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Cimo: “Nuovo stato giuridico. Il medico unico titolare del percorso diagnostico-terapeutico"


Il sindacato lancia oggi la sua proposta per la riforma dello stato giuiridico del medico. Con nuove regole, contenute in undici articoli, che ridefiniscono l’atto medico, l’esercizio delle attività professionali e la contrattazione collettiva a tutti i suoi livelli.

26 GEN - È arrivato il momento di riportare lo stato giuridico del medico italiano ad essere più coerente con la sua professione consentendogli di entrare fattivamente nella gestione dei processi di diagnosi e cura. Un nuovo ruolo che dovrà tener conto della peculiarità dell’attività medica nei processi organizzativi ed assistenziali del Ssn.
Per questo occorre una nuova definizione dell’atto medico che vede i camici bianchi come unici depositari di tutte le prestazioni diagnostico-curative, e unici soggetti a cui farà capo la responsabilità finale delle decisioni su prescrizione ed esecuzione, con una diretta supervisone delle attività cliniche.
Ma servono inoltre nuove regole che disciplinino formazione, sviluppo, progressione di carriera, valutazione delle prestazioni rese ed anche nuove modalità di contrattazione.
Sono queste alcune delle proposte presentate dalla Cimo Asmd in occasione del convegno “Il medico che vogliamo, un nuovo ruolo del medico nel Ssn”, organizzato oggi a Roma. Obiettivo: per far si che il medico torni ad avere un ruolo da primo attore nelle scelte di governance.
Indicazioni raccolte in undici articoli contenuti in un progetto di legge inviato dal sindacato al ministro della Sanità, Renato Balduzzi, ai presidenti delle commissioni sanità di camera e Senato e al presidente delle Regioni.
 
“In questo momento storico di riforma su scala globale e non solo delle professioni – ha affermato Riccardo Cassi, presidente nazionale Cimo Asmd - riteniamo sia inevitabile riflettere anche sulla professione medica e sul suo stato giuridico”.
Il percorso professionale del medico è infatti in salita: entra stabilmente nel Ssn ad un’età nella quale, negli altri Paesi, si è già professionisti affermati, dopo lunghi anni di precariato; deve affrontare il lavoro quotidiano con una formazione prevalentemente teorica a differenza delle precedenti generazioni che si sono formate nelle corsie ospedaliere trovando nella carriera lo stimolo per aggiornarsi e qualificarsi. E la “carriera dirigenziale” si è risolta in un appiattimento generalizzato senza esaltare né l’autonomia gestionale dei responsabili di struttura né le competenze professionali degli altri medici.
 
E non è finita qui. Anche la riforma del titolo V della Costituzione ha cambiato le competenze istituzionali in tema di sanità, ma non ha avuto ricadute sulle modalità della contrattazione: “la prevalente competenza regionale e la sempre maggiore integrazione ospedale/territorio - ricorda la Cimo - richiedono invece una modifica della controparte, nonché contenuti specifici che colgano le differenze del lavoro del medico sia come tipologia di attività, sia come organizzazione del lavoro, rispetto alla dirigenza statale e regionale”.
E infine, la ciliegina sulla torta: la medicina difensiva che porta a uno spreco di risorse, ritardi nei tempi di risarcimento e la “caccia” al colpevole per indennizzare chi è rimasto vittima di un evento avverso.
 
Uno scenario con molte ombre e poche luci che ha portato la Cimo Asmd a presentare una bozza di Pdl per rivedere lo stato giuridico del medico ridefinendo dal capitolo sull’atto medico fin all’esercizio dell’attività professionale e libero professionale, dalla costituzione del lavoro dipendente alla contrattazione collettiva, dallo sviluppo e la progressione di carriera fino alla valutazione delle prestazioni e agli elementi costitutivi della retribuzione.
 
“Il nuovo status giuridico – ha detto Cassi – dovrà tenere conto delle peculiarità proprie dell’attività medica. Questo significa che anche le attribuzioni dirigenziali, intese come gestione effettiva delle risorse finanziarie, dovranno essere limitate ai livelli più alti (Dipartimenti, Distretti, Aree funzionali). Il Responsabile di struttura dovrà essere una figura con competenze di alta professionalità, unite alla capacità di gestione, intesa come governance delle attività affidate alla struttura. Di conseguenza rappresenterà un autonomo livello e l’assegnazione dell’incarico dovrà avvenire con procedure selettive, che privilegino le specifiche capacità professionali. Al medico professionista sarà assegnata la “gestione” del paziente e di tutte le attività clinico-assistenziali con autonomia decisionale legata al proprio ruolo. E ancora, la Cimo punta a un medico assunto a tempo indeterminato per pubblico concorso che acquisirà, gradualmente sempre maggiori capacità professionali, con verifiche prevalentemente tecniche che gli consentiranno di progredire nella carriera professionale ed anche economicamente. Mentre i rapporti precari devono essere ricondotti a precise situazioni previste dalla legge o dal contratto di lavoro. Anche la formazione specialistica dovrà avvenire presso strutture del servizio sanitario pubblico, con progressivo inserimento nell’attività di diagnosi e cura.
 
Sulla medicina difensiva, la Cimo chiede infine che siano riviste le norme attuali “in attesa di una riforma globale del sistema che da una parte offra al cittadino garanzie di tempi rapidi per l’indennizzo e dall’altra prenda atto della peculiarità della professione medica ridefinendo i criteri di colpa”.
In allegato la bozza Di Pdl su “Lo stato giuridico del medico”

26 gennaio 2012
© Riproduzione riservata

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