Stipendi dipendenti pubblici. Cosmed lancia petizione contro i tagli: “Aboliamo la scala ‘ignobile’”
"Rivolgiamo un appello a tutti i dipendenti pubblici per una mobilitazione che fermi il programmato e progressivo impoverimento degli stipendi dei lavoratori dei servizi pubblici". Questo il contenuto della richiesta avanzata dalla Cosmed in una petizione che giudica come "del tutto insoddisfacenti le previsioni contenute nei decreti leggi 'Calabria' e 'Crescita' che vanno a precostituire un nuovo tetto individuale senza il recupero delle risorse retributive rese disponibili dai pensionamenti". LA PETIZIONE.
21 MAG - La Cosmed ha lanciato un appello al Governo italiano e ai partiti politici affinchè venga fermato il taglio agli stipendi dei dipendenti pubblici. Nel testo vengono definite "del tutto insoddisfacenti le previsioni, peraltro non univoche, contenute nei decreti leggi 'Calabria' e 'Crescita' che vanno a precostituire un nuovo tetto individuale senza il recupero delle risorse retributive rese disponibili dai pensionamenti".
"Ribadendo che non si tratta di reperire nuove risorse, bensì di sospendere le decurtazioni, ovvero la riduzione delle risorse complessive esistenti - sottolinea la Cosmed - si rinnova la richiesta di un intervento legislativo urgente per porre fine a quella che è senza ombra di dubbio un taglio automatica e inaccettabile della massa salariale".
Di seguito il testo integrale della petizione su change.org:
"Un tempo esisteva la scala mobile che rivalutava automaticamente gli stipendi ristorandoli degli aumenti inflattivi. Da tempo è stata abolita per gli stipendi e limitata a più riprese (compresa l’ultima legge di bilancio) per le pensioni.
Molti non sanno che solo per i dipendenti pubblici è operativa dal 2011 una sorta di scala mobile al ribasso che riduce automaticamente le retribuzioni medie e la massa salariale. È la scala ignobile.
A partire dal 2011 infatti per effetto della legge 122/2010 reiterata fino all’ultima edizione rappresentata dal decreto Madia (art.23 del decreto legge 75/2016) la RIA dei cessati viene sottratta dalla massa salariale.
In pratica le risorse retributive legate all’anzianità degli assunti prima del 1996, quando questi soggetti vanno in pensione non confluiscono più nei fondi decentrati ma vengono incamerate come risparmi.
Ne consegue che la massa salariale si riduce progressivamente e in particolare si sancisce che la retribuzione media dei giovani, e di chi rimane in servizio è progressivamente ridotta.
Si tratta non solo di una questione quantitativa ma anche qualitativa in quanto i fondi per il trattamento accessorio servono a remunerare il disagio e la flessibilità e a incentivare la produttività ed il merito.
L’ultimo decreto Madia del 2016 che reitera l’esproprio della Retribuzione Individuale di anzianità (RIA data dall’ammontare di classe e scatti maturati ante 1996) presenta almeno due profili di dubbia legittimità:
1) era riferito ad un arco temporale definito “nelle more dell’armonizzazione” che stante la mancata definizione dell’armonizzazione di fatto costituisce una norma transitoria diventata definitiva;
2) era contenuta in una legge di riforma della pubblica amministrazione di natura non finanziaria.
Considerando la volontà del Governo di agire mediante legge delega sulla stessa materia si chiede la sospensione di questa scala mobile al ribasso.
Del tutto insoddisfacenti sono le previsioni, peraltro non univoche, contenute nei decreti leggi “Calabria ”e “Crescita” che vanno a precostituire un nuovo tetto individuale senza il recupero delle risorse retributive rese disponibili dai pensionamenti.
Ribadendo che non si tratta di reperire nuove risorse, bensì di sospendere le decurtazioni, ovvero la riduzione delle risorse complessive esistenti, si rinnova la richiesta di un intervento legislativo urgente per porre fine a quella che è senza ombra di dubbio un taglio automatica e inaccettabile della massa salariale.
Rivolgiamo un appello a tutti i dipendenti pubblici per una mobilitazione che fermi il programmato e progressivo impoverimento degli stipendi dei lavoratori dei servizi pubblici".
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21 maggio 2019
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