i confini europei”.

Presidente Foresti, è vero che l’incentivazione del generico potrebbe mettere in crisi lo sviluppo di nuovi farmaci?
Il generico è un farmaco che genera risparmi attraverso un ampliamento dei volumi sul mercato. In Italia questo non si è mai verificato. Infatti, come ricordato anche dal ministro Fazio, il mercato del generico nel nostro Paese rappresenta solo il 10% contro la media europea del 40%. Se in Italia si sviluppasse un mercato del generico al pari di quello europeo, sicuramente il Ssn avrebbe un grande risparmio, che però dovrebbe essere blindato all’interno del comparto farmaceutico a garanzia dello sviluppo di nuovi prodotti oncologici, biotecnologici e della vera innovazione. In questo modo si avvierebbe un circolo virtuoso a sostegno della ricerca.
Il problema italiano è che, fino ad oggi, qualsiasi risparmio prodotto dal generico non è mai stato reinvestito nella farmaceutica ma sempre utilizzato per coprire la spesa di altri comparti, come quello ospedaliero, o addirittura di altri settori, come nel caso – seppur nobile – del decreto per la ricostruzione dell’Abruzzo. In pratica il comparto farmaceutico non ha beneficiato delle risorse accantonate grazie ai generici ma ha solo subito una contrazione dei ricavi.
Se ben utilizzato, il mercato dei generici non ferma l’innovazione ma l’incentiva. Perché l’innovazione si ottiene solo se c’è concorrenza. Lo dimostrano i mercati dove c’è il maggiore sviluppo di farmaci generici al mondo, che sono Stati Uniti, Inghilterra e Germania, cioè quei Paesi in cui c’è la grande ricerca. Le due cose sono il frutto della stessa soluzione.


Come risponde, invece, ai dubbi del presidente di Farmindustria sulla qualità dei generici prodotti fuori dall’Europa?
Siamo sempre a favore di controlli sulla qualità dei farmaci, ma non esiste un problema “generici” in questo senso. In Italia esiste un organo regolatorio, cioè l’Aifa, che autorizza la commercializzazione dei prodotti dopo aver svolto i dovuti controlli per garantire che il farmaco sia prodotto secondo le norme di good manifacturing practice. La normativa prevede anche ispezioni fatte con regolarità.
Condivido che ogni ulteriore controllo sia utile, ma voglio sottolineare che i siti di fabbricazione dei generici sono stati tutti approvati sulla base delle norme previste dagli organi preposti al controllo sui farmaci, come l’Fda e l’Emea.
Nel settore farmaceutico c’è un problema di contraffazione, ma questo è un altro ambito. E in questo sono assolutamente d’accordo con il presidente Dompé sulla necessità di ispezioni e controlli sempre più regolari e rigorosi. Ma ripeto, non esiste un problema ‘generici’, perché il farmaco generico è già ampiamente controllato e normato dalle leggi degli Enti.
 
 
L.C.

23 giugno 2010
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